SCIASCIA, CHITARRA E MERIDIONE
CHI E’ PEPPE PROVENZANO, IL MINISTRO CHE STA RIPORTANDO SOLDI AL SUD
Il Sud nel cuore, la Sicilia il suo grande amore. Meridionalista convinto, Giuseppe Provenzano — per tutti “Peppe il rosso” ma anche Luciano e Calogero perchè la mamma, per lui, ha scelto ben tre nomi — è ministro per il Sud e la coesione territoriale.
Parla spagnolo, ha 38 anni, è nato a San Cataldo ma è cresciuto a Milena, piccolo comune di quasi 3mila abitanti in provincia di Caltanissetta (ultima nella classifica “Qualità della vita 2019” del Sole24Ore, ndr), in Sicilia.
Sa suonare la chitarra, da giovane si dilettava anche con il sax contralto. Una delle sue amiche più care (e sua collega universitaria) è la moglie del cantante Bugo con il quale è stato a cena a Natale, come svelato a Un Giorno da Pecora.
Oggi “Peppe” vive a Roma con l’avvocata Valentina — che ha conosciuto durante un convegno dell’Anci — e i suoi due figli, Giovanni e Caterina, la più piccola.
Ministro a partire dal 5 settembre 2019, giovane, barba in ordine (da buon siciliano), sta provando a riportare fondi, e dunque dignità , futuro e speranza, a un territorio da sempre martoriato.
L’obiettivo è quello di ridurre il gap di investimenti tra Nord e Sud, da sempre considerato l’ultima ruota del carro. A lui si deve, ad esempio, il «pacchetto sud» nel decreto agosto, ovvero una fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno. Chi assumerà nuovi lavoratori con contratti stabili o chi stabilizzerà precari avrà un taglio dei contributi del 30%. Il Sud come motore di crescita e non più come “peso” o “palla al piede” per il Belpaese.
Provenzano sogna di far «emergere il lavoro irregolare, attrarre investimenti stranieri e rilanciare la domanda di lavoro». Certo, il 30% di taglio ai contributi rischia di non essere risolutivo e da solo non sarà sufficiente a risollevare un Sud da sempre dimenticato dalla politica e ora messo in ginocchio dal Coronavirus. Ma almeno è un primo passo.
L’abilità di far prevalere le proprie opinioni è sempre stata una caratteristica del giovane ministro. Grande lettore di Leonardo Sciascia, ha organizzato il suo primo sciopero alle medie: «Si trattava della lotta per i termosifoni freddi contro mio zio sindaco» ha detto al Corriere. Al liceo è stato rappresentante dei fuorisede al Consiglio d’Istituto: lui che veniva dai paesini e che faceva grande fatica a raggiungere Caltanissetta.
Da giovane sperava di lasciare il piccolo comune di Milena, in cui abitava con la famiglia, salvo poi far di tutto, da grande, per ritornarci.
Perchè dimenticare le proprie origini è praticamente impossibile, anche per “Peppe il rosso”. «Ho sentito e sento il dovere di lavorare perchè il Sud sia un posto in cui è possibile tornare. Anzi, restare» dice oggi, 8 agosto, in un’intervista su Repubblica. Utopia? Quanti anni ci vorranno per invertire questa tendenza?
Il ministro ha scoperto l’amore per la politica all’indomani della strage di Capaci, nel 1992, quella che ha spinto migliaia di persone a diventare politici, magistrati, poliziotti o carabinieri. Idealista sì, ma anche molto pragmatico, raccontano persone che lo conoscono bene. Provenzano ha le idee molto chiare praticamente su tutto: favorevole ai matrimoni gay, alla liberalizzazione delle droghe leggere, non usa le app delle consegne a domicilio del cibo perchè sfruttano i rider.
Dalla laurea in Giurisprudenza presso l’università di Pisa al dottorato alla Scuola superiore Sant’Anna (passando per un Erasmus a Barcellona). Il curriculum di Giuseppe Provenzano è variegato: nel 2020 diventa ricercatore di Svimez, associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, di cui dal 2016 è vicedirettore.
Il suo lavoro di ricerca si concentra soprattutto sulle politiche di coesione e sviluppo del Sud. Il suo “pallino”, insomma. Muove i primi passi nella Regione Siciliana come capo della segreteria dell’assessore per l’Economia Luca Bianchi (giunta Crocetta), poi diventa consulente del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando.
Sul fronte politico, invece, alla vigilia delle elezioni del 4 marzo 2018, “Peppe il rosso” rinuncia a un posto nelle liste del Pd, nel collegio plurinominale di Agrigento-Caltanissetta. Il motivo? Era stato piazzato in seconda posizione, sotto Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro Totò.
«Nella mia provincia 21 circoli su 22 si sono pronunciati contro la candidatura della capolista. Non credevo più che nel Sud ci si dovesse impegnare per abolire l’ereditarietà delle cariche pubbliche» aveva tuonato senza mezzi termini.
Da qui la decisione di dire “no, grazie” al segretario Matteo Renzi. Un inizio non proprio scoppiettante. Infine la svolta con l’arrivo di Nicola Zingaretti che decide di puntare tutto su di lui fino a nominarlo responsabile del Lavoro del Pd.
(da “Huffingtonpost”)
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