SCUOLA, IGNORATE LE PROTESTE: SCHIAFFO AGLI INSEGNANTI, MODIFICHE SOLO DI FACCIATA
IL PD PRESENTA I PROPRI EMENDAMENTI ALLA RIFORMA DELLA SCUOLA… RESTANO I POTERI DEL PRESIDE E LE REGOLE PER I PRECARI… APERTURE SOLO SUI NUOVI CONCORSI
Dopo il grande sciopero degli insegnanti contro i superpoteri ai presidi e il bonus di merito, i parlamentari democratici presentano soltanto piccole modifiche alla legge in discussione davanti alla Camera.
Dopo l’incontro lampo con i sindacati, durato soltanto un giorno, il Pd ha presentato un pacchetto di emendamenti agli articoli più cruciali della riforma della scuola.
Ma non è cambiato molto, confermando l’indisponibilità a discutere sul serio con i docenti. “Cambieremo ciò che va cambiato, ha detto Matteo Renzi ieri a Genova, io non ho paura del confronto sui contenuti ma la riforma resta valida per ridare autorevolezza alla scuola”.
La linea tracciata è chiara: si va avanti, magari con qualche aggiustamento, ma l’impianto non si tocca.
E questo, nonostante ad opporsi non siano solo i sindacati, che chiedono ancora l’incontro con il governo definito “irresponsabile” ma anche le 32 associazioni tra cui l’Azione cattolica o personalità come don Luigi Ciotti.
A decidere gli emendamenti un vertice del Pd con Matteo Orfini, presidente del partito e Lorenzo Guerini, vicesegretario che hanno dato il via libera al pacchetto della relatrice in commissione Cultura alla Camera, Maria Coscia.
LE RETI DI SCUOLE
L’emendamento all’articolo 6 ridefinisce gli “ambiti territoriali”. Al loro interno potranno costituirsi le “reti di scuole” che puntano a razionalizzare la gestione delle “risorse professionali”, quindi del personale.
Secondo i deputati del M5S, serviranno a tagliare ulteriori posti nelle segreterie amministrative e a far girare i docenti su più scuole nell’ambito degli stessi “ambiti”. POTERI DEL PRESIDE
L’emendamento introduce una sola novità , l’autocandidatura per le assunzioni, che appare molto di facciata.
Il dirigente, infatti, per la copertura dei posti dell’istituzione scolastica, “propone gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dai docenti”.
Resta la facoltà di utilizzare il personale “in classi di concorso diverse da quelle per le quali è abilitato, purchè possegga titoli di studio, percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire”.
Gli incarichi dovranno essere triennali, in grado di valorizzare il curriculum, e di garantire “trasparenza e pubblicità ”.
VALUTAZIONE DOCENTI
Nella valutazione dei docenti, da cui discende la corresponsione del “bonus” per il merito (200 milioni stanziati per il primo anno) il preside sarà affiancato da un Comitato formato da due docenti, due rappresentanti dei genitori per il primo ciclo e un rappresentante genitori e uno degli studenti per il secondo ciclo.
Il Comitato vaglierà la qualità dell’insegnamento, i risultati ottenuti, le responsabilità assunte nel coordinamento. Esprimerà il proprio parere anche sul superamento del periodo di prova.
MOBILITà€ DOCENTI
Nel caso dei cosiddetti docenti sovrannumerari o in esubero (cioè docenti che non trovano più ruolo in un singolo istituto) questi, a partire dall’anno 2016-17 verranno assegnati, a domanda, a un ambito territoriale e la mobilità potrà operare tra gli ambiti territoriali.
ASSUNZIONI.
Si ribadisce il concorso del 1 ottobre 2015 a cui si accederà con il titolo di abilitazione.
Daranno punteggio anche le abilitazioni Tfa oltre ad “aver insegnato per massimo 180 giorni con contratto a tempo”.
Il numero degli idonei non vincitori “non potrà però essere superiore al 10% del numero dei posti banditi”.
Misura questa che potrebbe dare adito a innumerevoli ricorsi. Viene poi chiarito che le graduatorie a esaurimento “si chiuderanno per svuotamento” ma resteranno esclusi dalle assunzioni i 23.000 docenti della scuola d’infanzia che verranno assunti in un secondo tempo.
CONTRATTI A 36 MESI
Il limite temporale dei 36 mesi, adottato per rispettare la sentenza europea, non avrà valore retroattivo.
CINQUE PER MILLE
Resta il finanziamento tramite 5 per mille alla singola scuola ma viene istituito un Fondo ad hoc mentre si innalza al 20% il fondo perequativo.
I sindacati proponevano una ripartizione inversa, l’80% a un fondo comune e solo il 20% alle singole scuole per evitare la divisione tra scuole per “ricchi” e scuole più disagiate.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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