SCUOLE, STRADE, OSPEDALI E INTERNET: L’EREDITA’ ITALIANA IN AFGHANISTAN
DA 18.000 KM DI STRADE A 42.000 KM, DA 1.000 SCUOLE A 14.000, DA 20.000 INSEGNANTI A 172.000, DA ZERO UTENTI INTERNET A 1,5 MILIONI, DALL’8% ALL’87% DI ACCESSI ALLE STRUTTURE SANITARIE
Forze armate locali finalmente in grado di mantenere la sicurezza; 1.288 progetti fra scuole, ospedali, strade, fognature, caserme, ponti, aeroporti e pozzi realizzati grazie ai Provincial Reconstruction Team, finanziati con i 46,5 milioni di euro erogati dal Ministero della Difesa.
Ecco cosa lasciano gli italiani in Afghanistan dopo 13 anni di missione Isaf nella provincia di Herat, un territorio pari a circa un quarto del paese centro-asiatico.
Per il resto, stiamo riportando in Italia tutti i nostri mezzi con la più grande manovra di rimpatrio materiali dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi.
Abbiamo parlato con i protagonisti di questi risultati, in loco, presso la base italiana di Camp Arena.
A tracciare un bilancio di Isaf è il generale Manlio Scopigno che comanda la brigata meccanizzata «Sassari», da febbraio di stanza a Herat.
Classe 1963, Scopigno ha già preso parte alle missioni di pace in Somalia, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia e Libano.
E respinge le perplessità di chi mette in dubbio i risultati di Isaf.
«La missione è stata un successo perchè aveva il compito di rendere le forze armate afghane in grado di mantenere la sicurezza e avviare il processo di democratizzazione. Questo si è verificato puntualmente, come dimostrato dalle recenti elezioni svoltesi senza incidenti e con alta partecipazione popolare. Il 44% dei votanti era composto da donne. In questo momento, i principali nemici dell’Afghanistan sono sconfitti: non hanno più avuto la capacità di riconquistare territorio, nè di influenzare, o sobillare la popolazione, nonostante gli sporadici tentativi di scardinare il processo di democratizzazione con attentati.
Quanto al giudizio complessivo su Isaf, i dati statistici parlano chiaro: dal 2001, quando i Talebani erano al potere, a oggi, siamo passati da 18mila km di strade asfaltate, a 42mila.
Da zero canali radio/tv a 175; da mille scuole a 14mila, con un numero di insegnanti passato da 20.000 a 172.000.
Da zero utenti di internet, oggi sono 1,5 milioni gli afghani collegati.
Ma il dato più significativo riguarda l’accesso alle cure sanitarie da parte della popolazione: dall’8%, siamo arrivati all’85%.
La missione volge ora verso il termine: alla fine di luglio siamo passati da Comando regionale a Comando per Addestramento, assistenza e mentorizzazione.
Non ci occupiamo più di controllo diretto del territorio, ma di consigliare, addestrare e assistere le forze armate afghane. Il nostro impegno proseguirà anche nel 2015 solo nel caso in cui, in settembre, il nuovo presidente afghano firmi l’accordo bilaterale sulla sicurezza. In tal caso, Isaf si concluderà definitivamente e inizierà “Result support”. Altrimenti, entro il 31 dicembre, ce ne andremo».
A confermare le parole del suo omologo italiano, è il generale afghano Ziaraf Abed: eroe della guerra contro l’Urss, comanda una brigata nel prestigioso 207° Corpo d’armata, addestrato dal nostro contingente: «Tredici anni fa siamo partiti da zero – ricorda Abed – Avevamo solo una polizia locale armata con i residuati della guerra contro l’Urss. Oggi, grazie a Isaf, disponiamo di forze armate che ci consentono di tenere sotto controllo talebani, trafficanti di armi e oppio, criminali comuni, anche se dobbiamo implementare l’intelligence, l’aeronautica da combattimento e le tecniche di esfiltrazione dei feriti. Siamo molto grati agli italiani: senza di loro non ce l’avremmo fatta».
Il graduale ritiro dei nostri militari coincide con «Itaca 2», una gigantesca operazione ritenuta l’orgoglio di tutte le nostre Forze Armate.
Il colonnello Giuseppe Lucarelli, comandante della task force logistica «Italfor» spiega: «Lo Stato Maggiore della Difesa e il Comando Operativo Interforze, hanno pianificato questa operazione con molto anticipo – e nei minimi dettagli – per riportare indietro circa 23 km di container carichi di nostri mezzi, attrezzature, sistemi d’arma perfettamente ricondizionati e funzionanti. Ne tratterremo qui ancora soli 4 km, per le esigenze della missione Result support. Abbiamo noleggiato enormi aereo-cargo per portare questi mezzi, o direttamente in Italia, o negli Emirati Arabi, dove proseguiranno via nave verso i porti italiani. Uno sforzo logistico mai fatto dalla Nazione, con una organizzazione che ha consentito oltre all’efficienza, anche grandi risparmi, soprattutto se ci paragoniamo ad altri Paesi».
Risultati non da poco, che onorano il sacrificio dei 53 militari italiani caduti per la causa della pace in Afghanistan.
Andrea Cionci
(da “il Tempo”)
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