“SE CADE LUI, A RISCHIO TUTTI”: IL GRUPPO DIRIGENTE M5S SI STRINGE INTORNO A DI MAIO
IL VICEPREMIER PREPARA L’ENNESIMA DIFESA SUGLI SCANDALI DELL’AZIENDA DI CUI ERA SOCIO… I NOTABILI LO APPOGGIANO PER SALVARE LA POLTRONA E LO STIPENDIO
Simul stabunt, simul cadent. Non c’entrano nulla Claudio Martelli e l’ammonimento che rivolse a Ciriaco De Mita sulla sorte del suo governo. Ma il concetto di fondo è lo stesso.
§Nell’88 la sorte del governo Dc era legata strettamente alla tenuta del pentapartito, oggi la solidità — se non proprio la sopravvivenza — di un intero gruppo dirigente è saldata al destino politico di Luigi Di Maio.
Il capo politico del Movimento 5 stelle si muove in un campo minato. Con l’obiettivo di disinnescare uno a uno gli ordigni che si ritrova sotto i piedi.
La vicenda del padre Antonio rischia di travolgere in prima battuta la sua integrità morale, e con una reazione a catena la credibilità politica.
È per questo che il vicepremier, fatto salvo un incontro programmato da tempo con il vicepresidente del Kenya, ha fatto tirare un tratto di penna su tutti gli impegni di queste ore.
Niente convegno sull’economia circolare al Senato che lo vedeva nel panel dei relatori, niente Bruxelles, dove doveva recarsi in serata per seguire un appuntamento nella giornata di martedì.
Di Maio si è chiuso con i suoi per limare fino al dettaglio un video, in gestazione da qualche giorno, del padre Antonio.
Una confezione da comunicazione 5 stelle, una lettera letta da un uomo che con la voce strozzata ammette i suoi inciampi ma, soprattutto, spiega di averli tenuti nascosti ai figli per “non perdere la loro stima”.
Un piano comunicativo che ha previsto un silenzio radio per tutta la giornata, dopo la valanga di attestazioni di fiducia di peones e big del partito che lo ha sommerso negli scorsi giorni.
Verrà interrotto domani, nel salotto di Porta a Porta (già protagonista della denuncia della manina), luogo scelto per spiegare agli italiani la propria linea difensiva.
Che non dovrebbe discostarsi molto da quella perorata in questi giorni, perfettamente incastrabile con quanto detto da Di Maio sr.: mio padre, a differenza di altri, ha ammesso i propri errori, non c’entrano con me, io ero all’oscuro.
Poi è salito al quinto piano della Camera, e ha messo la testa su una girandola di incontri per limare il decreto semplificazione, approvato da un Consiglio dei ministri settimane fa e poi inabissatosi.
“Far vedere che facciamo le cose, e le facciamo bene — spiega uno dei suoi — è la miglior risposta che possiamo dare”.
Nel Movimento serpeggia qualche dubbio sull’opportunità di diffondere il video paterno. Ma tutti i colonnelli e la quasi totalità del gruppo parlamentare si stringe attorno al leader.
Perchè la sua caduta avrebbe l’effetto di un sasso lanciato su un vespaio.
Le conseguenze imprevedibili, il ritorno nel sicuro delle celle sulla sommità dell’albero incerto.
“Tutti i ministri — spiega un 5 stelle di rango — sono legati a doppio filo a Luigi, sono suoi fedelissimi. Così come i vertici parlamentari. Senza di lui entriamo in terra incognita”.
Una landa che spaventa, soprattutto dopo aver toccato il cielo con un dito. Per questo il serrate le fila è pressochè totale.
Lo spin di governo batte forte il tasto di Giuseppe Conte come interlocutore affidabile per l’Europa sulla manovra.
I due vicepremier su quel versante hanno tenuto un profilo basso, bassissimo, corredato dalla nota domenicale che lo ha incoronato come unico vero tessitore della trattativa.
Un passo indietro che verrà mantenuto fin quando coinciderà con due da poter fare avanti. Perchè l’obiettivo della stanza dei bottoni 5 stelle è sì evitare la procedura d’infrazione, ma soprattutto portare a casa in reddito di cittadinanza.
E farlo in un perimetro non eccessivamente ristretto rispetto agli annunci. Il saldarsi di due sconfitte sui due fronti sarebbe di complicatissima gestione per tutto il Movimento.
“Simul stabunt, simul cadunt”, disse nel lontano ’88 l’esponente socialista nell’aula di Montecitorio. “Cadent, Martelli, cadent!”, lo bacchettò prontamente il leader comunista Alessandro Natta, correggendo l’errore. Similitudini.
Ma, traslando, non è un congiuntivo sbagliato a far traballare oggi Di Maio.
La partita è molto più grande, la posta in gioco cruciale.
(da “Huffingtonpost”)
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