SE L’INVERNO DELL’EUROPA SARA’ DURO, L’AUTUNNO DELLA RUSSIA È GIA’ UN INCUBO
LA RUSSIA È SULL’ORLO DEL COLLASSO: L’EXPORT DI GAS È CALATO DEL 36% NEI PRIMI 6 MESI DI GUERRA.. SECONDO LA SOCIETÀ DI RICERCA VITSIOM, IL 40% DEI RUSSI FATICA AD ARRIVARE A FINE MESE E A DICEMBRE PERDERANNO IL POSTO DI LAVORO 200MILA PERSONE
La Russia si prepara a un autunno incerto, con il governo che cerca di minimizzare gli effetti delle sanzioni sull’economia nazionale. Ma gli esiti della guerra sono sempre più incerti e sul Paese pesa anche l’incognita di quanto gas Mosca riuscirà a vendere all’Europa sul medio lungo termine.
Una variabile fondamentale per la tenuta o il collasso dell’economia nazionale. L’export di gas ha segnato già il -36% solo nei primi 6 mesi di guerra. A questo vanno aggiunte altre contrazioni importanti nelle esportazioni: l’acciaio e fertilizzanti sono calati del 30%, il carbone del 29% e la farina del 27%.
§Intanto, la situazione si aggrava.
Secondo la società di ricerca Vitsiom, il 40% dei russi non riesce a risparmiare e il loro stipendio basta appena per arrivare alla fine del mese. Stando ai risultati, questa emergenza tocca soprattutto le donne, con il 42%, che gli uomini, con il 38%. L’emergenza è sentita soprattutto fra le persone in età lavorativa fra i 25 e i 59 anni.
Questa fascia rappresenta il 44% del campione esaminato. Stando agli esperti, per il momento il Cremlino è riuscito ad attutire l’impatto delle sanzioni grazie a incentivi e sussidi, per i quali è già stato impegnato fra il 55 e il 60% della spesa pubblica consolidata. Ma le risorse non sono eterne e i il momento più critico non è ancora arrivato.
L’allarme arriva dal primo ministro, Mikhail Mishustin: da ottobre a dicembre perderanno il posto di lavoro 200mila persone.
Stando a stime dell’università di Yale, sono oltre 1.000 le aziende che hanno abbandonato la Russia come conseguenza delle sanzioni: questo poterà alla cancellazione di 5 milioni di posti di lavoro entro l’anno. Il governo sta studiando nuovi incentivi che toccheranno soprattutto le pensioni del servizio pubblico mentre cerca di mettere la polvere sotto il tappeto. Il ministero per lo Sviluppo Economico, ha sorprendentemente rivisto in positivo le stime sul Pil e sull’inflazione. Il prodotto interno lordo si contrarrà del 4,2%, mentre l’inflazione arriverà al 13,4%, in linea con quella dei Paesi occidentali. Ma si tratta di dati che hanno subìto una pesante operazione di maquillage.
Stando alle stime della Banca centrale russa, anche questa sotto lo stretto controllo dell’amministrazione presidenziale, il Pil si contrarrà di almeno il 6%. Una previsione, questa, condivisa anche dal Fondo monetario internazionale. Per quanto riguarda l’inflazione, questa per il momento risente in positivo dei pagamenti del gas, che stanno ancora entrando nel Paese, ma secondo gli economisti, nella seconda metà dell’anno, potranno verificarsi choc inflazionistici che la porteranno ben oltre il 15% attuale.
Ci sono poi ricadute sul lungo termine, che non sono ancora quantificabili, ma che sono destinate a condurre la Russia a uno stato di arretratezza rispetto al resto del mondo. L’esempio più lampante è lo stop all’ingresso di tecnologie aggiornate, che coinvolgeranno diversi settori produttivi, aggravati dai tagli del governo al settore della ricerca scientifica nel piano di spese 2023-2025.
(da Avvenire)
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