SEMAFORI TRUCCATI PER FARE CASSA: PRIMO ESEMPIO DI FEDERALISMO FISCALE?
L’INCHIESTA SUI SEMAFORI “VAMPIRI” HA COINVOLTO 35 COMUNI: SOLO A SEGRATE INCASSATI 2,5 MILIONI GRAZIE ALLE MULTE…. LA NECESSITA’ DI AUMENTARE LE ENTRATE, VISTO LA RIDUZIONE DEI CONTRIBUTI STATALI, PORTA I COMUNI A INVENTARSI NUOVE TASSE PALESI OD OCCULTE…LA “SERVICE TAX” CHE SOSTITUIRA’ I TRIBUTI LOCALI SIAMO CERTI CHE NON RISULTERA’ ALLA FINE PIU’ GRAVOSA?
Li hanno chiamati semafori “vampiri” perchè i loro rossi troppo frequenti hanno succhiato dalle tasche degli automobilisti svariati milioni, dirottandoli nelle casse di oltre trentacinque Comuni italiani (2,5 milioni nella sola Segrate).
Eppure dovevano essere semafori “intelligenti”, salvo truffare i cittadini con il “giallo” che durava solo quattro secondi, incastrando l’automobilista che diventava trasgressore per forza, non riuscendo ad attraversare un incrocio alla velocità della luce.
La Procura di Milano ha indagato a lungo sul T-red, ovvero sul sistema digitale di rilevazione delle infrazioni al passaggio con il rosso tramite telecamere e ha indagato alla fine 38 persone per associazione a delinquere, compresi una quindicina di comandanti della polizia locale e alcuni sindaci. Semafori attivi 24 ore su 24, “senza che vi fosse il necessario requisito delle particolari condizioni di circolazione”.
Un sistema che andava avanti dal 2006 e che avrebbe fatto guadagnare sia i Comuni che le società che percepivano percentuali sulle multe.
Si legge nell’avviso di conclusione delle indagini infatti che “è stato fissato dolosamente in 4 secondi il tempo di durata del giallo”, impossibile da rispettare per uscire dall’incrocio senza passare con il rosso.
In Italia qualcuno trova sempre il sistema per fare la cresta, ma che il marcio indossi le vesti della legalità fa ancora più impressione.
Se 35 comuni infatti hanno messo in atto un un sistema pianificato in ogni dettaglio , è sintomo rivelatore e cartina al tornasole di quanto siano tenuti in considerazione i cittadini dalle loro amministrazioni locali, sacrificati spesso a beneficio di bilanci esausti.
I contributi statali si riducono sempre di più?
Molti enti locali si stanno specializzando nella “finanza creativa” dei semafori vampiri, così come degli autovelox piazzati in punti strategici e remunerativi.
Il sistema è troppo diffuso per non rivelare una sorta di inizio di “federalismo fiscale” che finisce per far pagare ancora più balzelli sotto varie forme rinnovate.
Assicurare “autonomia impositiva” ai Comuni, magari sostituendo tutti i tributi locali con una “service tax” (come progetta il governo), non vuol dire di certo pagare automaticamente meno tasse, anzi si corre il rischio del contrario: di arrotondamenti a crescere, non in diminutio.
Anche perchè se un aumento si controlla più facilmente con il confronto della precedente bolletta, l’improvvisa bolletta unica che contemplerà come minimo l’Ici residua, la Tarsu, la tassa di registro e quella sugli affitti, siamo così sicuri che non indurrà qualche Comune a calcare la mano?
Non si può certo sostenere che anche i 35 Comuni coinvolti nello scandalo semafori non avessero alla base della loro iniziativa lo scopo di far aumentare le entrate.
Ritorniamo al discorso di origine: il federalismo fiscale è un bluff, è un sistema che può funzionare come no.
Non dipende dalla formula magica, ma dalla classe dirigente del nostro Paese che la applica.
Se una siringa a Catania costava tre volte che a Torino, non è che necessita il federalismo per abbassarne il costo.
Bastava la volontà politica di mettere in galera chi ne aveva fatto triplicare illecitamente il prezzo.
Tutto qua, il resto sono solo chiacchiere.
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