SEMPRE PIU’ ITALIANI VIVONO ALL’ESTERO: + 11,8% DI EXPAT IN QUATTRO ANNI
NEL 2023 ALTRE 90.000 PARTENZE… IL 47% DI CHI SI E’ TRASFERITO HA TRA I 30 E 40 ANNI
“L’unica Italia che continua a crescere è soltanto quella che ha scelto l’estero per vivere”. A dirlo sono i dati del “Rapporto italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes pubblicato oggi. Dal 2020 infatti l’Italia ha perso 652 mila residenti e nello stesso periodo il numero di persone che hanno lasciato il Paese è cresciuto dell’11,8%: un trend che ha ripreso a crescere dopo lo stop obbligato dovuto al Covid.
Chi lascia l’Italia
Oggi gli italiani che abitano oltre confine sono 6 milioni e 134 mila (nel nostro Paese vivono come residenti 58 milioni e 990 mila persone, dati Istat). La maggior parte, il 45,8%, proviene dal Sud. In testa alle classifiche c’è la Sicilia, che conta da sola 826 mila persone iscritte all’Aire, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero. Circa 2,3 milioni di persone sono originarie del Nord, Lombardia e Veneto in particolare, con rispettivamente 641 mila e 563 mila emigrati. Il 15,7% dei cittadini espatriati proviene invece dal Centro.
A essere interessati dal fenomeno sono quindi tutti i territori, ma con importanti ripercussioni per quelli “già provati da criticità, quali lo spopolamento e la depressione economica” si legge nel rapporto. I motivi per lasciare il Paese sono i più disparati: “dalle famiglie che si spostano, alla mobilità per studio, dagli spostamenti per lavoro ai trasferimenti per ricongiungimento familiare”.
A trasferirsi sono sempre più le persone over 40, mentre si calano i numeri che riguardano i giovani sotto i 30 anni. Il 47% di chi si trasferisce ha tra i 30 e i 40 anni. Nel 2023 si sono iscritti all’Aire per espatrio quasi 90 mila persone: il 54,8% è maschio, quasi il 67% non è sposato.
I motivi per rientrare
E per chi sceglie di tornare a vivere in Italia? Le agevolazioni statali dal 2024 sono state viste al ribasso, con un impatto, spiega il report, “prevalentemente sui più giovani, ai quali non conviene più trasferirsi sacrificando retribuzioni medie più elevate e prospettive di carriera, e sulle famiglie con figli minori (la fascia 30-40), che hanno visto azzerare il potenziamento delle agevolazioni legate al radicamento e alla natalità”.
I giovani quindi non sarebbero incentivati a rientrare, con effetti sulla crescita della popolazione e “proprio mentre il Paese è alle prese (da anni) con sfide quali la denatalità e l’inverno demografico”. Le previsioni del gruppo Controesodo per quest’anno sono cupe: “È pressoché certo che il 2024 vedrà un collasso dei rientri, a causa dell’abrogazione del regime agevolativo per i lavoratori del settore privato”.
La questione della cittadinanza
Anche sulla questione dell’emigrazione dall’Italia all’estero ha un peso il tema della cittadinanza per chi ha scelto il nostro Paese per vivere, studiare e lavorare. “La cittadinanza – spiega il report – è vista in una sorta di gironi concentrici: nel primo ci sono i cittadini comunitari, i cui diritti sono regolati secondo il principio della reciprocità; nel secondo i cittadini non comunitari, dove valgono accordi bilaterali, convenzioni, patti coloniali; nel terzo ci sono i rifugiati, i richiedenti asilo, gli apolidi, fino a arrivare agli irregolari. In questo senso qualcuno ha parlato di ‘cittadinanze’ più che di cittadinanza”.
Una situazione complessa, una società in cui si intrecciano storie e diritti differenti che rendono particolarmente importanti percorsi di formazione e inclusione. La stessa Fondazione Migrantes ha evidenziato in Commissione bilancio alla Camera i problemi delle famiglie di immigrati in Italia: la lunghezza dei tempi per ricevere i permessi di soggiorno o l’esclusione delle mamme richiedenti asilo dai bonus per la natalità.
1 ora fa
Io spero solo che chi parte e non paga più di conseguenza le tasse in Italia non abbia poi la sfacciataggine di lamentarsi per lo stato della sanità pubblica quando i loro genitori saranno vecchi invalidi e toccherà a me ed a altri che non saranno scappati mantenere dei vecchi che staranno male in ospedale ma che fino al giorno prima si saranno pure vantati dei loro figli che sono scappati all’estero. Che non ci provino. Io tutta sta glorificazione della fuga non la comprendo. Sanno solo scappare. Anche se l’Italia non è una meraviglia di sicuro comunque è il paese dove si è cresciuti e magari se i politici non sono granchè comunque non sono piovuti dal cielo ma sono stati votati anche da quelli che poi scappano dicendo peste e corna del loro paese. Siete proprio sicuri di non avere alcuna colpa e che all’estero sia tutta questa meraviglia?
(da agenzie)
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