SENATO, SPUNTA L’IPOTESI DELL’ELEZIONE “SEMIDIRETTA”
APERTURA DI FORZA ITALIA, MA LA MINORANZA PD RESISTE
Tra i senatori eletti «dai» consigli regionali (testo ddl Renzi-Boschi) e i senatori «eletti dai cittadini su base regionale in concomitanza con l’elezione dei consigli regionali» (emendamenti minoranza pd), c’è una terza via che a settembre è destinata a prendere forma con un emendamento della relatrice Anna Finocchiaro.
È un ibrido, un’«elezione semidiretta»: «Un punto di incontro a metà strada per non farsi male a vicenda», secondo una simmetria del sottosegretario Luciano Pizzetti. Un compromesso, insomma.
Che consentirebbe al governo di non arretrare su posizioni troppo remote mentre i 30-31 dissidenti dem potrebbero avanzare sì di qualche metro ma non strappare il suffragio universale per il nuovo Senato.
Tra i due estremi, elezione di secondo grado ed elezione diretta, salta fuori allora il «listino bloccato a scorrimento» che consente al cittadino di «concorrere» nella scelta dei consiglieri regionali destinati ad entrare nel nuovo Senato dei 100.
Compromesso
In pratica, quando l’elettore voterà per il consiglio regionale troverà sulla scheda i nomi già stampati dei candidati che, se eletti nell’ente territoriale, andranno a far parte del Senato.
Se il primo del «listino» non ce la fa, scatta il secondo e così via.
Fermo restando che l’ordine di partenza lo stabiliscono i segretari dei partiti.
La formula del compromesso ha molti ispiratori. La presidente Finocchiaro, il capogruppo Luigi Zanda, il sottosegretario Luciano Pizzetti e il ministro Maurizio Martina, Gaetano Quagliariello di Ncd.
Tutti nella veste di «pontieri» che non hanno mai chiuso il dialogo con la minoranza dem a patto che non fosse messa in discussione la «connessione» tra la figura del consigliere regionale e quella di senatore dell’assemblea delle autonomie territoriale.
Articolo 2
Per non correre il rischio di dover modificare l’articolo 2 del ddl Boschi-Renzi (quello che stabilisce la composizione e l’elezione del Senato), i fautori del «listino» pensano di aggirare l’ostacolo introducendo nell’articolo 10 della legge costituzionale (il procedimento legislativo) un principio secondo il quale sarà la legge ordinaria a stabilire poi come farà nel dettaglio il cittadino a «concorrere» nella scelta dei consiglieri regionali degni di varcare il portone di Palazzo Madama.
«Niente scorciatoie»
L’«elezione semidiretta», che bolle in pentola da tempo, non piace alla minoranza dem: «Sul Senato elettivo si scelga la via maestra e non inutili scorciatoie», avverte Federico Fornaro. Mentre Miguel Gotor spiega che «così i senatori saranno indicati dai segretari rafforzando la tendenza dell’Italicum che consentirà a chi vince il premio di maggioranza di eleggere anche organi di garanzia come il presidente della Repubblica e i giudici costituzionali».
Pure Nicola Morra (M5S) respinge l’elezione semidiretta.
Invece, la proposta Zanda-Finocchiaro si incastra con il lodo Quagliariello (Ncd) e non fa a cazzotti con gli emendamenti di FI e della senatrice Cinzia Bonfrisco (Progressisti riformatori). Dice l’azzurro Lucio Malan: «Siamo aperti a varie soluzioni».
Ma il nuovo lodo non spazza via il rischio di un voto sull’articolo 2 concesso in Aula che potrebbe unire la «strana maggioranza» pronta a minare la linea Boschi-Renzi.
Intanto, sono oltre 150 i dipendenti del Senato che hanno rinunciato alle ferie per occuparsi degli emendamenti. Il presidente Piero Grasso li ha ringraziati.
Dino Martirano
(da “il Corriere della Sera”)
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