SI AVVERA IL SOGNO DI MARGHERITA, UNIONE CIVILE PER DONNA MALATA TERMINALE
AVEVA FATTO UN APPELLO: I DIRITTI NON POSSONO ASPETTARE
Il funzionario dell’Anagrafe è arrivato verso le 16. E mentre uno dei volontari suonava la marcia nuziale, loro hanno detto sì.
Scambiandosi gli anelli con gli amici e i parenti che, con in mano le bomboniere di tulle bianco, applaudivano commossi.
Si è realizzato il sogno di Margherita, la maestra malata terminale che dall’hospice Casa Vidas aveva espresso la volontà di unirsi civilmente con la sua compagna. “Voglio che lei senza di me sia al sicuro”, aveva spiegato, raccontando del suo desiderio, anche per lasciarle reversibilità e liquidazione.
Si è avverato in quella stanza al primo piano dell’hospice nella quale è ricoverata da inizio luglio.
E dove lei e la sua compagna hanno condiviso il loro “matrimonio sgarrupato”, davanti alla famiglia allargata di amici e nipoti, fratelli e operatori della struttura.
L’atto fa delle due donne la prima coppia di Milano unita civilmente.
La prima e, per ora, l’unica: il Comune, infatti, ha deciso di agire vista l’urgenza della situazione.
Si tratta, però, di una scelta fatta in via eccezionale: le celebrazioni ufficiali partiranno il 9 o 10 agosto, quando sarà pronto il registro previsto dalla Cirinnà per trascrivere le unioni. Registro nel quale la prima trascrizione, in questo caso retroattiva, sarà appunto quella dell’unione tra Margherita e la sua compagna.
La storia di questa maestra di 53 anni e della donna con la quale ha vissuto da quando ne aveva 28, “ininterrottamente”, era stata raccontata da Repubblica nei giorni scorsi. “Il tempo è poco, e ora voglio questo riconoscimento ufficiale”, aveva detto Margherita. Le cui condizioni sono peggiorate nei giorni scorsi: è questo che ha spinto Palazzo Marino ad accelerare i tempi.
E, dopo aver chiesto pareri sia all’Avvocatura sia ai tecnici del governo, a procedere.
Il dirigente dell’Anagrafe ha verbalizzato l’unione adattando la formula prevista dall’articolo 101 del Codice civile. Ovvero, quella del “matrimonio in imminente pericolo di vita”, che permette di celebrare le nozze tra due persone senza aspettare i tempi delle pubblicazioni. In questo modo, quando il registro sarà operativo, anche i diritti collegati all’unione civile avranno valore retroattivo.
La vicenda di Margherita è simile a quella di Dario Guarise, il 73enne anche lui malato che nei giorni scorsi, sempre dalle pagine di Repubblica, si è rivolto al premier Renzi per chiedere di velocizzare l’iter di applicazione della legge Cirinnà , in modo da siglare prima di morire un’unione civile con il suo compagno da 38 anni.
“È stato un profondo momento di vita – spiega Ferruccio De Bortoli, presidente di Vidas, che da 30 anni accompagna i malati terminali dandogli supporto e assistenza fino alla fine – Questo risultato è stato possibile grazie alla grande sensibilità dimostrata dalle istituzioni e dal Comune”.
Che ha cercato un modo per procedere pur in mancanza del decreto attuativo della legge Cirinnà . La norma è in vigore dal 5 giugno, ma sarà operativa solo quando il decreto (firmato dal premier Matteo Renzi sabato) sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale e decorreranno i tempi previsti.
“Siamo intervenuti, nei limiti delle nostre possibilità , perchè una situazione tanto delicata non ci permetteva di attendere – spiega l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino – Questa vicenda umana rende evidente l’urgenza della Cirinnà , una legge che elimina barriere troppo a lungo tollerate in Italia”.
(da “La Repubblica”)
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