SI CHIAMAVA SURUWA JAITHE, AVEVA 18 ANNI ED E’ MORTO ARSO VIVO IN UNA BARACCA A SAN FERDINANDO
CERCAVA DI LAVORARE PER COSTRUIRSI UN FUTURO, E’ STATO GHETTIZZATO IN UNA BARACCOPOLI PUR ESSENDO UN “REGOLARE”… DA TRE ANNI SI ASPETTANO I MODULI ABITATIVI
Dietro un morto, una storia di speranza e disperazione: si chiamava Suruwa Jaithe aveva 18 anni ed era originario del Gambia il migrante morto questa notte in un rogo divampato in una baracca della tendopoli di San Ferdinando
Stava dormendo al momento dell’incendio, sviluppatosi probabilmente da un fuoco acceso per riscaldarsi dal freddo invernale della Piana di Gioia Tauro.
Suruwa Jaithe era stato ospite di un centro di accoglienza nel reggino a Gioiosa Ionica.
Il tragico episodio non e’ il primo che si verifica nell’area della cosiddetta ‘vecchia tendopoli’ di San Ferdinando, occupata da anni da centinaia di migranti, molti dei quali, impiegati come braccianti agricoli durante la raccolta degli agrumi
Parole dure arrivano dai sindacati. Ancora più preoccupanti dal momento che, con la legge razzista approvata da M5s e Lega, il numero delle persone mandate in mezzo a una strada aumenterà e aumenteranno rifugi di fortuna dove passare la notte.
“Ancora un morto a San Ferdinando in un incendio, un ragazzo giovanissimo venuto qui per lavorare, come era già successo un anno fa. Ancora una morte assurda e che poteva essere evitata. A San Ferdinando, come in altri luoghi, la situazione alloggiativa va risolta. E comunque in attesa di soluzioni più strutturate, i lavoratori che sono nella tendopoli, ormai trasformata in un indistinto campo di baracche, per il picco della stagione di raccolta di agrumi e kiwi vanno messi in condizioni di sicurezza minima”.
“C’è bisogno del senso di responsabilità di tutti, ci sono migliaia di lavoratori ammassati in questi ghetti, luoghi dove mancano i servizi essenziali, acqua, bagni, un po’ di riscaldamento. A San Ferdinando sono tre anni che siamo in attesa dei moduli abitativi e invece nulla, mentre la tendopoli diventa ogni giorno di più un girone dantesco. Altro che Decreto sicurezza, che rende solo irregolare chi fino a ieri non lo era e quindi rende più insicuri tutti, qui servono misure serie per accoglienza e le soluzioni ci sarebbero. Utilizzo di tanti immobili abbandonati, progetti come Riace, per una accoglienza diffusa e quindi integrata. A San Ferdinando non ci sono clandestini o persone pericolose, ma solo persone che vengono a lavorare, spesso sfruttate e sottopagate, e assicurano sulle tavole natalizie imbandite aranci, mandarini e frutti di stagione. Non possiamo seguitare a piangere i morti, le istituzioni -conclude- devono intervenire con responsabilità e umanità “.
(da Globalist)
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