SI DIEDE FUOCO ALL’INPS PER RECLAMARE GLI ASSEGNI DI DISOCCUPAZIONE
DOPO MESI DI COMA NULLA E’ CAMBIATO PER CONCETTA CANDIDO
“Sono stufa di stare in ospedale”, ma Concetta Candido, 46 anni, non è stufa di lottare. Esattamente sei mesi fa si era data fuoco davanti a uno sportello della sede di Torino Nord dell’Inps.
Voleva essere ascoltata, voleva avere i soldi che le spettavamo dalla Naspi, l’indennità di disoccupazione.
Quel 27 giugno prima di uscire di casa lo aveva scritto su Facebook: “Vado a farmi sentire”,.
Non ci era riuscita e aveva trovato un’altra strada con una bottiglietta di alcol e un accendino. Le conseguenze sono state pesantissime per lei: mesi di coma, poi un ricovero in ospedale che non è ancora finito, la faccia sfigurata dal fuoco.
Operazioni, trapianti di pelle, interviste, addirittura un libro per raccontare la sua storia: nella vita di Concetta sono cambiate tante cose ma il suo problema non è risolto.
Da maggio Concetta riceve la Naspi “ma sugli arretrati non arrivano le risposte”, spiega suo fratello Giuseppe che da sei mesi cerca di trovare una soluzione per districare una matassa di cavilli che – dice – “hanno portato mia sorella all’esasperazione”.
Concetta, che faceva le pulizie in un locale di Settimo Torinese era stata licenziata il 13 gennaio.
La sua titolare non le aveva liquidato nemmeno il tfr che oggi la donna ha recuperato con una causa davanti al giudice.
Quella settimana lei era in mutua. Il 24 gennaio aveva fatto domanda all’Inps per ottenere la disoccupazione e gli uffici di corso Giulio Cesare le avevano risposto ad aprile: richiesta negata perchè mancava un documento che attestasse che Concetta era guarita ed era di nuovo abile al lavoro.
“Questo è quel che dice la legge ma basterebbe il buonsenso”, dicono i fratelli Candido che lottano da sei mesi contro la burocrazia. “Non so quante volte sono andato all’Inps i per venire a capo di questo furto legalizzato: perchè nessuno sa della necessità di questi documenti prima di trovarsi invischiato nella procedura. Sbagliare è facilissimo”.
L’Inps non nega i soldi alla lavoratrice licenziata ma li posticipa facendo partire la pratica da maggio. Proprio quel ritardo ha spinto Concetta verso un gesto estremo.
“Ho cercato di capire se sarebbe bastata una sua autocertificazione sulle sue condizioni di salute di un anno fa, per ottenere subito gli arretrati, ma non si poteva fare. L’unica ipotesi, ammesso che poi vada a buon fine, è chiedere al medico che le aveva firmato il foglio della mutua di certificare che dal 20 di gennaio dell’anno scorso mia sorella era tornata abile al lavoro”.
Ma questa volta è il medico a non voler firmare il documento. E Concetta resta prigioniera della burocrazia proprio come si era sentita sei mesi fa
A Natale è tornata a casa con un permesso speciale dell’ospedale dove è ricoverata per la convalescenza
Su Facebook ha pubblicato un video in cui canta finalmente insieme alla sua famiglia. “Ho una gran voglia di tornare a casa anche se sono ancora molto stanca”, dice a tutti, e soprattutto a Giuseppe che le è stato vicino tutti questi mesi. “In ospedale cerca di darsi da fare, aiuta la sua vicina di letto che è anziana e ha bisogno di assistenza”.
Le cure e il recupero però sono lunghi e per Concetta sarebbe ancora troppo pericoloso tornare a casa.
(da “La Repubblica”)
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