SI TENGONO L’IMMUNITÀ
A PALAZZO MADAMA LA RELATRICE FINOCCHIARO DIFENDE LO SCUDO… IL MINISTRO BOSCHI (CHE AVEVA DETTO DI VOLERLO TOGLIERLO) NON FIATA
I nuovi senatori saranno coperti dall’immunità .
Dopo tanti balletti, tante polemiche, tante aperture ambigue da parte del governo, ieri Palazzo Madama ha votato.
E ha respinto tutti gli emendamenti che chiedevano di cancellare o di riformulare lo scudo. Assenti i Cinque Stelle, che non stanno più partecipando ai lavori. Favorevole anche Forza Italia. Fine dei giochi.
E c’è da scommettere che alla Camera non saranno riaperti. Il governo (come i relatori) si è rimesso all’Aula sugli emendamenti: nessuna posizione ufficiale, che però viene lasciata esprimere alla relatrice Anna Finocchiaro (e a Zanda) che difendono con forza il testo uscito dalla Commissione.
Quello nel quale, appunto, lo scudo veniva reintrodotto.
Una dinamica che rispecchia il modo in cui è stata affrontata tutta la questione: quando all’inizio era venuta fuori, il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, aveva dichiarato che “il governo non voleva” l’immunità .
Ma in realtà le modifiche introdotte dalla Commissione al ddl governativo erano state concordate tutte con Palazzo Chigi e con lo stesso premier.
Una questione non centrale, derubricavano dall’esecutivo, soggetta a cambiamenti in caso di accordi tra tutti, suggerivano .
La modifica dell’immunità era stata anche messa sul piatto di una trattativa con le opposizioni, che in realtà non è mai stata davvero tale. Nè su questo punto, nè su altri. Difficile che si vada incontro alle loro richieste sulla platea che deve eleggere l’inquilino del Colle.
Mentre sull’Italicum qualsiasi cosa deve essere prima mediata con Berlusconi (che fa resistenza sull’abbassamento delle soglie, voluto da Sel).
Esemplare, dunque, la discussione in Aula di ieri. Di “una soluzione equilibrata e ragionevole”, ha parlato la senatrice Finocchiaro a proposito dello scudo, sottolineando che “il pari trattamento di deputati e senatori” è un principio al quale “i relatori tengono moltissimo”.
E poi, un’apertura quanto meno futuribile: “Nulla vieta che in fase di modifica regolamentare il Parlamento possa tornare sulla questione”.
Il dibattito era stato complesso e articolato.
Felice Casson, tra i firmatari di un emendamento per togliere lo scudo non solo ai senatori, ma pure ai deputati: “Sono sorpreso perchè in questi ultimi giorni abbiamo letto, un po’ su tutti i giornali, che c’era una sorta di apertura, da parte del Governo, per ragionare insieme al Senato su come modificare queste norme costituzionali”. proprio “perchè cozzano pesantemente contro il principio di uguaglianza di tutti cittadini davanti alla legge. Noi proponiamo di abolire questi due commi, indifferentemente per la Camera e per il Senato”.
Sulla stessa linea Vannino Chiti. E Casson aveva presentato anche un emendamento per permettere al nuovo Senato di intervenire sui conflitti di interesse.
Bocciato anche quello. Ancora Casson: “Questo mi dà quasi il senso e il timore che effettivamente, sul ruolo del parlamentare, non si accetti alcun controllo e nessuna verifica di carattere costituzionale e si voglia trasformare l’immunità in impunità ”. Al di là di qualche intervento accorato, in realtà , il dibattito a Palazzo Madama va avanti liscio.
Disinnescato l’ostruzionismo, tra canguri e accortezze regolamentari (come la negazione di voti segreti), ieri l’Aula ha approvato rapidamente e senza difficoltà , anche grazie ai pochi interventi, gli articoli da 3 a 9 del ddl Boschi, ossia l’abolizione dei senatori a vita, il divieto di vincolo di mandato, la durata della Camera, i regolamenti.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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