SIAMO IN DIFFICOLTA’? BUTTIAMOLA IN CACIARA: L’AFFONDO CONTRO IL MANIFESTO DI VENTOTENE E’ UN’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA: SERVE A GIORGIA MELONI PER SVIARE L’ATTENZIONE DALLE SPACCATURE DELLA SUA MAGGIORANZA SUL PIANO URSULA
LEGA E FORZA ITALIA SI STANNO SCANNANDO SUL RIARMO… SALVINI AVVISA LA DUCETTA: “HA MANDATO A DIFENDERE L’INTERESSE NAZIONALE, NON CREDO CHE IL REARM EU LO SIA”
Meloni ha in testa la stoccata già al mattino. Prova ne sono i fogli letti alla Camera. Passaggi evidenziati, certo non citati a memoria, per bersagliare uno dei documenti ispiratori dell’ideale europeista e «il sogno federalista di Altiero Spinelli», uno dei «padri fondatori dell’Europa», come scriveva il vicepremier Antonio Tajani in una lettera del 9 maggio 2024, inviata agli organizzatori del Ventotene Europa Festival.
Il leader azzurro non ripete la tesi, nella sera di Bruxelles. Se la cava così, davanti ai cronisti: «Meloni non ha offeso Spinelli, la mia Europa è quella di De Gasperi».
Tutta FdI si schiera a testuggine sulla linea della premier, bersagliando il Manifesto firmato dagli antifascisti al confino. Qualche meloniano, sottovoce, esalta pure la «mossa comunicativa» della leader della destra.
Perché la critica feroce alle tesi di Ventotene serve a offuscare la spaccatura in maggioranza sul piano di riarmo europeo firmato Ursula von der Leyen.
Strappo tutt’ora marcatissimo, nonostante i tentativi di rammendo durante il dibattito parlamentare.
Basta sentire cosa sostiene in serata Tajani, parlando con Repubblica a margine di un evento di Vinitaly ospitato in Belgio dalla rappresentanza diplomatica italiana (tra bottiglie riserva, una speciale anche dalle vigne di Predappio): «Da Forza Italia, Meloni ha pieno mandato a votare sì al Rearm Eu. Punto».
La Lega soltanto poche ore prima aveva sostenuto l’opposto, per bocca di Riccardo Molinari: «Meloni non ha il mandato di approvare il Rearm Ue al Consiglio europeo». Sortita tranchant , quella del capogruppo leghista alla Camera. Che finisce al centro di una telefonata tra la stessa premier e il vice del Carroccio. Chiamata tesa, anche se gli sherpa di Lega e FdI la descrivono naturalmente «cordiale e collaborativa, come sempre».
Certo è che poco dopo Salvini aggiusta il tiro: «Meloni ha mandato a difendere l’interesse nazionale», è la linea. Con un’aggiunta: «Non credo che il Rearm Eu lo sia».
Il capo lumbard è a Bruxelles da martedì. Ieri ha incontrato faccia a faccia i sovranisti Viktor Orbàn, Marine Le Pen e Jordan Bardella, invitati al congresso leghista di Firenze. Dalle mani dell’ungherese, che domani si batterà contro il piano di Ursula in
Consiglio, Salvini si fa consegnare un premio dedicato a Hunyadi János, condottiero che sfidò i turchi a Varna e Belgrado nel ‘400.
Per Orbàn lo stesso Salvini sarebbe «un guerriero». E lui, il Capitano, si cala perfettamente nella parte, citando San Giuda, la battaglia di Lepanto, la sua personale crociata contro l’immigrazione clandestina.
Condendo le citazioni bibliche con randellate alla commissione europea. L’alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, e il presidente francese Emmanuel Macron? «Estremisti, io dico: pace e disarmo». La commissione von der Leyen? «Boicottano la pace, vivono su un altro pianeta, forse sono già arrivati su Marte grazie a Musk». Tra lodi a Donald Trump, «che ci può salvare», aperture alla Russia, «che non è una minaccia», Salvini conia pure uno slogan: «Occupy Bruxelles».
Soprattutto, non ha intenzione di mollare la presa sul Rearm, insistendo su una narrazione smentita dalla premier ieri l’altro in Senato: per il leghista «se ci sono 800 miliardi da investire, non li usiamo per comprare armi, ma per ospedali, pensioni, strade ». E se la Germania ha scelto «di sforare il debito, ora lo faremo anche noi, ma per ponti e ferrovie».
Nella capitale belga Meloni si mostra poco. Nella notte incontra, come prima Tajani, la presidente dell’Eurocamera, la popolare Roberta Metsola. Poi si fa raggiungere a cena dagli eurodeputati di FdI, fatti scortare da un van riservato che dribbla i cronisti. Ai commensali, anticipa la linea che terrà oggi al summit Ue: il ReArm non funziona, non possiamo spendere in deficit e dunque servono altre regole. Critiche, ma con una postilla: l’Italia sosterrà comunque l’operazione di von der Leyen.
(da La Repubblica)
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