SONDAGGIO DEMOS PRESIDENZIALISMO: IL 56% È FAVOREVOLE ALL’ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (CON I MATTI CHE GIRANO, COSI’ SIAMO A POSTO)
UNA PERCENTUALE CHE ARRIVA ALL’82% TRA GLI ELETTORI DELLA LEGA E AL 76% TRA QUELLI DI FDI, MENTRE SI FERMA AL 40% TRA CHI SOSTIENE IL PD
L’Italia si sta “presidenzializzando”. Lo confermano le indagini sul “Rapporto fra gli italiani e lo Stato”, condotte da Demos per Repubblica . Due italiani su tre, infatti, confidano nel presidente Mattarella. Dunque, oltre 20 punti in più rispetto al 201
4, quando al Quirinale era insediato il predecessore, Giorgio Napolitano. Tuttavia, lo stesso Napolitano, nel 2011, aveva toccato l’80% di popolarità. Per scendere, negli anni seguenti, in modo sensibile. Intorno al 50%. E, ancor di più, durante il governo Renzi.
Una tendenza che rammenta come il ruolo del Presidente, più di ogni altra istituzione, “rappresenti” lo Stato. E, per questo, rifletta l’immagine del sistema politico. Anche in tempi di disincanto democratico. Caratterizzato dall’affermarsi dell’anti-politica. Un sentimento che esprime distacco e ostilità verso la politica e i soggetti che la rappresentano. In particolare, i partiti, insieme ai leader.
La figura del Presidente, pur venendo coinvolta da e in questo clima politico, “r-esiste”. Mantiene, cioè, credibilità. E, anche grazie all’autorevolezza personale di Mattarella, continua a costituire un riferimento per i cittadini. E permette alle istituzioni di r-esistere. Perché ne è il principale garante. Oltre e sopra le parti. Anche se le parti politiche lo valutano in modo diverso.
Oggi, come emerge dal sondaggio di Demos, è apprezzato e sostenuto dalla quasi totalità degli elettori del Pd e del Terzo Polo (Azione-Italia Viva). Ma dispone di un consenso maggioritario presso la base di tutti i partiti. Prossimo al 60% anche fra chi vota per la Lega e il M5S. In altri termini, supera le divisioni politiche tradizionali e nuove.
Appare altrettanto ampio il favore verso l’elezione diretta del Presidente. Secondo il modello dei sistemi presidenziali e semi-presidenziali. Che comprende e coinvolge molti importanti Paesi. Come gli Usa e la Francia. Nell’ultimo anno, in Italia, questo sistema di s-elezione e di scelta del Presidente ha mantenuto un consenso molto largo, fra i cittadini. Ma con differenze sensibili ed evidenti, dettate, in particolare, dalla posizione politica. L’elezione diretta, infatti, risulta molto apprezzata dal centro-destra, soprattutto nella base della Lega (82%) e di FdI (76%). È, inoltre, condivisa dai due terzi degli elettori di Forza Italia.
Non per caso, in quanto si tratta del partito personale (di Berlusconi), per definizione. Ma il consenso verso l’elezione diretta scende sensibilmente nel centro-sinistra. E diviene minoritario fra chi vota Pd, Terzo Polo. E lo stesso M5S.
D’altronde, l’importanza della persona, cioè, del capo, è cresciuta. Anche perché i partiti e lo stesso Parlamento hanno perduto potere. La stessa attività legislativa, negli ultimi anni, è stata svolta spesso dai capi di governo. Come rammenta la sigla Dpcm. Decreto del Presidente del Consiglio. Una sigla divenuta popolare, nel corso dei governi Conte 2 e Draghi.
Nell’ultimo periodo, peraltro, la spinta verso l’elezione diretta del Presidente della Repubblica si è incrociata con una domanda di cambiamento politico, che va oltre gli schieramenti. E si è tradotta, in particolare, nell’affermazione e nell’elezione di due donne, Giorgia Meloni ed Elly Schlein, a capo, rispettivamente, del governo e del principale partito di opposizione. Ora, per completare questo percorso, manca un solo passaggio. Il più importante. L’ascesa di una donna al Quirinale, dopo un Presidente della Repubblica stimato come Sergio Mattarella. Magari attraverso un’elezione… “diretta”.
(da La Repubblica)
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