SORA GIORGIA E’ COSI’ MALCONCIA CHE LE TOCCA TIFARE PER MACRON: SE MARINE LE PEN OTTENESSE LA MAGGIORANZA ASSOLUTA AL BALLOTTAGGIO (COSA POCO PROBABILE), LA DUCIONA TRANSALPINA POTREBBE DIVENTARE, UNENDO IL SUO GRUPPO I&D AI “PATRIOTI” DI ORBAN, IL CATALIZZATORE DI TUTTE LE FORZE SOVRANISTE, COMPRESI QUELLI DI ECR, LASCIANDO LA “PSICONANA” (COPY GRILLO) ANCOR PIU’ ISOLATA
DOPO LA DEBACLE AL CONSIGLIO EUROPEO, UNA VOLTA SENZA I POLACCHI DEL PIS, LA DUCETTA SI RITROVEREBBE CON IL QUARTO O QUINTO GRUPPO EUROPEO, CON POCHISSIMO MARGINE PER ESSERE INCISIVA NELLA COMMISSIONE EUROPEA
I politologi francesi, sia di destra che di sinistra, sono convinti che, all’80%, il Rassemblement National non avrà la maggioranza assoluta in Parlamento. Se la spallata di Marine Le Pen e del suo galletto coccodè, Jordan Bardella, non andasse a buon fine, per il presidente Macron sarebbe una vittoria a metà.
Da quel momento in poi, inizierebbe una fase di faticoso dialogo politico con gli altri interlocutori, l’estremista della guache Jean-Luc Melenchon, e il socialista Raphael Glucksmann.
A Bruxelles, ovviamente, tutti tifano per il “Nuovo fronte popolare”, e anche Giorgia Meloni, sotto sotto, sta gufando affinché la sua arci-rivale Marine le Pen non colga questo preziosissimo successo personale. Risultasse vincitrice, la Duciona di Francia avrebbe molte ragioni per fondere il gruppo Identità e Democrazia con quello dei Patrioti di Orban.
Impegnata, come sarà, di qui al 2027 per le presidenziali in Francia, la Le Pen (che in patria sta cercando il riposizionamento verso il centro) potrà delegare le rogne europee al nuovo gruppone di destra, guidato dal “Viktator” ungherese per concentrarsi sulla corsa all’Eliseo. Si formasse il nuovo Rassemblement degli euro-puzzoni de’ destra, che fine farebbe Ecr di Giorgia Meloni?
L’effetto magnetico di un forte raggruppamento sovranista e identitario potrebbe destabilizzare ulteriormente i Conservatori e attrarre altre formazioni a sé.
I polacchi del Pis, per esempio, già da qualche settimana hanno mostrato insofferenza per le aperture di Giorgia Meloni al dialogo con Ursula von der Leyen: essendo il loro arci-nemico Tusk uno dei padroncini del Ppe, non accettano alcuna interlocuzione con la maggioranza, anche se cinque anni fa, quando erano al Governo, furono determinanti per eleggere la presidente.
Ma aleggia, a dividere il Pis dalla trimurti Le Pen-Orban-Salvini, lo spettro di Putin. I tre moschettieri di Mosca non hanno mai nascosto le loro simpatie per il Cremlino, mentre Morawiecki e Kaczynski marcerebbero volentieri sulla piazza rossa con un Abrams americano.
Di contro, il ceco Petr Fiala, spinge per portare Ecr verso il Ppe: a differenza della Ducetta, che si è astenuta, ha votato a favore della nomina di Ursula.
In sintesi, mentre la Le Pen diventerebbe la Regina di tutte le destre antisistema, Giorgia Meloni rischia, dopo essere stata isolata al Consiglio europeo, di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano anche al Parlamento: da queen-maker si ritroverebbe con il quarto o quinto gruppo in aula, con ben poco margine per essere incisiva.
(da Dagoreport)
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