SORPRESA AMARA PER PUTIN: L’INDUSTRIA EUROPEA TIENE
E HA IMPARATO A RISPARMIARE SUL GAS
Possibile che Putin perda anche questa? Il futuro è cupo, assicura in una nota Confindustria, calcando forse sin troppo i toni: il caro energia è persistente, l’inflazione è a valori record, i tassi di interesse sono in salita, le imprese si indebitano a costi alti. L’export cresce, ma la salute della economia mondiale è flebile. Insomma, il rimbalzo a cui stiamo assistendo è temporaneo.
Forse ha ragione Confindustria: ma il rimbalzo c’è e non era scontato. Anzi, se facciamo il confronto con l’economia europea più simile alla nostra, quella tedesca, anche le prospettive appaiono assai meno grame. In più, proprio sul fronte più difficile, quello dato per perso in partenza – l’energia – la catastrofe annunciata non si sta realizzando, alla faccia dell’uomo del Cremlino.
Cominciamo dal rimbalzo. Le notizie di questi giorni dicono che l’Italia ha registrato il record di occupati degli ultimi 45 anni e quello che cresce è il lavoro stabile. Di fatto, abbiamo finalmente riagganciato il trend di sviluppo pre Covid. Non siamo i soli. Nonostante il pessimo scenario in cui ci muoviamo, la disoccupazione è scesa ai minimi in tutta l’Eurozona. Gli analisti in genere, come quelli di Confindustria, dicono che non durerà e che il ritmo di assunzioni calerà. Le imprese, però, dicono il contrario. Almeno quelle tedesche che, in un sondaggio, assicurano di essere ottimiste e di pianificare un aumento delle assunzioni. Anche la Bdi, la Confindustria tedesca, si prepara a rivedere al rialzo le previsioni di crescita dei prossimi mesi, rispetto al pessimismo di settembre.
Facile individuare fattori effimeri nella buona navigazione di questi mesi. Per l’Italia, il traino di una stagione turistica più che soddisfacente. Per la Germania, l’accumulo di ordini che le difficoltà delle catene di fornitura dei mesi scorsi avevano intasato e che ora vengono smaltiti, un processo che interessa anche l’Italia. Ma c’è un dato assolutamente inaspettato che inietta, invece, solidità nello scenario che si sta preparando. E’ il dato della produzione manifatturiera. Rispetto ad un anno fa, in Francia e in Germania è aumentata del 4 per cento, in Spagna del 3, in Italia è rimasta uguale. Non vi sembra un gran che essere rimasti sui livelli di un anno fa? Perché vi siete dimenticati del gas, delle superbollette destinate a devastare i bilanci delle aziende, delle fabbriche che avrebbero dovuto chiudere a catena. Invece, i dati dicono che le imprese italiane hanno diminuito del 24 per cento il consumo di gas per la produzione, rispetto alla media 2019-2021, ma sono riuscite a mantenere – sorpresa – la stessa produzione. Anche le imprese più energivore: vale per l’alluminio, per la siderurgia, per la carta. Solo la chimica sta lievemente sotto i livelli di un anno fa.
E’ un successo straordinario e, anche qui, non siamo soli. I colleghi tedeschi stanno facendo lo stesso. Il 59 per cento delle imprese tedesche usa gas nei suoi processi produttivi e, di queste, il 75 per cento è riuscito a ridurre i consumi, senza ridurre la produzione. Il 40 per cento dice che si può fare anche meglio e diminuire ulteriormente i consumi.
Anche qui, ci sono aziende più in difficoltà. Ma, in generale, l’apparato industriale dei due principali paesi manifatturieri d’Europa ha retto egregiamente all’offensiva delle bollette di Putin. E’ una notizia importante per il futuro dell’economia sostenibile, perché dimostra che sui combustibili fossili si può risparmiare alla grande, con i giusti incentivi. Ma lo è anche nell’immediato, perché esclude una paralisi industriale nei prossimi mesi. Già il Generale Inverno aveva tradito Putin, regalando all’Europa un novembre mite e buone riserve per arrivare almeno a primavera con la luce e il riscaldamento. Adesso, gli operosi industriali europei hanno imparato a risparmiare gas. Al Mondiale del Qatar non ci sono nè Italia e Germania, nè la Russia. Però, due a zero.
(da La Repubblica)
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