SOVRANITA’ EUROPEA: L’URGENZA DI UNA VERA UNIONE EUROPEA IN ALTERNATIVA A USA, RUSSIA, CINA RILANCIATA DA MERKEL E MACRON
IL VERTICE A MESEBERG PER METTERE A PUNTO UNA STRATEGIA SUL RECOVERY FUND
“Sovranismo europeo”. Angela Merkel ed Emmanuel Macron si appropriano del concetto che finora ha ingrassato i nazionalisti anti-Ue, prendono il brand e lo estendono oltre i confini degli Stati membri: per comprendere tutta l’Unione Europea. Nella conferenza stampa a Meseberg, dopo un bilaterale che già iscrivibile nella storia a due anni dalla dichiarazione franco-tedesca firmata sempre in questo castello barocco vicino Berlino, l’espressione viene citata da Macron. Ma rispecchia perfettamente l’obiettivo del semestre tedesco di presidenza dell’Ue, al via dopodomani: stabilire una sovranità europea nel mezzo delle nuove rivalità tra Usa, Russia, Cina.
Solo che per ora il “sovranismo europeo” è un sogno, un obiettivo cui lavorare. Sul recovery fund, la sfida più importante degli Stati membri per rispondere alla crisi economica del covid, la Cancelliera tedesca e il presidente francese non hanno ancora un poker in mano, a poco più di due settimane dal Consiglio europeo del 17 e 18 luglio.
“Speriamo di trovare una soluzione, ma la strada è ancora lunga”, ammette Merkel, al termine di un vertice di larghi sorrisi e concordia franco-tedesca. “Sono lieto di ritrovarmi con Angela Merkel per andare avanti sul piano di rilancio europeo che permetterà di superare la crisi economica e sociale. Faremo tutto il possibile per convincere i nostri partner. L’Europa ne ha bisogno”, dice Macron.
La Cancelliera tedesca accoglie il presidente francese negli splendidi giardini di Meseberg, la giacca bianca riflette il sole estivo. Cornice perfetta, prospettiva complicata. La speranza è di raggiungere un accordo a luglio sul recovery fund: 750mld di aiuti (500mld di sussidi e 250mld di prestiti) raccolti con bond della Commissione europea sul mercato per aiutare i paesi più colpiti dal coronavirus come l’Italia. E anche sul bilancio pluriennale europeo: lo strumento che nel 2058 dovrà di fatto ripagare il debito comune europeo creato dal recovery fund. Ma i lavori sono ancora in corso, con i paesi frugali che chiedono garanzie su come verranno spesi i soldi e con i paesi più deboli — come l’Italia — che devono dare queste garanzie sotto forma di piani di riforme e investimenti.
Non a caso, la Cancelliera sottolinea che collegare l’uso dei fondi anti-crisi al semestre di sorveglianza europeo — cioè il periodo di supervisione delle politiche di bilancio degli Stati membri da parte della Commissione europea — è “una proposta eccellente”, “estremamente utile per tutti”. Macron cita l’Italia: “Il premier Conte ha fatto delle proposte” per il rilancio dell’economia italiana e “anche in Germania possiamo investire di più e lo faremo”.
E’ questo il nodo principale della trattativa che fa dire alla Cancelliera: “Non possiamo definire adesso quale sarà il risultato, ci sono resistenze da superare, l’esito non è in tasca”. Però, aggiunge, “tutti” i leader europei “sono stati d’accordo che occorre tutti uscire più forti dalla crisi, con un bilancio comune, e che ogni Paese deve anche guardare al proprio interno e fare ciò che deve fare a livello nazionale per rendere l’economia competitiva”. E poi spezza una lancia a favore dell’Italia e dei paesi più deboli: “Alla fine dobbiamo avere uno strumento che funzioni, un fondo di rilancio sostanzioso che serva a qualcosa e che aiuti i Paesi e le regioni più toccati dalla crisi”.
Il recovery fund è il primo test del rilancio di Meseberg. Ma Merkel e Macron tentano di presentare un piano di rilancio europeo di lunga gittata, almeno per i prossimi due anni. Vale a dire: dalla presidenza tedesca che finisce a dicembre 2020 a quella francese che inizia a gennaio del 2022. Il succo è: con la crisi del covid, l’Europa si gioca la faccia.
“Siamo ad un momento di verità per l’Europa”, dice il presidente francese, lanciando l’idea che la conferenza sul futuro dell’Europa — processo di riforma tutto in fieri — duri fino alla presidenza francese, appunto.
Ma il tempo stringe. E il motore franco-tedesco funziona più a Berlino, dove Merkel è alla fine del suo ciclo politico eppure combattiva, che a Parigi. Macron sta attraversando una fase di calo nei sondaggi e nelle urne, come dicono le comunali francesi che ieri hanno registrato un successo dei Verdi. Da Meseberg, il presidente insiste sull’ambientalismo, pur affermando che il test di ieri è “locale, non nazionale”. Questa “Europa sovrana”, sottolinea, deve esserlo dal punto di vista “climatico”, oltre che “economico, industriale, sanitario…”. E poi affonda cerca il titolo forte per i giornali di domani attaccando la Turchia sulla Libia: “Haftar ha fatto un’operazione militare in disaccordo con la Francia. Ma la responabilità di Russia e Turchia è grande. In particolar modo, la Turchia”, che appoggia il governo di al Serraj a Tripoli, “ha una responsabilità storica e criminale, da membro della Nato”.
Meseberg è evocativo di storia. Proprio qui, esattamente due anni fa, Merkel e Macron firmarono la dichiarazione franco-tedesca che lanciò il processo di rafforzamento dell’unione bancaria e monetaria, inclusa la riforma del Mes. Non è andata benissimo, visto che il pacchetto è ancora da completare. Ma l’intenzione dei due leader resta intatta, anzi rafforzata dalla prova del covid. Se l’Europa si gioca la faccia, Merkel si gioca la carta con cui verrà ricordata nei libri di storia, Macron si gioca il futuro. Potrebbe anche bastare per andare avanti. Chissà .
(da “Huffingtonpost”)
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