SPAGNA, L’ASCESA DEI CIUDADANOS: ECCO COSA VOGLIONO
AL PRIMO PUNTO LA LOTTA ALLA CORRUZIONE: HANNO CACCIATO 600 IMPRESENTABILI DALLE LISTE
Albert Rivera, 35 anni, è il presidente di Ciudadanos e il nuovo astro nascente della politica spagnola: si rivolge a una «Spagna diversa», quella che ha smesso di dare un assegno in bianco ai ‘partiti della corruzione’.
Laureato in diritto costituzionale, entrato in politica a 27 anni come candidato anti-indipendentista alla presidenza dell’autonomia di Catalogna, a dicembre 2014 il giovane rampante ha lanciato Ciudadanos a livello nazionale.
Le ricerche di opinione lo danno tra il 15-20% delle preferenze a livello nazionale.
Una cifra che lo eleva a possibile alleato di governo per qualsiasi partito che dovesse uscire vincente dalle urne a fine anno.
La prima apparizione di Rivera sulla scena politica è difficile da dimenticare: campeggiava nudo sui manifesti elettorali. «Era la nostra prima campagna», ha spiegato al Guardian, «e per un nuovo partito è molto difficile farsi notare».
L’escamotage funzionò e il partito ottene tre seggi nel parlamento catalano e oggi non ha nessun bisogno di strategie mediatiche per guadagnare i riflettori.
Il leader dei Cittadini dice di ispirarsi a John Fitzgerald Kennedy e di essere pronto a dialogare con i socialisti di Pedro Sanchez.
Il programma ufficiale del partito si rifà alla tradizione del progressismo liberale.
Mette al primo posto le libertà individuali e le coniuga con il rafforzamento dei diritti sociali.
Il suo obiettivo dichiarato è conquistare, difendere e far crescere la classe media spagnola.
«Il problema della Spagna non è il suo prodotto interno lordo, ma lo stato della sua classe media, anche in Arabia Saudita cresce il Pil», ha dichiarato Rivera al Financial Times.
La proposta: reddito minimo, ma Iva più alta sui consumi di base.
A stendere il programma economico del movimento ha chiamato Luis Garcano, stimato professore della London School of Economics e fondatore del blog di economia più seguito della penisola iberica, un Tito Boeri spagnolo.
Le proposte che si leggono sul sito del partito vanno dall’introduzione del reddito minimo per lottare contro i nuovi working poors (i lavoratori che non raggiungono un livello sufficiente di entrate mensili), a misure per attirare o riportare in Spagna le imprese innovative.
Ma non mancano ricette scomode, come la riforma del sistema pensionistico in senso contributivo e la rimodulazione dell’Iva, cioè l’aumento dell’imposta sul consumo dei beni primari e il taglio su quelli culturali.
Sull’immigrazione: distribuzione dei flussi a livello europeo, facilitazione per i ricongiungimenti famigliari, accordi con i Paesi di origine in cambio dell’impegno a togliere dazi commerciali sull’export spagnolo.
E appaiano coerentemente liberali anche le ricette proposte in campo etico ed educativo.
Nella Spagna del centrodestra cattolicissimo, Ciudadanos prevede l’introduzione dell’insegnamento della storia delle religioni e dell’educazione sessuale nelle scuole e la depenalizzazione dell’aborto durante le prime 12 settimane.
E nel capitolo della rigenerazione democratica spunta l’introduzione delle primarie come strumento di selezione dell’intera classe politica.
I liberali iberici propongono un decalogo radicale: fuori dalla politica di tutti gli indagati per reati di corruzione e frode alla Pubblica amministrazione, responsabilità sussidiaria dei partiti nei casi di reati compiuti dai loro membri.
E ancora: divieto di finanziamento dei partiti da parte delle imprese, stretta sui prestiti bancari ai partiti, divieto di donazioni a tutti i dirigenti di enti pubblici, espulsione di funzionari e politici che abbiano mentito sui loro curricula, introduzione di organi di controllo sui candidati e i membri per tutti i partiti e trasparenza sui bilanci.
E infine pene triplicate per i reati di corruzione.
Con il successo di consensi, Ciudadanos si è ritrovato a dover ‘ripulire’ le liste per le Regionali da candidati impresentabili: falangisti di estrema destra e condannati hanno provato a infiltrarsi nel partito della capitale
«Ne abbiamo espulsi circa 600», hanno dichiarato i dirigenti.
(tratto da Lettera 43)
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