SPIONI, E’ IL CAPITALISMO CHE SI FA GIUSTIZIA DA SE’
I MERCENARI DELLE GUERRE COMMERCIALI
Non lasciamoci sviare dalle vicende di “colore”: il ricco ereditiere che indaga sulla fidanzata, il banchiere che dopo la morte del padre ha liti in famiglia, la magistrata che vuole saperne di più sui conti del marito. Ben altra è la rilevanza del florido mercato abusivo d’informazioni riservate finito nel mirino della Procura di Milano.
Una zona grigia in cui più sei altolocato e più ti puoi permettere di violare i database delle istituzioni preposte alla sicurezza nazionale; per questo alla società Equalize del supermanager Enrico Pazzali e del superpoliziotto Carmine Gallo venivano conferiti incarichi investigativi dai vertici delle più grandi aziende del Paese. Che naturalmente ora cascheranno dalle nuvole, fingendo stupore di fronte alla scoperta che le ricerche commissionate venissero portate a termine commettendo abusi, effrazioni di sistemi informatici, intromissione nella vita di chicchessia.
L’elenco dei committenti di Equalize è interessante anche perché spesso coincide con le aziende più dedite all’intimidazione della stampa non asservita e dei dipendenti. Vi troviamo l’Eni così come Acciaierie d’Italia. Ma poi anche Barilla, Erg, Heineken per limitarci ai marchi più noti. Mentre resta da chiarire la motivazione della consulenza da 244 mila euro lordi bonificata da Intesa Sanpaolo a una ditta individuale di Enrico Pazzali costituita nel 2021 venti giorni dopo la data del contratto, come rivelato da Luigi Ferrarella e Cesare Giuzzi sul Corriere della Sera.
Non costituisce certo una novità, in Italia e altrove, la relazione corruttiva fra servitori infedeli dello Stato e imprese aspiranti al controllo del territorio in cui operano. Risale al 1971 la scoperta delle 350 mila schede di dipendenti raccolte illecitamente dalla Fiat, molte delle quali provenienti dalla Procura, dalla Polizia e dai carabinieri. Il processo subì ogni genere d’intralcio, venne trasferito a Napoli, e solo nel 1978 si concluse (nel silenzio della grande stampa) con la condanna dei responsabili, grazie alla rettitudine di un magistrato come Raffaele Guariniello e alla tenacia degli avvocati Bianca Guidetti Serra e Pier Claudio Costanzo. Ma oggi, nell’epoca della digitalizzazione e col boom della cybersecurity, il caso Equalize (non certo l’unica agenzia spionistica che ricorre a metodi poco ortodossi di hackeraggio e intercettazioni) rivela un salto di qualità: nei comportamenti di importanti protagonisti del capitalismo italiano si riconosce indifferenza alle regole tale da configurare una privatizzazione degli apparati di sicurezza dello Stato. Gli ex dirigenti delle forze dell’ordine e dell’intelligence reclutati nel privato – con la spruzzatina di tecnologie israeliane che non guasta mai esibire nel presentarsi all’avanguardia rispetto alle strutture pubbliche – agiscono come i contractor delle guerre contemporanee. Sorta di mercenari delle guerre commerciali che grazie al loro ascendente sui malpagati ex sottoposti continuano a esercitare su una parte di essi una relazione gerarchica. “Sì, facevo gli accessi abusivi per i dati, nell’ambito di un rapporto di scambi di favori” a lui richiesti dal suo “ex capo”, è la deposizione rilasciata dall’agente di polizia Marco Malerba interrogato al Palazzo di Giustizia di Milano. Mentre il detective privato Massimiliano Camponovo parla di “una mano oscura che muove questo sistema” e che lo fa temere “per l’incolumità mia e della mia famiglia” ora che ha ammesso: “Mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo”.
Ma sbaglieremmo a concentrare l’attenzione sui pesci piccoli, i funzionari comprati con gli spiccioli e i nerd informatici reclutati alla bisogna. In fondo restano figure secondarie anche gli spioni arricchiti che ora di fronte ai giudici continuano a proclamarsi leali servitori dello Stato. Hanno messo la loro reputazione e le competenze acquisite al servizio del miglior offerente. Più in su dobbiamo guardare. Gli attori di questo presunto “libero mercato”, imprenditori o manager che siano, quando sospettano comportamenti illeciti da parte di amministratori, dipendenti o concorrenti, preferiscono – come si dice – farsi giustizia da sé piuttosto che rivolgersi alle autorità preposte. Ed è così che acquisiscono un potere abnorme figure trasversali poco note al grande pubblico, come il presidente (autosospeso) di Fondazione Fiera di Milano, Enrico Pazzali; nonché collezionisti di poltrone nei Cda di società pubbliche, in grado così di scalare posizioni fino a contare più dei loro protettori politici. Questo sistema di privatizzazione degli apparati di sicurezza, posti al servizio di un capitalismo che privilegia la concorrenza sleale al rischio imprenditoriale, fa sì che prima o poi rimangano tutti invischiati nella rete. Ciascuno col suo dossier a carico, ricattabile, dunque affidabile.
(da ilfattoquotidiano.it)
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