“SPOGLIATI, PICCHIATI E LASCIATI A MORIRE DI FREDDO”: COSA ACCADE AI CIVILI UCRAINI NEI “CAMPI DI FILTRAGGIO” DEI CRIMINALI RUSSI
IL PROCESSO TERMINA IN DUE MODI
I campi di filtraggio sono dei veri e propri checkpoint, attraverso i quali i cittadini ucraini sono costretti a passare e a scegliere se rimanere nella propria città assediata o fuggire nel paese che ha distrutto la loro casa.
E così, prima di essere smistati verso i luoghi finali della deportazione in Russia, le persone vengono fotografate e interrogate, sottoposte alla rilevazione delle impronte digitali e al controllo dei loro telefoni cellulari.
“Agli uomini viene ordinato di spogliarsi fino a rimanere in mutande, mentre i russi cercando sui loro corpi tatuaggi che potrebbero rivelare un legame con i gruppi nazionalisti ucraini. A tutti viene chiesto se loro o qualcuno che conoscono abbia prestato servizio nell’esercito ucraino”, scrive il Guardian.
La testata britannica riporta, attraverso le testimonianze di chi le ha subite, le crudeltà perpetrate nei campi di “filtraggio”.
Le testimonianze dei rifugiati ucraini che, prima di entrare in Georgia, sono transitati dal campo di Nikolske, una città nell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, sono particolarmente drammatiche. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, circa 20 mila ucraini sono entrati nell’ex repubblica sovietica.
Non riuscendo a fuggire dalle città occupate come Mariupol e Kherson verso ovest del territorio ucraino, molti ucraini hanno dovuto fare ingresso in Russia venendo sottoposti al processo di pre-smistamento. Una delle vittime, la 60enne Olena, ha raccontato che, nel corso del suo interrogatorio, al tavolo accanto veniva interrogato un altro uomo a cui i russi avevano trovato addosso un portachiavi con l’immagine dello stemma ucraino. Allora – scrive il Guardian – “quattro guardie hanno picchiato selvaggiamente l’uomo con manganelli e calci alla testa, prima di gettarlo fuori a temperature sotto lo zero, senza cappotto o cappello”.
Quella raccontata da Olena è solo una delle tante storie provenienti dai campi di “filtrazione”, che sono stati allestiti principalmente in città e villaggi della Repubblica popolare di Donetsk, come Novoazovsk, Mangush, Bezimenne e Nikolske.
“Gli ucraini che fuggono da Mariupol in autobus – riporta la testata britannica – spesso arrivano nei campi inconsapevolmente, dopo che gli è stato detto che sarebbero portati in città controllate dagli ucraini. Una volta giunti sul posto, di solito non sono autorizzati a lasciare la città”.
Il processo pre-smistamento, racconta ancora il Guardian, di solito termina in due modi: “O si ‘supera’ l’interrogatorio e si riceve un piccolo pezzo di carta timbrato con la data del ‘filtraggio’ e la firma dell’ufficiale supervisore, oppure si viene trattenuti per ulteriori interrogatori”.
(da Globalist)
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