“SPORT E SALUTE”, LA CASSAFORTE DELL’AMICHETTISMO MELONIANO: TRE INCARICHI AL GIORNO, 2.500 CONSULENZE IN DUE ANNI, 83 MILIONI DI EURO DI FONDI PUBBLICI
L’INCHIESTA DE “L’ESPRESSO” FA LUCE SULLA SOCIETA’ CHE CONTA 502 DIPENDENTI. “PERCHÉ RICORRERE COSÌ FREQUENTEMENTE AD AFFIDAMENTI ESTERNI PER FUNZIONI CHE APPAIONO AZIENDALI?”… GIUSEPPE DE MITA, CARO ALLE SORELLE MELONI, E’ A CAPO DEL MARKETING, IL PRESIDENTE MARCO MEZZAROMA, IMPARENTATO CON LOTITO, E’ AMICO DI FAMIGLIA DI GIORGIA E ARIANNA
Lo sport italiano è una grande famiglia. A giudicare almeno dalla sua cassaforte pubblica, alimentata ogni anno con 83 milioni di euro dei contribuenti. Si capisce da un numero, sbalorditivo. Quello degli incarichi esterni che ogni anno la società Sport e Salute, la ex Coni Servizi, distribuisce con sempre maggiore perseveranza e generosità.
Da quando c’è il governo di Giorgia Meloni ne sono stati assegnati, dice un file nel sito Internet ufficiale, circa 2.500. Più o meno tre al giorno. Non c’è società dello Stato che possa vantare un numero paragonabile di incarichi e consulenti.
Ma una spiegazione c’è, ed è proprio nella missione aziendale. Nel 2023 Sport e Salute ha realizzato dice l’ultimo bilancio disponibile circa 800 progetti di promozione sportiva nei quartieri disagiati, nelle scuole, nelle carceri…, e serve personale qualificato.
Poi c’è la Scuola dello sport, con oltre 70 corsi e seminari e più di 50mila partecipanti, e ci vogliono tanti docenti.
Nessuno stupore, quindi, che fra quei 2.500 incarichi circa ce ne siano ben 450 o giù di lì di importo superiore a 10mila euro. Per un ammontare di 12 milioni e mezzo. Nessuno stupore nemmeno leggendo la motivazione che li accompagna: Carenza organico interno, affidamento diretto/fiduciario.
Anche se qualche dubbio può oggettivamente venire apprendendo che i dipendenti (dato 2023, il più recente) sono 502. Tanto più perché alcuni incarichi esterni sembrano tipici di funzioni aziendali, come la direzione esecutiva di contratti d’appalto riguardanti vigilanza, pulizie, arredi, antincendio…. Oppure l’attività organizzativa, operativa e relazionale al per corso di re -branding e visual identity di Sport e Salute. Va da sé che in una platea così vasta di consulenze e consulenti al servizio di una società pubblica che si occupa di sport, si trovi di tutto.
Molti sportivi famosi, al cuni impegnati come testimonial in iniziative sociali. Qualcuno magari accompagnato da un pedigree partitico, che con l’aria che tira non guasta mai. Ma nel contesto politico attuale il campione olimpico Juri Chechi, già consigliere comunale a Prato quando ancora esistevano i democratici di sinistra, è davvero una specie di mosca bianca.
C’è nella lista la campionessa olimpica Manuela Di Centa, ex deputata di Forza Italia. C’è il pallavolista Luigi Mastrangelo, ora responsabile dello sport per la Lega di Matteo Salvini, già candidato a Cuneo senza fortuna. C’è il judoka Felice Mariani, eletto nel 2018 con il Movimento 5 stelle e passato nel 2021 alla Lega che l’anno seguente lo ha ricandidato, ma sempre senza fortuna.
Dagli sportivi ai professionisti. C’è l’avvocato Riccardo Andriani, luminare del la giustizia sportiva, ex responsabile dello Sport nell’epoca d’oro di An: ora è consulente sia di Sport e Salute, sia del governo Meloni come componente della struttura di missione per gli anniversari, dove coabita con l’ex ministro dell’Istruzione leghista Marco Bussetti.
C’è Bruno Campanile, ex capo del dipartimento dello Sport del Comune di Roma con Gianni Alemanno sindaco e oggi vicepresidente vicario dell’Asi, associazione presieduta dal sottosegretario all’Ambiente di Fratelli d’Italia Claudio Barbaro. Campanile è titolare di due consulenze annuali: la prima da 100mila euro per gli “Eventi” e la seconda da 120mila per le “Strategie”.
E non è difficile imbattersi anche in altri nomi conosciuti a vario titolo nel mondo della politica. Fra questi, per esempio, quello di Cecilia Cristaudo: una lunga esperienza in Mediaset prima di affiancare la deputata prima, e ministra d
Forza Italia poi, Mara Carfagna. Incidentalmente ex compagna dell’attuale presidente di Sport e Salute, Marco Mezzaroma. Così non si può che partire da qui per spiegare come la cassaforte pubblica dello sport sia finita nell’orbita meloniana.
Fino all’agosto del 2023 comanda Vito Cozzoli, funzionario parlamentare, ex capo di gabinetto della ministra dello Sviluppo Federica Guidi disarcionato senza troppi complimenti da Carlo Calenda. Dopo quell’incidente il secondo governo di Giuseppe Conte lo spedisce all’ex Coni Servizi. Ma quando il suo mandato scade, l’aria è ormai diventata irrespirabile: Fratelli d’Italia ha stravinto le elezioni e vuole prendersi anche lo sport, dopo la salute. Con gli interessi.
Per prima cosa il cda passa da tre a cinque persone. Consiglieri sono nominati l’ex onorevole forzista Maria Spena non rieletta nel 2022, la capo segreteria del ministro della Salute Orazio Schillaci, Rita di Quinzio, e Fabio Caiazzo: designato dal ministro salviniano dell’Istruzione Giuseppe Valditara, nonostante una radiazione sportiva dopo uno scontro al calor bianco con il potentissimo patron dell’Asi, Claudio Barbaro.
E alla presidenza ecco Marco Mezzaroma, cognato ed ex socio nella Salernitana del proprietario della Lazio nonché parlamentare di Forza Italia, Claudio Lotito. Ma grande amico, dettaglio non trascurabile, delle sorelle Giorgia e Arianna Meloni con le quali trascorre una vacanza in Puglia. Mezzaroma è anche grande amico di Giuseppe De Mita, figlio dell’ex segretario Dc Ciriaco De Mita. Per la proprietà transitiva pure lui è assimilato al cerchio magico meloniano e sembra destinato a fare l’amministratore delegato. Ma qualcosa va storto
Il posto lo prende il direttore generale Diego Nepi Molineris e De Mita si consola con una poltroncina nel consiglio di Cinecittà.
Resta però nei paraggi come consulente, fino a quando la politica di nuovo rompe gli indugi e il figlio di Ciriaco viene assunto il 13 gennaio 2025 come super dirigente. Pronto per il probabile balzo, l’anno prossimo. Intanto lo stipendio è di 180mila fissi più 45mila variabili. Totale: 225mila.
È il top aziendale dei dirigenti, a un sof fio dai 230mila di Stefano D’Albora, manager in passato nello staff del Comune di Roma targato Alemanno, ex ad di Coninet rimpiazzato da Valeria Panzironi (225mila).
E chissà se in previsione di questa prestigiosa new entry le retribuzioni dei dirigenti di Sport e Salute beneficiano nel 2024 di incrementi spettacolari, sia pure formalmente legati a nuove funzioni. Lo stipendio di Marco Befera, incidentalmente figlio dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera,
sale in un anno da 137mila a 183mila euro. Quello di Roberta Odoardi da 150mila a 187mila.
Quello di Monica Rufo da 137.500 a 175mila. Da 193mila a 212mila, invece, lievita la paga di Luigivalerio Sant’Andrea, ex commissario di governo della società degli impianti per le olimpiadi invernali di Milano -Cortina: rientrato l’anno scorso a Sport e Salute ha trovato il suo posto occupato da Emiliano Curi (194mila) e si è dovuta improvvisare per lui una direzione Real estate. Sorprendente.
Ma ciò che altrove può apparire così, qui non lo è affatto. È normale che una società pubblica che eroga così tante consulenze e ha 502 dipendenti, autorizzi molti dei suoi stipendiati ad avere incarichi esterni? Quasi tutti gratuiti, per la verità. Però anche il tempo è denaro.
Nel biennio 2023-2024 una novantina di dipendenti sono stati autorizzati a svolgere 240 incarichi esterni. Uno, Marcello Degennaro, ha fatto l’assessore allo Sport al Comune di Barletta. Altri due, Francesca Orlando e Raffaele Pane, sono rispettivamente capo e vice capo dell’ufficio legislativo del ministro dello Sport Andrea Abodi. Francesca Orlando è anche consigliera del vicepremier di Forza Italia Antonio Tajani
Sergio Rizzo
per l’Espresso
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