STADIO ROMA, LA DENUNCIA DI LEGAMBIENTE: “SPARITE LE OPERE PUBBLICHE, AREA ANCORA PIU’ INACCESSIBILE”
NON PREVISTO IL POTENZIAMENTO DELLA LINEA, LE INFRASTRUTTURE SONO SALTATE DAL PROGETTO
L’accordo siglato in serata sul progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle rimanda il giorno dopo a inevitabili reazioni.
Commenti e polemiche si rincorrono nell’attesa che la maggioranza capitolina si riunisca per votare in aula una delibera ad hoc che, di fatto, sostituirà la precedente licenziata dell’amministrazione Marino.
L’ok al documento, che dovrà essere elaborato dagli uffici competenti, potrebbe arrivare entro un mese, forse prima.
In base ad una interpreazione della legge sugli stadi potrebbe non rendersi necessario un ok separato ad una variante urbanistica in quanto già prevista nella delibera in questione che autorizzerebbe 500 metri cubi, ovvero cubature in più rispetto ai 350 mc previsti in quell’area dal piano regolatore vigente.
Nel progetto precedente le cubature autorizzate erano il doppio, ovvero un milione di metri cubi.
Legambiente rimane critica: “L’accordo sullo Stadio conferma l’errore nella scelta dell’area, con cubature che servono a mettere in sicurezza idrogeologica l’area e che continuano a mancare per la metropolitana”, spiegano dall’associazione ambientalista. “Il taglio delle torri e la riduzione delle cubature in variante al piano regolatore e’ positiva – commenta il vice presidente nazionale Edoardo Zanchini – ma si conferma l’errore dell’area scelta che rimarrà irraggiungibile con la metropolitana, visto che il progetto sembra finanziare solo la riqualificazione della stazione di Tor di Valle ma continueranno a passare i soliti pochi, vecchi treni di una linea che funziona malissimo, e non emerge alcun finanziamento pubblico che preveda il potenziamento della linea”.
“Il risultato delle trattative sullo stadio è che rimane più di mezzo milione di metri cubi di cemento e spariscono le opere pubbliche – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – Ci rivolgiamo alla giunta Raggi, chiedendo chiarezza su quanto deciso ieri nell’accordo con l’AS Roma, da un lato infatti non emerge alcuna certezza sull’accessibilità su mezzo pubblico così come era previsto dalla delibera di pubblico interesse, dall’altro lato comunque ci troveremmo di fronte alla nascita di un quartiere da 600mila metri cubi di uffici e strutture commerciali. L’ultimo accordo conferma quanto fosse sbagliata la scelta dell’area, visto che gran parte della cubatura da realizzare viene motivata proprio con la spesa per la messa in sicurezza dell’area dai enormi rischi idrogeologici che la contraddistinguono”.
Ironizza su Facebook il deputato pd Marco Miccoli: “Sono sicuro che la Sindaca di Roma Virginia Raggi garantirà tutte le opere pubbliche previste nel progetto per il nuovo Stadio della Roma — posta – e garantirà ai tifosi di poterlo raggiungere, anche a quelli che non hanno l’elicottero. #FamoStoStadio #mafamopureleoperepubbliche”.
“Rivoluzionare il progetto come detto dalla sindaca Raggi, tagliando opere pubbliche importanti come il prolungamento della metro (quantomeno non citata dal sindaco) e immaginando che parte di esse possa essere realizzata in un secondo tempo, in una città piena di quartieri in cui sono state realizzate le case ma non le opere pubbliche essenziali ad una vita civile, non ci sembra una grande conquista”, sostiene l’architetto Marialuisa Palumbo, direttore scientifico del master in architetture sostenibili dell’Istituto Nazionale architettura (Inarch).
Raggi, scrive l’architetto in una nota, “poichè è ben noto che le cubature delle torri erano state calcolate per il bilanciamento economico delle opere pubbliche richieste, se si vuole parlare di ‘sostenibilità ambientale e sociale’ del progetto, bisogna capire cosa succede di queste opere pubbliche”.
Non piace invece ad Alessandro Lepidini, consigliere dem al IX municipio “l’aver deciso per il via libera a Tor di Valle devastando l’ultima ansa del Tevere, uno dei simboli del IX municipio, senza prevedere nell’accordo le indispensabili opere infrastrutturali”.
Per gli ecoradicali invece “la giunta si è piegata ai diktat degli interessi forti, avallando una gigantesca operazione immobiliare al di fuori del piano regolatore, aggiungendo cemento in una città che conta almeno 100mila immobili invenduti”.
Intanto dopo l’accordo raggiunto ieri sera sullo il Codacons ha già annunciato che valuterà il progetto per decidere se impugnarlo al Tar.
(da “la Repubblica”)
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