STAGIONALI, STUDENTI & C.: TROVARE CASA E’ PURA UTOPIA
SPARITI DAL MERCATO GLI APPARTAMENTI NON TURISTICI
È ricominciato il refrain della carenza di lavoratori per l’estate. Stavolta è partito dai bagnini, ne mancano circa 4 mila. L’allarme lo ha dato qualche settimana fa Roberto Dal Cin, presidente di Confapi Turismo ed esercente di Jesolo. Eliminata la motivazione, mai corroborata dai dati statistici, legata al reddito di cittadinanza, restano le cause vere di questa penuria, sempre le stesse: salari troppo bassi, cambiamento delle abitudini dei giovani, uno strutturale calo demografico, mancanza di attrattiva di certi lavori. “Quando ero giovane, fare il bagnino ti faceva fare bella figura con le ragazze – scherza, ma non troppo, Dal Cin – ora non è più così, si punta ad altro”.
Forse è più rilevante un altro motivo citato dall’imprenditore veneto: “Fino a pochi anni fa, agli stagionali era garantito l’alloggio, oltre al salario, ora non è più così. Vedo ragazzi che prendono 1.400-1.500 euro al mese e ne pagano 500 per una stanza: non è poco”. “È un disastro ormai – conferma Juri Magrini, assessore al bilancio e alle attività economiche a Rimini – Noi abbiamo fatto una delibera per aiutare gli hotel, magari i più piccoli, a trasformarsi in staff hotel, dove far dormire il personale e i lavoratori stagionali che non trovano alloggio”. Un problema che si sta ponendo in sempre più città, da Polignano al Lago di Garda, sempre in assenza di una normativa nazionale che permetta di limitare gli affitti brevi.
Non è, ovviamente, solo un problema dei lavoratori stagionali: a Rimini “non si trovano appartamenti per gli studenti, ma anche per i docenti universitari, per il personale medico delle Asl, per gli insegnanti, per le forze dell’ordine. Un problema per l’intera città, per i servizi”, nota Magrini. Se Firenze, Venezia o Roma avevano conosciuto il boom degli Airbnb già dal 2013 in poi, in altre città, anche turistiche, sta montando ora, con numeri raddoppiati in pochi anni. Eppure, l’associazione tra affitti brevi, lavoro e diritto all’abitare continua a non essere colto.
“Sala forse dimentica che il ministero del Turismo si occupa di turismo e non di residenze per gli studenti”, ha risposto Daniela Santanché al Fatto, che le chiedeva chiarimenti sugli effetti delle nuove normative sugli affitti brevi criticate dal sindaco di Milano: “Il Codice identificativo nazionale è stato adottato per contrastare – con strumenti reali – ogni forma di abusivismo e allinearsi ai parametri europei di trasparenza”. Dunque non per risolvere il problema della residenzialità, ha spiegato la ministra.
Emily Clancy, vicesindaca di Bologna e assessora alla casa e al sociale (che ha seguito i tavoli ministeriali sugli affitti brevi) spiega: “Quando abbiamo parlato di Piano Casa, noi lo abbiamo detto anche al ministro delle Infrastrutture Salvini, non solo a Santanchè, che ci serve altro”. E segnatamente edilizia pubblica, oltre ai soldi. A Bologna dal 2016 sono 5.000 gli appartamenti in meno offerti a canone concordato, mentre gli Airbnb sono passati da 800 a 4.700: “In una situazione in cui un’agenzia può prendere 100 appartamenti e fare solo affitti brevi – nota la vicesindaca Clancy – a che può servire un aumento della cedolare secca? O si limita o per le città attrattive come la nostra sarà impossibile reggere”.
A Venezia, l’estate scorsa, è stata lanciata una campagna di reclutamento di medici di base: l’Ulss 3, quella della Laguna, aveva bisogno con urgenza di 45 medici per far fronte ai pensionamenti. Così, di concerto con il Comune e la Regione, ha offerto ai medici di tutto il mondo un ambulatorio a canone agevolato, un accompagnamento nella ricerca di un alloggio, un parcheggio gratuito alle porte della città e ha costruito una campagna stampa e video. È stata un successo, 254 candidature in poche settimane, problema risolto. Nella Venezia lagunare servono ormai in media da 2 ai 6 mesi per trovare una casa: non una casa a prezzo basso, una casa accettabile. Per chi vi si trasferisce da fuori, un disincentivo enorme. Alessandro Onorato, assessore al Turismo di Roma, nota come con le leggi attuali si registrino sempre più spesso situazioni in cui, se un condominio vieta gli affitti turistici per regolamento, le agenzie comprando la maggioranza degli appartamenti, impongono un cambiamento del regolamento condominiale stesso. A Roma, chi lavora in centro vive in periferia, ma in altre città o cittadine turistiche non è possibile. “Mi capita di parlare con parlamentari che si lamentano che non trovano casa – ironizza Onorato – e che decidono di andare a convivere con altri parlamentari” pur di non spostarsi troppo lontani dal centro: “Vorrà pur dire qualcosa: ci ascoltino”
(da ilfattoquotidiano.it)
Leave a Reply