STAITI: “RIDATECI IL VECCHIO TEATRINO DELLA POLITICA”
UNA LUCIDA E SPIETATA ANALISI DEL BERLUSCONISMO DELL’EX DEPUTATO DEL MSI… “NELLA PRIMA REPUBBLICA C’ERANO ALMENO STORIE POLITICHE E PERSONALI DEGNE DI RISPETTO”…UNA VISITA A MONTECITORIO TRA EX VELINE IN TACCO 12 E LEGULEI
Davanti a un macellaio toscano con la faccia di Verdini, sareste certi che il chilo di bistecche che chiedete, pesi davvero un chilo?
Comprereste del vino da un oste con la faccia di Brancher, convinti che sia veramente fatto con l’uva?
Prendereste una vettura usata da un tipo con la faccia di Cosentino, senza sospettare che il contachilometri sia taroccato?
Vi consegnereste a un giudice con la faccia di Caliendo sicuri che sareste giudicati secondo legge e coscienza?
Affidereste una notevole somma di denaro a uno con la faccia di Scajola?
Mandereste vostra figlia sedicenne in vacanza da sola con uno con la faccia di Larussa?
Vi confessereste tranquillamente ad un prete con la faccia di dell’Utri?
Confidereste un segreto imbarazzante a uno con la faccia di Gasparri senza il dubbio che non vada subito ad informare i carabinieri?
Potremmo proseguire quasi all’infinito. Matteoli, De Gregorio, Ghedini, la Brambilla, etc. etc.
Unica eccezione Carlo Giovanardi. Lui e’ un cretino con la faccia da cretino. E’ pettinato come un cretino. Il solo rimasto in Italia a sostenere la tesi della bomba nella toilette dell’aereo di Ustica.
Una volta si diceva che ciascuno ha la faccia che si merita, e, loro, le facce che hanno se le meritano proprio tutte.
All’ingresso della sede romana del Pdl, campeggia, grande grande, una scritta: “donne e uomini liberi che vogliono rimanere liberi”.
Ci vorrebbe una piccola aggiunta: “o almeno latitanti”.
Nello sfascio nauseabondo della cosidetta seconda Repubblica, assai peggiore della prima, dove, almeno apparentemente, c’erano storie politiche e personali degne di rispetto, emerge in modo prepotente, tutto il disastro della societa’ italiana, dello Stato, della nazione, di un intero popolo.
Un popolo avvilito, rassegnato, molto spesso complice.
Ubriacato dagli idoli televisivi, dalle mode che gli vengono imposte, dai simboli materiali dei quali non riesce piu’ a fare a meno, dagli esempi di straccionismo morale e materiale che gli vengono ogni giorno offerti come modelli, dal progressivo abbattimento di tutti gli argini morali collettivi, ancor piu’ importanti di quelli personali (per i quali almeno c’e’ il codice penale, mentre per quelli che riguardano l’intera societa’, c’e’ soltanto l’assuefazione), dallo smantellamento di ogni forma di tutela sociale imposto dalla globalizzazione, che e’ solo il lato economico di una politica di respiro mondiale.
Vi imponiamo la “nostra” liberta’, la “nostra” democrazia, le “nostre” leggi e, se non siete d’accordo, vi bombardiamo, vi invadiamo, vi facciamo governare da politici corrotti, nostri servi.
Se reagite, vi trattiamo da terroristi.
Trenta o quarant’anni fa’, se fossero accadute meta’ delle cose che oggi stanno capitando, con la Fiat e tutte le altre “imprese” (ma ormai sono quasi tutte divenute delle finanziarie nelle quali l’aspetto industriale e’ secondario), le strade si sarebbero trasformate in campi di battaglia.
C’e’ quasi da rimpiangerli quei tempi!
C’era vita nel paese, il sangue scorreva ancora nelle vene degli italiani, le passioni erano ancora vive e pulsanti.
Oggi ci si limita a qualche “civile protesta”, si sale sui tetti, ci si rifugia in qualche isola.
E se qualcuno tenta di incazzarsi sul serio, come e’ accaduto per i terremotati dell’Aquila, resisi finalmente conto di aver fatto da comparse negli spot televisivi del “caimano sdentato”, ecco il manganello.
Volete addirittura passare davanti al “palazzo delle mignotte” del cabarettista di Arcore?
Il potere sa che ci saranno poche reazioni.
Persino i “centri sociali” se ne stanno buoni; i “fascisti sociali” sono ormai sistemati: chi con Alemanno, chi con Romagnoli, chi con Storace, chi con “Forza Nuova” che pensa solo alle guerriglie di quartiere, con gli omologhi dell’ultra sinistra, o agli immigrati che puzzano e danno fastidio e, il piu’ delle volte, non reagiscono.
Ah! Se potessero tornare indietro i vecchi dirigenti (quasi tutti defunti) della sinistra, i “comunisti” come li chiama l’impasticchato di Palazzo Chigi.
Ci starebbero piu’ attenti a demolire la patria, lo stato, a denigrare la nazione, a minare il senso di appartenenza alla storia italiana, alle sue pagine liete come a quelle tristi; a cio’ insomma che aveva faticosamente contribuito a costruire un po’ di orgoglio nazionale.
In Russia, nelle parate ufficiali, sfilano, insieme alle bandiere di oggi, anche quelle degli zar e dell’Unione Sovietica.
Piu’ serio il popolo e piu’ seri i suoi governanti.
Eppure, eppure se il nostro fosse un popolo vero, guarderebbe con qualche attenzione a certe grandi intuizioni del nostro passato.
A me non frega piu’ niente dell’impero, degli 8 milioni di baionette, delle sfilate lungo i Fori Imperiali, degli aquiloni, dei salti nei cerchio di fuoco, degli orbace; al limite non mi frega piu’ tanto neppure di Mussolini.
Anche se le colpe dei nipoti non debbono ricadere sui nonni.
Lui ha voluto fare il dittatore e i dittatori non possono farsi mettere in minoranza come un qualsiasi presidente del Consiglio.
I dittatori non possono essere “buoni”.
I gerarchi del 25 luglio, li doveva far fucilare subito, li’ nel cortile di Palazzo Venezia. E il 25 aprile doveva imbracciare il mitra e farsi ammazzare come Allende in Cile, non infilarsi da fuggiasco, in quel budello di strada che porta
a Giulino di Mezzegra.
Sono invece interessato e molto, all’ultimo atto, quello nel quale, moltissimi che non erano mai stati fascisti, andarono a combattere una battaglia ormai perduta.
Per l’onore d’Italia, ma anche per la socializzazione, la rivoluzione, e per i lavoratori nei consigli di amministrazione delle industrie.
Che spettacolo sarebbe oggi alla Fiat!
Invece no; le finanziarie internazionali con i loro “derivati”, le banche con i loro “denaro virtuale’, i grandi, piccoli “gnomi” di tutto il mondo speculano e guadagnano e, se per caso ci perdono, mettono nei guai risparmiatori, governi e stati in tutto il mondo. Poi si fanno salvare e rincominciano da capo. Come oggi, passata, per loro, la buriana.
Il conto lo paghera’ sempre la povera gente. In tutto il mondo.
Ormai avanti negli anni, senza piu’ aspirazioni, sogni o illusioni, aspetto solo che l’Italia tenti di riconciliarsi con il proprio passato e la propria storia.
A pensarci bene, non e’ poi cosi’ strano, che il primo, vero tentativo di farlo, lo si debba a un “fascio comunista” come Antonio Pennacchi.
Il suo “Canale Mussolini” e’ un capolavoro.
E’ un “Gattopardo” plebeo, nel senso piu’ nobile del termine.
Il solito becerodestrista di turno ha scritto al “Giornale” di Feltri (ma avrebbe potuto tranquillamente scrivere al suo “prognato” Maurizio Belpietro), per dire che Pennacchi falsifica la storia.
Ben vengano questi falsari!
Gli altri restino pure cio’ che sono sempre stati: degli omuncoli senza palle.
Chissa’ mai se l’Italia riuscira’ un giorno a liberarsi di quel tappo di sporcizia — come quelli che si formano talvolta nei lavandini intasati — che da vent’anni le impedisce di guardare con sincerita’ e severita’ dentro se’ stessa
Mi sforzo di pensare che le vicende penose alle quali stiamo assistendo in questi giorni, siano l’inizio dell’epilogo.
Il tappo oggi, e non e’ una facile battuta, si chiama Silvio Berlusconi, il terminale e il punto di inizio della nostra decadenza politica e morale.
Cinque mesi fa’ sono tornato, dopo piu’ di quattro anni di assenza, a Montecitorio.
Che spettacolo!
Un gruppo di ex veline, attualmente “fellazine”, con gli occhi sgranati dal bisturi, il tacco 12 e l’atteggiamento di chi si ritiene proprio una “gnocca”.
Poi una sessantina di ex impiegati, ex dipendenti Publitalia e Mediaset, vari sprovveduti beneficati dalla nomina a deputato, legulei divenuti famosi (famosi?), perche’ difendono nei tribunali il capo.
Persino Giorgio Stracquadanio, l’ex portaborse di Tiziana Maiolo, tutto rimpannucciato e ripulito, pontificava in mezzo ai giornalisti.
Tutto questo potra’ andare avanti ancora per molto?
E’ possibile continuare ad avere rispetto per un esercito che fa le guerre dichiarate o non dichiarate dagli altri, e che non si solleva contro l’ ignominia di avere un ministro come Larussa?
E’ possibile andare avanti con la retorica che siamo in Afghanistan per vincere, quando tutti sanno che li’ hanno sempre perso tutti, dagli inglesi ai russi e perderemo anche noi?
Dei onnipotenti, fate sparire tutto questo.
Ridateci un po’ di dignita’.
Poi, passata questa fase infame, che nessuno venga piu’ a dirci, per favore, che gli imprenditori di successo,( lasciamo perdere come ottenuto), sono bravi anche in politica, la politica del “fare”.
Sicuramente i loro interessi.
Ridateci il vecchio “teatrino della politica” e per piacere, lasciate gli imbonitori nei mercatini rionali.
Tomaso Staiti
articolo tratto dagli amici di www.atuttadestra.net
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