STORACE REAGISCE ALL’ARROGANZA DELLA MELONI: “HA PERSO LE ELEZIONI E DA’ LA COLPA AGLI ALTRI: RIDICOLA E IGNORANTE”
“HA PRESO 100.000 VOTI IN MENO DI QUANDO ALEMANNO HA PERSO, 400.000 IN MENO DI QUANDO VINSE, 500.000 IN MENO DI ME QUANDO DIVENTAI PRESIDENTE DELLA REGIONE”…” E RINGRAZI CHE ABBIAMO CHIUSO GLI OCCHI SU CERTI CASI GIUDIZIARI”
Tanti anni fa in edicola cercavamo Il Candido. Lo dirigeva Giorgio Pisano’, che lo aveva riportato in vita dopo tanti anni, nel 1968.
Giorgia Meloni non era nata e quindi nessuno le avrà raccontato – come per la storia del fascismo – che cosa si scriveva in una fortunata rubrica, Lo Stupidario, che mi è tornata in mente dopo aver letto, ieri su Il Tempo, la sparata di questa tigre di carta contro una serie di personaggi, me compreso e in compagnia di Fini e Alemanno.
La Meloni – che ha rifiutato alle comunali di Roma una nostra lista di sostegno, preferendo leghisti, liberali, i montiani di Mario Mauro e compagnia cantante – perde le elezioni e da’ la colpa a chi non ha voluto al suo fianco.
Ridicola, perchè il suo risultato non è dipeso certo dal nostro, che è stato negativo. Arrogante come spesso le capita, si è permessa di indirizzarci un ritiro a vita privata abbastanza buffo e cialtrone. Della nostra vita disponiamo noi, cara Giorgia. E della mia dispongo io.
Questa presunta leader che nel resto d’Italia raccoglie poca roba, e’ stata capace di distruggere ogni speranza di riunificazione a destra proprio per il suo tratto caratteriale che ha allontanato a Roma quel 4-5 per cento di elettorato moderato che le ha preferito persino Roberto Giachetti, espressione di quel Pd che mai pensavamo potesse ancora competere per il Campidoglio.
Ma quando ti trovi di fronte una sguaiata, questo è quello che può succedere.
Anzichè unire, la Meloni riprende con il suo odio. Ma dovrebbe chiedersi perchè se lei vanta oggi 265mila voti a Roma, Alemanno – quando ha perso nel 2013 – ne prese centomila di più e io stesso, sempre nella Capitale e alle regionali dello stesso anno, ne raggranellai ben 392mila (da Fdi 45mila..).
Per entrare nella storia della destra italiana, la Meloni avrebbe dovuto avvicinarsi ai seicentomila memorabili voti che Fini prese nella sua candidatura contro Rutelli, ai 675mila di Alemanno sindaco o ai miei 745mila da presidente del Lazio.
Rispetto, per favore.
Chi sputa così sulla sua storia – e su chi l’ha accompagnata per lunghi tratti di strada in una carriera che non dovrebbe aver bisogno di maleducazione da ostentare – non durerà a lungo. Perchè troverà qualcuno più linguacciuto di lei a sbarrarle la strada.
Non conviene nemmeno a lei il nostro ritiro a vita privata; perchè, almeno per me, vorrebbe dire dedicarmi ancora di più al mio lavoro, il giornalismo, e non ci sarebbero più vincoli politici a chiudere gli occhi di fronte a clamorosi casi, anche giudiziari, che pure abbiamo evitato di mettere in risalto.
Non si illuda di decidere i tempi del nostro impegno politico. Giorgia Meloni e’ da dieci anni in Parlamento collezionando record straordinari di assenteismo alla Camera; senza poltrona ci morirebbe. Senza telecamere si annoierebbe. Senza livore non vivrebbe. Le auguro di crescere meglio di come è vissuta finora.
Se insiste, c’è posto per lo Stupidario anche da noi. Glielo dedicheremmo. Cambi registro se invece vuole davvero una destra degna della grande tradizione che noi possiamo dire di aver vissuto con impegno e serietà .
Francesco Storace
(da “il Giornale d’Italia“)
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