STRANGOLAMI PIU’ FORTE, MINISTRO, NON TI SENTO: COME LAVORARE IL 33% IN PIU’ A PARITA’ DI STIPENDIO
AUMENTARE DEL 33% L’ORARIO DEI DOCENTI EQUIVALE A TAGLIARE IL 33% DELLE CATTEDRE E DEI POSTI DI LAVORO
Dunque, ho letto che nel nuovo Ddl del Ministro Profumo — quindi non si sta parlando di castelli in aria, si sta parlando di un testo già scritto — l’orario di insegnamento dei docenti di ogni ordine e grado passerebbe dalle 18 alle 24 ore settimanali.
Il tutto a parità di retribuzione, ovvero, ci aumentano l’orario del 33% e lo stipendio dello 0%.
Tutto questo al fine di “portare il livello di impegno dei docenti sugli standard dell’Europa occidentale” (senza però aumentare la paga sugli standard dell’Europa occidentale), e la mia richiesta di aiuto consiste appunto in questo: abitate in Europa occidentale?
Sapete quante ore di lezione frontale fanno gli insegnanti colà ?
Leggete l’articolo sottostante e avrete la certezza che il governo mente.
Non so se poi valga la pena ricordare che un insegnante lavora molto più di 18 ore: quelle sono soltanto le lezioni frontali.
Poi ci sono le ore di ricevimento, i consigli, le ore spese a correggere i compiti, eccetera eccetera.
Parlare di 24 o di 18 ore insomma è un po’ strumentale: sarebbe più onesto dire che ci si sta chiedendo di lavorare il 33% in più a parità di retribuzione.
Perchè se ho sei ore di lezione in più dovrò anche prepararle, e probabilmente avrò una o più classi in più, ventine di genitori in più con cui interagire in ore che non sono conteggiate, il 33% in più di compiti da correggere eccetera (naturalmente posso impegnarmi meno, correggere meno compiti, interagire meno coi genitori: forse mi si sta chiedendo questo: di aumentare la quantità e diminuire la qualità ).
Poi c’è il problema delle cattedre, vale a dire dei posti di lavoro.
Il ministro ha un bel da dire che vuole assumere un sacco di gente coi concorsi; se la matematica mi assiste, aumentare del 33% l’orario degli insegnanti equivale a tagliare il 33% delle cattedre.
A quel punto non sono nemmeno sicuro di mantenere il mio posto (sono ancora relativamente ‘giovane’, e ogni volta che si tagliano le cattedre sono i più giovani che si ritrovano a spasso).
Infine, siete liberissimi di pensare che noi insegnanti lavoriamo poco; neanch’io penso di essere tra quelli che lavorano di più.
Però a questo punto ho una domanda: vi viene in mente un’altra categoria qualsiasi in Italia, che di fronte alla richiesta di aumentare del 33% l’orario e la prestazione a parità di salario non marcerebbe su Palazzo Chigi coi forconi e le torce?
A me no, non viene in mente.
Leonardo Tondelli
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