TENNIS, LA PUGLIA IMPAZZISCE PER FLAVIA E ROBERTA: “IL NOSTRO SPOT PIU’ GRANDE”
LA SORELLA DELLA BRINDISINA: “IMPRESSIONATA DAL SUO SGUARDO”… IL PADRE DELLA TARANTINA: “CHE CARATTERE”
La prima sfida la vinse Roberta, oltre vent’anni fa. L’ultima se l’è presa Flavia, nel 2013.
Flushing Meadows, New York, quarti di finale degli Us Open.
Oggi Roberta Vinci, 32enne di Taranto, e Flavia Pennetta, 33enne di Brindisi, sono andate oltre. Battendo rispettivamente la numero 1 al mondo Serena Williams e la numero 2 Simona Halep, hanno scritto nei libri del tennis una storica finale agli Us Open.
Nel distretto del Queens, le due regine sono italiane. E hanno un passato comune.
Michelangelo Dell’Edera, direttore tecnico istituto superiore di formazione Roberto Lombardi della Federtennis, racconta che a undici anni Roberta usava la racchetta junior come fosse un fioretto.
La conobbe al circolo tennis di Galatina, dove Angelo Vinci portò la figlia con una racchetta e un carico di speranze. O di bei presentimenti, chissà . Quattro anni dopo, Dell’Edera prese in consegna anche Flavia Pennetta.
Sono passati più di vent’anni di alterne fortune per le due pugliesi, migliori nel singolare per la brindisina e nel doppio per la tarantina (ma anche Pennetta è stata numero 1), fino alla piena consapevolezza e alla maturità che ha fatto di queste due brillanti e tenaci Over 30 le dominatrici di Flushing Meadows 2015.
“Flavia ce l’ha fatta, ora speriamo nel miracolo di Roberta” aveva detto Donato Calabrese, numero della Federtennis Puglia, prima del match fra Williams e Vinci. “Visto? I miracoli accadono” ha commentato mezz’ora dopo l’impresa di quest’ultima, nel frastuono dei clacson e dei cori da stadio che hanno colorato la tranquilla sera di fine estate a Taranto.
“Che mia figlia stesse giocando bene l’avevamo visto – ha commentato un emozionato Angelo Vinci, al telefono – tranquilla, senza pressione. Ma potesse battere la Williams, in casa sua, dopo aver perso il primo set, non me l’aspettavo. Quando ho visto come affrontava il pubblico statunitense intimandogli di applaudire anche lei ho pensato: che carattere, tutta suo padre! Oltre al carattere, però, ha vinto mettendo in evidenza abilità tecnica e spirito di sacrificio. Ha ipnotizzato Serena, aspettando il momento giusto, sul tre pari del terzo set: lì è finita la partita. Siamo già felici così, certo se dovesse vincere sarebbe una gioia senza pari”.
Anche a casa Pennetta c’è grande euforia per la prima finale nel singolo della brindisina agli Us Open.
“Sono rimasta impressionata dallo sguardo di Flavia – racconta Giorgia Pennetta, sorella maggiore della tennista 33enne brindisina – sembrava in trance agonistica, non ha tradito smorfie neppure quando era sotto di un break nel secondo set”.
E ancora: “Lei dice sempre che questo torneo le piace – rivela Giorgia – le porta bene e gioca come se fosse a casa sua. Secondo me invece è talmente serena da giocare ancora meglio che a casa sua”.
Davanti agli schermi, per la finale, ci sarà un tifoso speciale della Pennetta, il suo primo mentore Bobo Ciampa. Due giorni fa aveva confidato di preferire la Halep come avversaria per la semifinale, che però non ha guardato: “Davvero ha vinto in questo modo? Che notizia meravigliosa. E la finale no, non me la perderò”.
Comunque vada, la Puglia vincerà gli Us Open.
Per la gioia, fra gli altri, del pugliese Isidoro Alvisi, consigliere nazionale della Federtennis: “Il tennis è l’immagine vincente della Puglia. Queste due ragazze sono straordinarie, sono sulla cresta dell’onda da oltre dieci anni e continuano a giocare per migliorarsi”.
L’unico rammarico di Alvisi è legato al mancato percorso comune, nel doppio di Pennetta e Vinci, che assieme vinsero il Roland Garros junior nel 1999.
Ma ora è tempo di pensare al presente: “Siamo pronti a goderci questo Apulia’s Day a New York. E’ il sogno di una vita”.
E nella città che non dorme mai, Flavia e Roberta sono pronte a coronare il loro sogno: New York, New York.
Antonino Palombo
(da “la Repubblica“)
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