TESSERINO FALSO PER ENTRARE, 13 COLPI CONTRO I TESTIMONI: LA RICOSTRUZIONE
IL KILLER PASSA PER L’ACCESSO RISERVATO CON FALSO TESSERINO SENZA CHE NESSUNO LO CONTROLLI…ORLANDO AMMETTE: “GRAVI ERRORI”
Voleva fare fuori tutti i testimoni, zittirli per sempre.
“Volevo vendicarmi contro chi mi ha rovinato” ha confessato ai carabinieri. Difficile spiegarsi in altro modo quella pistola fra la cinta.
Difficile spiegare altrimenti quei 13 colpi di arma da fuoco e i due caricatori con cui ha esploso i proiettili calibro 7.65.
Giacca, cravatta e impermeabile: nelle prime ore della mattinata Claudio Giardiello, imprenditore in gravi difficoltà economiche, 57 enne nato a Benevento e residente in Brianza, varca la soglia del Tribunale di Milano.
Capire dove e come sia passato è il compito della procura di Brescia che ha preso in mano le indagini.
Secondo il procuratore Bruno Liberati Giardiello avrebbe usato un falso tesserino per entrare da un ingresso laterale del Palazzo e dalla porta riservata all’accesso di magistrati, avvocati e cronisti (ed è stato ripreso dalle telecamere).
Giardiello è dentro, la pistola è con lui.
Si siede fra i banchi del pubblico di un’aula del terzo piano, quella dove si discute sulla bancarotta della sua Magenta Immobiliare.
Una faccenda, quella dellla Magenta – dichiarata fallita nel 2008 – che vede più protagonisti. Ci sono i coimputati, soci con Giardiello dell’azienda (lui detenva il 55%): suo nipote Davide Limongelli (30%) e un altro coimputato, Giovanni Erba. Sono tutti lì. In aula c’è anche un giovane avvocato del foro milanese, Lorenzo Alberto Claris Appiani, che aveva avuto a che fare con quel fallimento e che ora parla come teste.
Poco prima delle 11 sale la tensione nell’aula.
E’ in corso un controesame e le voci si fanno grosse, un litigio, il diverbio è sempre più acceso. Il suo avvocato rinuncia alla difesa di Giardiello.
A quel punto Giardiello scatta. Estrae la pistola e spara: colpisce al cuore Lorenzo Claris e lo uccide. Aveva 37 anni.
Spara ancora – testimoni parleranno di più colpi – e ferisce il nipote e il coimputato Erba che morirà poco dopo in ospedale.
Scatta il panico nel tribunale. Giudici e avvocati si chiudono per precauzione nelle stanze. Il 57enne fugge, testimoni raccontano di averlo visto nascosto sotto una panca. Non si sa se prima o dopo essere sceso con le scale al secondo piano, dove la sua necessità di “azzittire” continua.
Arriva davanti alla porta del giudice fallimentare Ferdinando Ciampi, citato come teste al suo processo perchè aveva emesso una sentenza di fallimento di una società collegata a quella di Giardiello.
L’omicida apre e spara. Il corpo di Ciampi verrà ritrovato poco dopo da alcune cancelliere. Ucciso con 2 colpi di pistola.
Da quanto si è saputo, Ciampi ha cercato di proteggere anche una sua collaboratrice prima di essere ammazzato nella sua stanza.
A questo punto Giardiello non si trova.
E anche qui la procura di Brescia dovrà ricostruire punto per punto come ha fatto. Il beneventano si nasconde e poi riesce a uscire dal tribunale.
Inforca una moto, raggiunge la provinciale e in circa mezzora corre verso Vimercate, dove verrà fermato dai carabinieri che grazie alla videosorveglianza del tribunale hanno identificato la targa del Suzuki.
I militari lo disarmano. Il premier Renzi – mentre esprime cordoglio ai famigliari delle vittime – spiega che “aveva ancora i caricatori” e Alfano dice che “poteva uccidere anche a Vimercate”.
Comincia l’interrogatorio, poi Giardiello si sente male e viene portato via in ambulanza.
Durante l’ interrogatorio di garanzia che si è svolto nel pronto soccorso dell’ospedale di Vimercate si avvale della facoltà di non rispondere “adesso è sotto choc e sedato”.
Cinque ore dopo – con un conto di tre vittime e una quarta persona ferita gravemente – in conferenza stampa, il ministro della Giustizia Orlando dirà che “il sistema ha visto compiersi un insieme di errori gravi” che “le indagini dovranno chiarire”.
Un palazzo di giustizia dove si entra e si esce indisturbati: un bel biglietto da visita per Expo’.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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