TESTATE NUCLEARI: SI E’ RIDOTTO IL NUMERO, SONO AUMENTATI I PAESI PERICOLOSI
NEL 1985 ERANO 65.000, ORA SONO 23.300, DI CUI SOLO 8.000 ATTIVE… SONO NOVE I PAESI CHE LE POSSIEDONO: I CINQUE STATI MEMBRI PERMANENTI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA, A CUI SI SONO AGGIUNTI INDIA, PAKISTAN, NORD KOREA E ISRAELE… E L’IRAN PUNTA A PRODURLE
Ogni tanto si fanno summit per cercare un accordo sulla riduzione delle testate nucleari, ma di fatto vi sono Paesi che, in barba a qualsiasi autorizzazione, le hanno costruite o le stanno costruendo.
Così, quasi per assurdo, se da un lato si può dire a ragion veduta che ci sono meno super bombe in circolazione, dall’altro non si può negare che le possiedano Paesi più pericolosi, anche in prospettiva.
Nel 1985 c’erano al mondo 65.000 testate nucleari, adesso si sono ridotte a 23.300, di cui solo 8.000 attive.
Quanto ai Paesi detentori, attualmente sono nove.
Cinque di questi sono i Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, in quanto vincitori della seconda guerra mondiale.
Sono i cinque Stati che hanno anche firmato il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) il 5 marzo 1970, che stabiliva che armi atomiche le potevano possedere solo i cinque Stati che già le avevano a quella data, cioè loro. Vediamo nel dettaglio: gli Stati Uniti detengono ancora 9.400 testate, di cui 2.626 attive, la Russia ha 12.000 testate di cui 4.650 attive, il Regno Unito ha 185 testate, di cui 160 attive.
La Francia, potenza atomica dal 1960, ha 300 testate, tutte attive.
La Cina, potenza atomica dal 1964, ha 240 testate, di cui 180 attive.
Ci sono poi tre Paesi che possiedono la bomba atomica, senza aver mai aderito al Tnp.
Due non lo firmarono proprio: l’India, potenza nucleare dal 1974, con 80 testate di cui 60 attive e il Pakistan, potenza nucleare dal 1998, con 90 testate, di cui 70 attive.
La Corea del Nord invece, fornita di una decina di testate, uscì dal trattato nel 2003, proprio per poter fare il suo primo test nel 2006.
Ultimo Paese è Israele che, al contrario, è firmatario del Tnp e che avrebbe circa 80 testate: fece trapelare che si era equipaggiato, per premunirsi da eventuali aggressioni.
In verità testate nucleari ne possedeva anche il Sudafrica dell’apartheid che negli anni ’80 si era fornito di sei bombe atomiche che poi smantellò negli anni ’90, prima ancora delle elezioni multietniche.
Ci sono poi tre ex repubbliche sovietiche che rinunciarono agli arsenali nucleari ereditati dalla disciolta Unione Sovietica, riconsegnandoli alla Russia, ovvero il Kazakistan con 1.400 testate, l’Ucraina con 5.000 testate e la Bielorussia con 81 ordigni.
Poi vi sono i Paesi che non hanno armi nucleari proprie, ma ospitano armi nucleari di un alleato: Germania, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Turchia lo fanno tuttora, il Canada le ha avute fino al 1984, la Grecia fino al 2001.
Tutti ordigni Usa che sono presenti anche nel Regno Unito.
Ora il rischio che anche l’Iran possa diventare un Paese in possesso di testate nucleari mette in fibrillazione non solo il mondo occidentale, ma va a disturbare gli equilibri esistenti tra le grandi potenze.
Ogni variabile minore ha sempre un protettore e un nemico dichiarato, ma le sanzioni economiche previste per chi vuole scalfire gli equilibri si dimostrano poi di fatto inefficaci, se non appoggiate da tutte le forze in campo.
La diplomazia farà il suo mestiere, ma nessuno può negare che le grandi potenze si siano nel frattempo dotate di altre sofisticate armi missilistiche capaci di ridurre in cenere interi territori, con annesse le popolazioni che vi abitano.
Gli armamenti si sono ridotti, ma sono diventati più sofisticati, non certo perchè tutti abbiano compreso l’inutilità di spendere miliardi di dollari che potrebbero invece aiutare a risolvere i problemi della fame nel mondo e della mancanza di acqua in molti stati africani.
E’ sempre la logica delle superpotenze a dettare legge, sia quando si ergono a gendarmi del mondo che quando assumono le vesti dei benefattori interessati.
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