TESTIMONIANZE CHOC TRA I MIGRANTI SALVATI DALLA NAVE DI EMERGENCY: “OGNI SERA SCEGLIEVANO UNA DONNA DA VIOLENTARE”
LA LIFE SUPPORT E’ SBARCATA OGGI DOPO 4 MESI DI MARE E 564 VITE SALVATE DALLE CARCERI LIBICHE
«In prigione in Libia mi hanno picchiato: ogni sera sceglievano una donna da violentare, ma per fortuna a me non è mai toccato». «Ho passato tre giorni in mare, senza mangiare nè bere, senza poter usare un bagno, cosparsa di benzina: non riuscivo a reggermi in piedi». «In mare abbiamo incontrato tanti pescherecci ma non ci hanno aiutato, dicendoci che rischiavano una denuncia».
Le testimonianze dei migranti soccorsi da Emergency sono terribili e raccontano sia i pericoli e i timori delle traversate in mare, sia il dramma di quelli che sono veri e propri lager, dove chi vuole partire alla volta dell’Europa viene costretto per lunghi mesi, a volte anni.
I naufragi sbarcati oggi a Ortona (Chieti) erano partiti da Zwara, in Libia, nel primo caso, e da Sfax, in Tunisia, nel secondo e nel terzo.
Gli stranieri che hanno vissuto o transitato in Libia riportano di episodi di violenza. «Io e la mia nipotina di 4 anni, che accudivo all’epoca – riferisce una donna – siamo rimaste in prigione in Libia per un anno. Mi hanno picchiata in qualsiasi parte del corpo. Ho ancora le cicatrici. Ogni sera sceglievano una donna da violentare. Per fortuna a me non è mai toccato. Mentre ci picchiavano, fumavano come se fosse un gioco».
Le persone provenienti dalla Tunisia hanno passato più di tre giorni in mare navigando alla deriva. «Ho 45 anni e soffro di ipertensione – spiega una donna delle Costa d’Avorio, tra i superstiti -. Ho passato tre giorni in mare, senza bere, né mangiare, senza avere la possibilità di usare un bagno, sotto il sole cocente e nel freddo notturno. Quando ci avete soccorsi, avevo ovunque sul corpo la benzina che si era rovesciata dalle taniche. Non riuscivo a camminare, a reggermi in piedi. Mi hanno dovuta portare di peso».
E ancora: «Appena ho visto peggiorare la situazione in Tunisia ho deciso di far partire subito mia moglie con la nostra bimba. Non vedo l’ora di ristringerle tra le mie braccia – racconta un uomo della Costa d’Avorio -. Io sono rimasto in mare tre giorni. Abbiamo incontrato tanti pescherecci, ma i pescatori ci dicevano che non potevano farci imbarcare sulle loro navi perché rischiavano denunce penali. Avrebbero chiamato i soccorsi. Quando abbiamo visto la vostra nave abbiamo capito che non ci avreste lasciato morire».
Attiva in operazioni di ricerca e soccorso dal dicembre 2022, la Life Support termina oggi la sua quarta missione. In questi quattro mesi, ha salvato la vita di 564 persone.
(da Open)
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