THYSSEN, IL PG CASSAZIONE: “ANNULLARE LE CONDANNE, APPELLO TER”, IN AULA LACRIME E GRIDA DEI PARENTI DELLE VITTIME
NEL ROGO MORIRONO SETTE OPERAI, PENE SEMPRE IN DISCESA PER I SEI IMPUTATI
Una richiesta che ha fatto uscire i famigliari delle vittime dall’aula in segno di protesta. C’è chi ha gridato “venduti” ai giudici, mentre madri, sorelle e mogli di chi era rimasto coinvolto nel rogo sono scoppiate a piangere.
Il sostituto pg della Cassazione, Paola Filippi, ha infatti chiesto di annullare le condanne per tutti e sei gli imputati del processo Thyssenkrupp, dove nello stabilimento di Torino all’una di notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 sette operai morirono dopo essere stati investiti da una fuoriuscita di olio bollente nella linea 5 dell’acciaieria.
Il pg chiede un nuovo processo di appello per rideterminare le pene per i reati di omicidio colposo plurimo e per rivalutare il ‘no’ alle attenuanti per quattro degli imputati.
Stupito dalla richiesta del pg Raffaele Guariniello, il pm torinese che guidò l’indagine sul rogo e arrivò al primo processo per le vittime.
“A questo punto — ha detto — aspettiamo il verdetto della Quarta sezione penale della Cassazione. Bisogna capire i motivi di questa richiesta del pg”.
Parla invece di “fulmine a ciel sereno” Antonio Boccuzzi, operaio superstite dell’incidente e deputato dem che sottolinea anche “il rischio che i due imputati tedeschi, che sono poi i principali responsabili del rogo alla Thyssen, possano scontare in Germania una pena dimezzata. Sarebbe paradossale — ha proseguito — che l’amministratore delegato di Thyssen, che in primo grado era stato condannato per omicidio volontario, adesso possa ottenere in Germania una pena addirittura inferiore a quella degli altri coimputati italiani”.
“A fronte di questo rischio — ha concluso — è ancora più profonda la nostra delusione per l’annullamento della sentenza di primo grado”.
La vicenda giudiziaria
E’ la seconda volta che il processo Thyssen arriva in Cassazione, che in precedenza aveva ordinato alla Corte d’Appello di Torino di ricalcolare il trattamento sanzionatorio.
Nel processo d’appello bis le pene erano state lievemente ridotte.
In primo grado il pm Raffaele Guariniello aveva contestato l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale e le condanne erano state molto pesanti. In appello le pene furono mitigate, con l’esclusione del dolo, e l’ultima riduzione c’è stata dopo il primo ricorso degli imputati in Cassazione.
L’ultimo verdetto di condanna ha confermato l’omicidio colposo aggravato e violazione delle norme di sicurezza. In caso di conferma della sentenza, quattro imputati si costituiranno subito.
La vicenda giudiziaria è partita il 15 gennaio 2009, quando si apre a Torino il primo grado di giudizio, che si prolungherà fino al 15 aprile 2011, giorno della prima sentenza, arrivata dopo 100 udienze celebrate e la condanna severa inflitta a sei imputati.
Tra loro l’amministratore delegato dell’azienda siderurgica, Harald Espenhahan, condannato in primo grado a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario.
I manager, su cui oggi la Cassazione è chiamata a dire l’ultima parola, rivestivano vari ruoli all’interno dello stabilimento in cui si verificò il rogo.
Per i manager Thyssen le pene erano state in primo grado di 13 anni e mezzo per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione di cautele antinfortunistiche.
Le parti civili avevano avuto 13 milioni di euro su un totale di 17 milioni di risarcimento. L’1 luglio 2008 la Thyssen, che nel frattempo nel marzo 2008 aveva chiuso i battenti dello stabilimento torinese, ha versato la cifra alle famiglie dei 7 operai morti nel rogo per non costituirsi parte civile.
Secondo i giudici di primo grado, fu una “scelta sciagurata” dell’ad “di azzerare — si legge nella motivazione — ogni scelta di prevenzione”. Le vittime del rogo Thyssen sono: Antonio Schiavone (il primo a morire alle 4 del mattino per le ferite riportate durante l’incidente), Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rosario Rodinò, Rocco Marzo, Bruno Santino (spirati lentamente dal 7 al 30 dicembre del 2007 per le gravissime ustioni riportate).
Le pene vengono lievemente ridotte durante il secondo grado di giudizio, celebrato tra il 28 novembre 2012 e il 28 febbraio 2013, presso la corte d’assise d’appello di Torino, presieduta da Giangiacomo Sandrelli, con la clamorosa esclusione per l’ad Espenhahan, del dolo.
All’appello segue il ricorso in Cassazione presentato da Raffaele Guariniello, affiancato dai pm Laura Longo e Francesca Traverso, nonchè il pg Ennio Tomaselli, contro la sentenza d’appello, lo stesso fanno le difese degli imputati con altre motivazioni. In seguito i giudici supremi avevano chiesto il ricalcolo delle pena.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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