TIRA UNA BRUTTA CORRENTE IN FRATELLI D’ITALIA: SE IERI L’UNICA VOCE CRITICA ERA QUELLA DI FABIO RAMPELLI, ORA I MALUMORI SI MOLTIPLICANO.
CON LA SOSTITUZIONE DEL SALENTINO FITTO CON IL PIACENTINO FOTI AL MINISTERO DEGLI AFFARI EUROPEI, LE TENSIONI SONO ESPLOSE, SOPRATTUTTO TRA I DIRIGENTI DI PUGLIA E CAMPANIA. ECCO PERCHÉ LA PREMIER E’ STATA COSTRETTA A RINCULARE E TENERE PER SÉ LA DELEGA AL SUD … L’ATTIVISMO SOTTOTRACCIA DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, PER FORMARE UNA CORRENTE CON DONZELLI PER (ENTRAMBI “TROMBATI” DA ARIANNA MELONI)
Subito dopo la nomina di Tommaso Foti, detto “Masino”, a ministro degli Affari Europei, Giorgia Meloni ha capito che Fratelli d’Italia non sarà più il partito monolitico costruito intorno ai suoi boccoli, che è stato finora.
Negli ultimi due anni, l’unica voce lievemente critica è stata quella del suo ex mentore, il capogabbiano Fabio Rampelli, che però non ha mai osato sfidarla apertamente
Ora che la Ducetta ha deciso di sostituire il salentino Fitto con il piacentino Foti, tra gli ex missini del Sud si sta diffondendo più di un malcontento. I più irritati sono stati i Fratelli d’Italia di Puglia e Campania, che hanno fatto presente alla premier di non volere un “nordista” al posto di Fitto.
La Meloni ha strabuzzato gli occhi davanti a queste rimostranze, soprattutto perché sia la Puglia che la Campania andranno al voto, per il rinnovo del consiglio regionale, nel 2025. I ras locali del partito ci hanno tenuto a far presente che non si può avere uno sfegatato fan del Nord come Foti, che stando a quel che dice starebbe meglio con la Lega che con Fratelli d’Italia, nel ruolo chiave di gestore dei fondi Pnrr e dei fondi di coesione territoriale e le deleghe per il Sud.
L’attacco frontale a Foti ha spiazzato la premier, e l’ha costretta a una repentina retromarcia, per non inimicarsi coloro i quali dovranno portare i voti al suo partito, alle delicatissime elezioni regionali del prossimo anno.
E infatti la premier ha comunicato al neoministro Foti che la delega al Sud (senza portafoglio), che era nelle sue mani, al momento del giuramento al Quirinale, sarebbe rimasta a Palazzo Chigi, in capo alla stessa Ducetta, per evitare l’alzata di scudi dei coordinatori del sud.
Come scrive Tommaso Ciriaco su “Repubblica”: “la brusca inversione di rotta è stata decisa nelle ore convulse successive alla nomina di Foti. E determinata da una pressione politica dei parlamentari e dei dirigenti meloniani meridionali. In particolare, si apprende, a muoversi sono stati i coordinatori regionali, capitanati in particolare da quelli della Campania e della Puglia, due dei territori chiamati alle urne nel 2025 per la scelta del nuovo governatore.
Il timore manifestato a Meloni è stato quello di subire una campagna ostile delle opposizioni per aver ceduto un tema sensibile come il Sud a un ministro settentrionale. E che dunque il centrosinistra avesse gioco facile a sostenere che l’attuale esecutivo, dopo aver colpito il Mezzogiorno con la contestata riforma dell’autonomia, volesse penalizzare ancora l’area più svantaggiata del Paese”.
Il buon “Masino”, che dovrà già occuparsi della pesantissima rogna del Pnrr (lo stesso Mattarella, al momento del giuramento, gli ha fatto capire l’importanza del ruolo: “Lei ha un bel compito”), è apparso sollevato dal non doversi occupare anche del Meridione, a cui non è mai stato così sensibile.
Che Fratelli d’Italia non sarà più così granitico nella sua devozione e obbedienza a Giorgia Meloni è dimostrato anche dall’attivismo sottotraccia del ministro Lollobrigida, impegnatissimo a creare una sua corrente.
Al suo fianco, l’ex cognato d’Italia si è ritrovato “Minnie” Donzelli, caduto in disgrazia dopo le regionali in Umbria ed Emilia Romagna, a causa dei pessimi risultati raggranellati dai candidati da lui proposti.
Scavalcato nelle gerarchie da Arianna Meloni, che ha preso il timone del partito, accentrando a sé tutte le decisioni più importanti, l’ex coinquilino di Delmastro ha deciso di fare asse con “Lollo” per piantare qualche grana alle figlie di Anna Paratore.
(da Dagoreport)
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