TONINELLI SCARICA SUI SINDACI LE OPERE A RISCHIO: “OCCUPATEVI DELLA PUBBLICA INCOLUMITA'”
MA NON CACCIA UN EURO DOPO AVER ANNUNCIATO UN “PIANO STRAORDINARIO PER LA MESSA IN SICUREZZA DELLE OPERE”… IL CENSIMENTO CHE HA ORDINATO E’ SOLO UN BLUFF
La Stampa racconta oggi un’altra mirabolante iniziativa del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che ha inviato una lettera ai sindaci nell’ambito dell’annunciatissimo censimento delle opere a rischio dopo il crollo del ponte Morandi a Genova:
«Mettere in sicurezza strade e ponti più a rischio è una competenza dei Comuni».
Il ministero delle Infrastrutture non lo dice esattamente così, ma il senso del messaggio rivolto ai sindaci italiani è abbastanza chiaro: «Occupatevi al più presto della tutela della pubblica incolumità ».
Il governo dunque si sfila e i sindaci italiani protestano: «Ci lasciano con il cerino in mano. Con questo giochino tentano di scaricare su di noi tutte le responsabilità . Ci chiedono di occuparci della messa in sicurezza delle opere soltanto per evitare di trovarsi nei guai in caso di altri incidenti. A quel punto potranno dire che loro ci avevano avvisato, sperando di scamparsi ogni rischio».
Dal grande censimento ordinato dal governo pochi giorni dopo il crollo del ponte Morandi di Genova è passato poco più di un mese.
A Roma sono arrivate migliaia di schede: perizie dettagliate che ora compongono la grande mappa dell’Italia a rischio crollo.
Ci sono i punti più pericolosi, ma anche molti progetti per la risistemazione e anche le cifre di ogni singolo intervento. Mettendo insieme i dossier preparati dagli uffici tecnici comunali a tempo di record salta fuori il quadro dei guai. Per provare a rattoppare la situazione, dunque, sarebbero necessarie centinaia di milioni di euro.
Ma da Roma non sembrano intenzionati a finanziare un piano straordinario.
«Ci avevano chiesto di fare un censimento preciso nel giro di 10 giorni e già questo non faceva presagire niente di buono — sottolinea il presidente dell’Anci, Antonio Decaro -. L’ultima volta c’erano voluti cinque anni e il fatto che si sia fatto tutto così in fretta ci ha fatto venire il sospetto che non si volesse attuare un vero piano di rimessa in sicurezza delle nostre città ».
(da “NextQuotidiano”)
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