TONY EFFE, MATTEO ESSE E I FINTI MARTIRI
L’ALFA E L’OMEGA NELL’ERA DEL FINTO MARTIRIO
Tony Effe e Matteo Salvini: ovvero, l’Alfa e l’Omega nell’era del finto martirio. Da una parte il rapper che approda a un insperato successo grazie a dei testi vomitevoli che sarebbero rimasti tali senza la sollevazione delle donne del Pd, con avvenuta esclusione del reietto dal concertone di Capodanno.
Dall’altra, il leader leghista lasciato solo dagli elettori che abbandona ogni speranza di rinascita per colpa delle maledette toghe rosse: assolvendolo da accuse infamanti gli hanno fatto l’ultimo dispetto. Infatti, la lagna è un’arma a doppio taglio che ubbidisce a poche ma basilari regole. Occorre prima di tutto sapere usare ai propri fini il contesto contemporaneo basato sull’esibizionismo e dunque: a) sull’azzeramento del senso del pudore; b) vale qualsiasi sconcezza a patto che gli altri ti trovino interessante.
Per esempio, i testi vomitevoli del cantante erano conosciuti nella cerchia dei cultori della materia finché la politica indignata non li ha sventolati sui giornali rendendoli di dominio pubblico.
Per esempio, la costante nonché molesta autocommiserazione del persecutore di migranti, che si assume senza vergogna “la colpa di aver difeso i confini nazionali”, non l’ha raccolta nessuno.
Altra regola della recriminazione autocompatita consiste nel saper produrre, in automatico, solidarietà, consenso e quattrini. Nel caso del rapper, ecco l’altrui esibizionismo che coincide con la corsa alla visibilità da parte di chi pensa di non averne abbastanza. Da qui lo sdegnoso rifiuto opposto dagli altri cantanti arruolati dal Campidoglio cui ha fatto seguito l’accalcarsi anche di mezze calzette musicali, sovente scese in piazza a difesa della dignità della donna, contro la censura di versi memorabili (“Ti sputo in faccia solo per condire il sesso”, oppure: “Ti piace solamente quando divento violento”).
Mentre, duole dirlo, a favore del Salvini a piede libero si sono udite distratte parole di circostanza, se si eccettua il plauso di Elon Musk, di significato equivalente a un editto di Erode a favore dell’infanzia abbandonata.
Infine, tutto sta nella capacità di volgere a proprio vantaggio la cosiddetta persecuzione. Tony il Furbacchione ha preso l’infamia al balzo e l’ha trasformata in una esibizione al Palasport, prezzi scontati per ottomila paganti e subito “sold out”.
Il fu Capitano e attuale Capitone si culla nella speranza che l’esito del processo palermitano segni un nuovo inizio: “Da oggi siamo più forti e lo vedranno”, gorgoglia abbracciato al ministro Valditara.
(da Il Fatto Quotidiano)
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