TORINO, LA PROPOSTA DI TASSARE DI PIU’ LE CASE VUOTE DIVIDE LA CITTA’, MA E’ GIA’ REALTA IN MEZZA EUROPA
IN FRANCIA C’E’ UNA MISURA SIMILE IN VIGORE DA MOLTI ANNI E TANTE ALTRE CITTA’ STANNO SPERIMENTANDO INIZIATIVE PER RISO9LVEDERE LA CRISI ABITATIVA
E se per contrastare il caro affitti si mettessero sul mercato i milioni di case vuote che ci sono in Italia? A suggerire la soluzione sono gli attivisti di Vuoti a rendere, una campagna che mira a restituire alla comunità gli alloggi di edilizia pubblica e privata che non vengono utilizzati. A Torino, l’iniziativa è riuscita a raccogliere più di tremila firme, sfociate in una delibera di iniziativa popolare che sarà discussa in consiglio comunale. Tra le proposte più dibattute della campagna c’è quella di censire, tassare e – in ultima istanza – requisire le case sfitte e non utilizzate in città da almeno due anni. «La persistente inerzia di proprietari “censiti e diffidati”, creando costi sociali intollerabili, giustificherà sanzioni sia in ambito fiscale, sia sotto forma di restituzione dell’alloggio sfitto alla città», si legge sul sito di Vuoti a rendere. Il voto del consiglio comunale di Torino, se dovesse approvare la delibera, stabilirà le forme con cui applicare le “sanzioni”.
Come funzionano in Italia le tasse sulle case vuote
Ma come funzionano in Italia le tasse sulle case non locate? L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che le proprietà vanno indicate nel modello 730 ma non incidono sul calcolo del reddito dei fabbricati. Se l’immobile sfitto e a uso abitativo si trova nello stesso comune di residenza del proprietario, quest’ultimo non dovrà pagare l’Irpef e le addizionali comunali e regionali. Se invece la casa si trova in un altro Comune, l’immobile concorre alla formazione della base imponibile Irpef nella misura del 50%.
Il dibattito a Torino sul caro-affitti
La proposta della campagna Vuoti a rendere ha suscitato forti critiche da parte della Lega, con il capogruppo Fabrizio Ricca che parla di «esproprio proletario» e «attacco alla proprietà privata». Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, non si è espresso sulla questione, ma l’assessore al Welfare Jacopo Rosatelli – in quota Sinistra ecologista – definisce le proposte degli attivisti «un contributo importante» e fa notare che «le misure più pesanti si rivolgono solo ai proprietari di grandi quantità di alloggi sfitti, non ai proprietari di singole abitazioni». Se la delibera presentata dagli attivisti dovesse essere approvata dal consiglio comunale, Torino diventerebbe la prima grande città italiana a introdurre tasse più alte per spingere i grandi proprietari di casa a mettere sul mercato gli alloggi sfitti e contribuire a risolvere la crisi abitativa.
L’esempio della Francia
Per quanto in Italia possa suonare come qualcosa di inedito, l’idea di tassare le case vuote è diffusa da tempo in Europa. Tra i più convinti sostenitori di questa misura c’è sicuramente la Francia, dove da diversi anni è in vigore un’imposta ribattezzata «Taxe sur les logements vacants» (Tlv), ovvero «Tassa sugli alloggi sfitti». Questa imposta, si legge in un documento del governo francese, «è applicabile nelle aree urbane in cui vi è uno squilibrio significativo tra domanda e offerta di alloggi che porta a gravi carenze abitative. Queste aree hanno affitti elevati, prezzi di acquisto elevati per gli alloggi più vecchi e/o un numero elevato di domande di alloggio rispetto al numero di persone che si trasferiscono in alloggi in affitto sociale ogni anno».
La crisi abitativa che da qualche anno a questa parte interessa sempre più città in tutta Europa ha spinto molti Comuni francesi ad attivarsi per chiedere l’applicazione di questa nuova tassa sugli alloggi sfitti. Nel 2023, l’imposta era in vigore in poco più di 1.100 municipalità. Nel 2024, scrive Connexion France, il numero è schizzato a 3.697, grazie anche ad alcune modifiche legislative che hanno esteso la possibilità di applicare questa tassa anche ai comuni sotto i 50mila abitanti. I proventi di questa imposta non finiscono agli enti locali ma servono (almeno in parte) a finanziare l’agenzia nazionale Anah, che aiuta le famiglie a basso reddito a effettuare ristrutturazioni edilizie.
New York, Londra, Bruxelles
L’idea che la campagna Vuoti a rendere vorrebbe portare in Italia non è diffusa solo in Francia. Da qualche anno se ne sta iniziando a parlare anche in alcuni paesi anglosassoni, dove prende il nome di «Vacancy Tax». Presso il Senato dello stato di New York, per esempio, è stata depositata una proposta di legge che – se approvata – imporrebbe ai proprietari di alcuni alloggi sfitti di pagare una tassa equivalente all’1/1,5% del valore della casa per i primi due anni in cui rimane vuota e del 3% per tutti gli anni successivi.
Lo scorso aprile, a Londra, una delle città più colpite dal caro-affitti, è entrata in vigore una legge che aumenta le tasse comunali per le proprietà che rimangono vuote per più di un anno. Secondo i dati più recenti, dal 2017 ad oggi il numero di alloggi sfitti nella capitale inglese è cresciuto dal 73 per cento. L’amministrazione londinese stima che siano circa 34mila le abitazioni «sfitte a lungo termine», con un valore stimato complessivo di 20 miliardi di sterline.
Le troppe case vuote sono diventate un problema anche in Belgio. Al punto che nel 2023 la regione della Vallonia ha stabilito di affrontare il problema non con nuove tasse ma con vere e proprie multe. «Tenere vuoto un edificio o una parte di un edificio destinato all’edilizia abitativa costituirà d’ora in poi un’infrazione», ha spiegato Christophe Collignon, ministro vallone dell’Edilizia. La misura fa parte del piano regionale per «rafforzare la lotta contro gli alloggi sfitti» e prevede multe per i proprietari di casa dai 500 ai 12.500 euro
Il pasticcio di Toronto
Nel 2022, anche la città di Toronto ha approvato una legge per aumentare le tasse sugli alloggi sfitti ma l’implementazione è stata disastrosa. Il Comune non è stato in grado di determinare davvero quali case fossero vuote e quali no e ha recapitato decine di migliaia di fatture a cittadini che in realtà non erano davvero in possesso di un alloggio non locate. «Non abbiamo fatto un buon lavoro di comunicazione», ha ammesso Stephen Conforti, tesoriere della città canadese. La volontà politica, però, resta. E così, a ottobre del 2024, la giunta di Toronto ha proposto una riforma da 2,6 milioni di dollari per rilanciare l’idea della tassa sulle case vuote, questa volta con procedure di verifica più efficaci.
Anche Firenze rimette mano alle tasse sulla casa
Tra le città che hanno deciso di rimettere mano alle tasse sulla casa c’è anche Firenze. Ma a differenza di quanto si sta discutendo a Torino, nella città amministrata dalla sindaca Sara Funaro la decisione si deve soprattutto al fenomeno dell’overtourism. Per provare a mettere un freno all’afflusso insostenibile di turisti che ogni anno riempie le strade del capoluogo fiorentino, la giunta comunale ha annunciato che rimborserà l’Imu, ossia l’imposta sulle proprietà immobiliari, a chi toglie una casa di proprietà dal mercato degli affitti brevi, destinati quasi sempre ai turisti. Il rimborso vale solo per le abitazioni che si trovano all’interno del centro storico di Firenze, riconosciuto patrimonio mondiale dall’Unesco.
(da Open)
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