TOTI SFIDA TONINELLI SULLE GRANDI OPERE: “REFERENDUM TRA GLI ITALIANI, SE PERDO MI DIMETTO, SE PERDI TU TE NE VAI”
CONTINUA LA FARSA DELL’ESAME COSTI-BENEFICI, IL GOVERNO NON HA LE PALLE PER DECIDERE IN UN SENSO O NELL’ALTRO E ASSUMERSENE LE RESPONSABILITA’… IL PENOSO TENTATIVO DI TIRARLA ALLE LUNGHE SCOCCIA ANCHE LA APPENDINO: “FARE PRESTO”
“Facciamo un referendum su Gronda, Terzo Valico e altri cantieri che tieni bloccati nella tua penna con supponenza. Ma mettiamoci la faccia: se i cittadini diranno di sì alle grandi opere, tu metti una parte dei soldi dedicati al reddito di cittadinanza nei cantieri per accelerare i lavori e ti dimetti. Al contrario, se i cittadini voteranno per fermare i lavori, mi dimetto io seduta stante. Se ci stai, organizziamo subito il voto”. Parola del governatore della Regione Liguria Giovanni Toti che così replica al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli sulla ipotesi di far scegliere tramite referendum il futuro delle grandi opere.
A lanciare il sasso era stato Matteo Salvini, dicendosi a favore di una ipotetica consultazione popolare sul Tav, ieri a margine dell’incontro con i presidenti territoriali di Confindustria Lombardia.
Dopo il ministro è stato il turno del fronte a 5 stelle del governo. “Sicuramente i tecnici, la parte scientifica, dovranno dirci se quest’opera sta in piedi o no. Poi non è il governo che indice il referendum, per legge non lo possiamo fare, se invece i cittadini lo chiedono, non possiamo certo opporci o dire no”, ha commentato il vicepremier Luigi Di Maio all’AdnKronos, specificando che, in ogni caso, sulla Torino — Lione “non sarà il governo a decidere”.
Altrettanto possibilista il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. “Mi piace il ‘se’ con cui Salvini inizia la frase: aspettiamo l’analisi costi-benefici, vediamo l’analisi tecnico-legale, facciamo le somme. Siamo due forze politiche serie, ci siederemo ad un tavolo. Detto questo, ovviamente, come ci si può opporre ad un’istanza che deve arrivare dai cittadini nel caso in cui si chiedesse un referendum?”, ha affermato il pentastellato ai microfoni di Radio 24, ricordando l’impegno preso con gli italiani nel Contratto di governo, ossia quello di “aspettare l’analisi costi-benefici”. “Nel contratto c’è scritto una cosa chiara: ridiscutere integralmente l’opera. Dopodichè il referendum non lo chiede Salvini, non è previsto nella costituzione che un ministro chieda un referendum”, ha specificato poi alla trasmissione L’Aria che tira. Parole che hanno subito ricevuto l’appoggio leghista. “Ascoltare i cittadini, a cominciare dalle tematiche importanti per i territori e per il Paese, è sempre positivo. Bene ha fatto il ministro a valutare con attenzione quest’ipotesi”, hanno dichiarato i capigruppo del Carroccio di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.
Meno convinta che questa sia la strada adatta per porre fine al dibattito sull’alta velocità , contro la quale ancora una volta i No Tav sono scesi in piazza a Torino sabato 8 dicembre, la sindaca del capoluogo piemontese Chiara Appendino. “È prematuro parlare di referendum. C’è un dibattito in corso. Adesso l’urgenza è definire l’analisi costi-benefici che dovrebbe dirci l’utilità o meno dell’opera e l’analisi tecnico-giuridica sui costi di un’eventuale sospensione dell’opera”, ha dichiarato la prima cittadina, specificando poi che solo dopo questo quadro generale sarà possibile fare le “valutazioni politiche”.
“In questo momento è urgente che le analisi siano concluse e rese pubbliche in modo che il dibattito possa fare un passo avanti. Noi siamo un movimento che chiede e apre sempre alla partecipazione, ma un referendum deve essere fatto in un quadro informato in cui ci siano tutti gli elementi in campo e queste analisi daranno maggiori elementi di discussione — ha concluso — Quindi credo che questa scelta debba essere rinviata“.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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