“TRASFERITE IL PROCESSO AD ALTRA SEDE, DUE ALTE CARICHE DELLA PROCURA DI PAVIA HANNO RAPPORTI AMICHEVOLI CON L’IMPUTATO”: LA DENUNCIA DEI LEGALI DI YOUNS, UCCISO DALL’ASSESSORE LEGHISTA ADRIATICI
“ECCO PERCHE’ LA PROCURA SI OPPONEVA A FORNIRE LA COPIA FORENSE DEL CELLULARE DI ADRIATICI: C’ERANO SMS DI FAVORI, CONFIDENZE E APPUNTAMENTI TRA L’ASSESSORE E DUE MAGISTRATI
Trasferire il processo ad altra sede, diversa dalla procura di Pavia, dove ci sarebbe «un rapporto del tutto amichevole tra due delle più importante cariche del tribunale» all’epoca dei fatti, e Massimo Adriatici, l’ex assessore leghista alla Sicurezza di Voghera, che la sera del 20 luglio 2021 sparò e uccise il marocchino Youns El Boussettaoui.
Dieci giorni fa il pm di Pavia, Roberto Valli, ha chiuso le indagini per eccesso colposo di legittima difesa, ma gli avvocati della famiglia della vittima, Debora Piazza e Marco Romagnoli, chiedono che la procura generale di Milano, «all’esercizio dell’azione penale si attivi per la remissione del processo».
Una decisione che arriva dopo aver visionato il contenuto del cellulare dell’avvocato e politico leghista, da cui emergerebbero i rapporti di amicizia con l’allora capo reggente della procura di Pavia, Mario Venditti, e con il giudice Daniela Garlaschelli, ex presidente della sezione penale del tribunale, entrambi ancora in servizio a Pavia.
La procura si è sempre opposta alla richiesta dei legali di avere copia forense del telefono, decisione avallata dal gip Maria Cristina Lapi, che l’ha dichiarata «inammissibile».
È stata poi la Cassazione a dichiarare «del tutto legittima la richiesta dei difensori di esaminare atti e prove già acquisite dal consulente della procura». Il pm non ha consegnato il dispositivo, ma ha ammesso solo la consultazione, con gli avvocati costretti a prendere appunti a penna di quanto ritenuto rilevante.
Nel loro esposto segnalano come il 30 marzo 2021, Venditti – che mesi prima partecipa a un convegno della campagna per il candidato sindaco leghista a Legnano – chiede su whatsapp un incontro ad Adriatici. «L’ho intravista in tribunale. Se è ancora in zona può passare da me?». «Buongiorno dottore, termino l’udienza e salgo da lei!» risponde Adriatici. Non si sa quale sia l’argomento dell’incontro, ma nel pomeriggio, un medico di Pavia scrive ad Adriatici: «Mi è stato segnalato il suo numero dal signor procuratore Mario Venditti in merito alla questione della revoca di patente a carico di mia figlia. Sono a chiederle quando fosse possibile fissare un appuntamento per discutere della questione». Adriatici poi seguirà il caso.
Poco dopo è un assessore di Pavia, il leghista Pietro Trivi, a scrivere ad Adriatici. «Grazie Massimo, ho dato il tuo cellulare a Venditti che me lo ha chiesto».
In un altro sms a un collega avvocato, il 25 aprile 2021, a proposito di un’iniziativa sulla sicurezza, Adriatici scrive: «A colloquio con il dott. Venditti ci sono andato tra i primi e, dopo avergli spiegato la situazione del personale, mi sono impegnato a distaccare un agente dopo le assunzioni conseguenti al concorso che stiamo per bandire».
Gli avvocati inseriscono nell’esposto anche i messaggi che si sarebbero scambiati Adriatici e il giudice Daniela Garlaschelli, sorella del sindaco leghista di Voghera Paola Garlaschelli, fino a pochi mesi fa presidente facente funzione della sezione penale del tribunale di Pavia.
«Avvocato, mi pare giusto segnalarglielo perché è un post aperto al pubblico», scrive il giudice il 25 ottobre 2020, ad Adriatici. Viene indicato uno scritto su Facebook in cui si critica la politica di “tolleranza zero” della giunta di Voghera. «Grazie», risponde l’assessore.
Il giudice sembrerebbe informare l’avvocato, sabato 23 gennaio 2021, di un fascicolo: «Avv. buongiorno, mi scusi per le modalità di comunicazione ma sono in ufficio e ho notato che il suo procedimento (..) è prescritto». Allegato, uno «screenshot di un capo di imputazione». «Grazie, va bene, risparmio un viaggio a Pavia – risponde Adriatici -. Gentilissima come sempre».
«I colleghi mi hanno detto che lei aveva preso come praticante una delle nostre tirocinanti che si era trovata molto bene! – scriverebbe ancora il giudice -. Ora ne abbiamo un altro vogherese che avrebbe bisogno di integrare con pratica forense, lei avrebbe posto o cerchiamo altrove?». «Disponibilissimo» risponde l’assessore. E anche venti giorni dopo la tragedia, appuntano i ricorrenti che «il giudice invia su whatsapp un’immagine ad Adriatici, indecifrabile».
Gli avvocati Piazza e Romagnoli scrivono nell’esposto al procuratore generale di Milano Francesca Nanni, che «detti contatti tra l’indagato e le cariche istituzionali dovevano essere esplicitati, circostanza che non si è verificata».
E chiedono che la procura generale si attivi per trasferire il processo. Lo chiederà anche la sorella di Youns, Bahija, stamattina in un presidio davanti alla procura.
(da la Repubblica)
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