TREMONTI ELOGIA IL POSTO FISSO E SCATENA VARI MAL DI PANCIA NEL PDL
DA TREMONTI ARRIVA IL RIPUDIO DELLA MOBILITA’ E L’ELOGIO DELLA SICUREZZA E DELLA STABILITA’ DEL LAVORATORE…FINALMENTE UN MINISTRO HA DETTO QUALCOSA DI DESTRA SOCIALE….LA REAZIONE DEI REGGICANDELA DEL LIBERALISMO SELVAGGIO CHE DI FISSO VEDONO SOLO IL POSTO DI BERLUSCONI ( E IL LORO)
La mobilità e la flessibilità del lavoro non sono la soluzione ideale per il futuro del nostro Paese: lo ha detto il ministro Giulio Tremonti, nel corso di un convegno economico: “Il posto fisso è la base su cui costruire una famiglia e la stabilità del lavoro è alla base della stabilità sociale”.
In verità queste cose Tremonti le aveva già dette in passato, ma mai nella veste di ministro.
Stavolta lo ha fatto a un convegno della Bpm e ha sottolineato l’importanza del “posto fisso come valore culturale alla base della società europea, pilastro che ha consentito la realizzazione di un sistema di welfare che garantisce scuola, sanità e pensioni. Non credo che la mobilità sia di per sè un valore per una struttura come la nostra”.
Secondo Tremonti, con il posto fisso è possibile impostare vita, lavoro e famiglia, ovvero la stabilità sociale.
E ha polemizzato col modello americano: ” Altre società hanno una cifra di mobilità intrinseca, diversa da quella dei Paesi della Vecchia Europa, in cui il lavoro stabile è ancora il modello principale”. E ha concluso: “la crisi ha dimostrato che è meglio avere l’Inps e la famiglia”.
La esternazione di Tremonti ha trovato d’accordo i sindacati: Bonanni ha commentato che “oggi il problema è superare l’idea distorta della flessibilità : chi è precario e flessibile deve essere pagato di più e avere più tutele e garanzie degli altri”, la Polverini ha auspicato che questa convinzione “possa tradursi in un’azione di governo”.
Positiva la reazione anche di Confcommercio: “Il posto di lavoro fisso è un riferimento importante per poter progettare un percorso di vita”.
Potremmo ovviamente dire che finalmente dal governo si è levata una voce che ha detto qualcosa di destra sociale, dopo aver dovuto sopportare per mesi l’apologia della reazione, da Brunetta alla Gelmini, da Maroni a Sacconi. Anche se Tremonti, non dimentichiamolo, è lo stesso che nel 2003 sosteneva che ” l’Italia è il Paese con il mercato del lavoro più flessibile e moderno d’Europa”.
Diamoli atto che si può anche cambiare idea nella vita, alla luce delle nefaste conseguenze prodotte negli States dal liberalismo finanziario selvaggio. Come accade a Fini, quando qualcuno si smarca dal treno in corsa e cerca di ragionare non tanto sulla velocità dei vagoni, ma su quale stazione dirigersi, ecco che le critiche a Tremonti arrivano dai vertici del Pdl.
Proprio mentre in Parlamento si discute dei tagli della Gelmini, è evidente l’imbarazzo dei deputati di centrodestra di fronte all’ironia della sinistra: “Ma come, Tremonti elogia il posto fisso e voi mandate a casa i precari della scuola?”.
Da un lato Brunetta che dice (a parole) di voler punire i fannulloni e licenziare chi non merita e la Gelmini che vuole azzerare l’esercito dei precari, dall’altro Tremonti che spara sul mercantilismo e la globalizzazione, e spiazza tutti. Non ne esce bene neanche Sacconi, difensore accanito della flessibilità .
Lo stesso Berlusconi è preoccupato dall’attivismo del ministro dell’Economia, temendo le sue posizioni e il suo potere, in chiave di futura leadership.
Che il premier la pensi diversamente sul “posto fisso” non è mistero. Meno di un anno fa, a un convegno, disse: “vorrei che il paradigma del posto fisso fosse meno valorizzato, non è vero che senza posto fisso non si possa prevedere il futuro”.
Oddio, forse intendeva il suo di avvenire, perchè vorremmo capire come una giovane coppia di eterni precari potrebbe mai programmare una famiglia, una casa e dei figli in una situazione economica eternamente flessibile, dove oggi il lavoro lo hai e domani no.
Un conto è far di necessità virtù, gestendo una emergenza occupazionale, un altro far diventare permanente un meccanismo perverso che giova sicuramente a pochi e nuoce a molti (che chissa perchè si identificano sempre nei più deboli).
Un conto sono le contrattazioni di secondo livello e una minima flessibilità , un altro è far diventare “tutti flessibili” per rincorrere un liberalismo selvaggio modello stelle e strisce.
Non difendiamo certo la pigrizia mentale di vorrebbe il posto di lavoro a due passi da casa propria e per tutta la vita, ma c’è mobilità e mobilità .
Un conto è se a un giovane viene data la possibilità di scegliere tra lavorare nella propria provincia o a Londra, e lui sceglie la carta estera.
Un altro se la scelta di Londra è obbligata, perchè nella sua città non ci sono possibilità di lavoro.
Qualcuno nel centrodestra forse non ha ancora ben compreso un concetto peraltro molto leggibile: col voto dei possidenti, dei benestanti e dei cultori dell’annegamento dei clandestini non si è maggioranza nel Paese.
Una destra moderna non deve rincorrere le teorie capitaliste dei tagliatori di teste americani, ma calarsi nella realtà sociale europea.
Le conseguenze di certa politica reazionaria negli Usa sta determinando l’emarginazione e la povertà di milioni di persone: fatto del quale ad alcuni politici del Pdl non fotterà nulla, ma a noi sì.
E dato che noi siamo solo una voce, ma certo non isolata, visto che ci leggono più persone di quante non si colleghino con i siti ufficiali del Pdl dove si parla solo di “congiure cattocomuniste” o si dà spazio agli “spacciatori di spot”, forse un piccolo pensiero qualcuno dovrebbe incominciare a farlo. Incentivi alle imprese e veri ammortizzatori sociali sono i primi provvedimenti necessari, con denaro reale please.
Altro che giustizia e pirlate varie. Altro che sicurezza, con gli agenti lasciati con stipendi da fame. Altro che tagli alla scuola spacciati per riforme.
Occorre una visione sociale del progetto Paese, garantendo a tutti possibilità di occupazione e di crearsi un futuro.
Occorre una filosofia di Stato che non dia ancora più potere a chi ne ha già fin troppo, ma aiuti le categorie più deboli.
Nessuno vuole a ogni costo il posto fisso, ma almeno la possibilità di lavorare onestamente.
Perchè non si può vivere per decenni in emergenza senza una prospettiva, solo per permettere a qualcuno di lucrare e delocalizzare a suo piacimento. Un conto è non essere fissi, un altro passare sempre per fessi.
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