UN ALTRO SENATORE LASCIA IL PDL: “L’ESPULSIONE DI FINI E’ UN GRAVE ATTO ILLIBERALEâ€
IL SEN. ENRICO MUSSO, DOCENTE UNIV., CANDIDATO SINDACO DI GENOVA, ANIMA LIBERALE CON GRANDE SEGUITO IN CITTA’: “NON SI ESPELLE CHI DISSENTE: E’ STATO UN ATTO ILLIBERALE E UNO STRAFALCIONE ISTITUZIONALE, CONDITO DA ERRORI STATUTARI”… SI ISCRIVERA’ AL GRUPPO MISTO…”NON MI CANDIDERANNO PIU’? CONTA PIU’ LA DIGNITA’ NELLA VITA”
Giovane professore di economia all’Università di Genova, candidato sindaco del centrodestra nel 2007, eletto senatore nel 2008, Enrico Musso è una persona perbene.
Un liberale vero, con cui si può essere o meno d”accordo nelle sue posizioni spesso controcorrente, ma certamente è l’uomo più rappresentativo del Pdl tra l’opinione pubblica genovese.
Fu scelto nel 2007 come candidato sindaco contro Marta Vincenzi (Pd) perchè nessuno dei big voleva metterci la faccia, sapendo di andare incontro a una certa sconfitta.
Ma Enrico con la sua preparazione, la sua capacità , il suo volto pulito, riuscì ad arrivare a un soffio dal miracolo.
Prese diversi punti percentuali in più della somma dei partiti che lo appoggiavano.
Da quel momento, per i notabili locali è divenuto un pericolo e per questo è stato “parcheggiato” al Senato, confidando di neutralizzare così la sua ascesa.
Pur essendo in teoria il candidato in pectore per le future amministrative che si terranno tra due anni, mentre con la sua fondazione “Oltremare” Enrico cerca di dialogare con la città , il notabilato pidiellino locale gli fa la guerra da tempo.
Persino la redazione locale de “il Giornale” cerca di spingere un altro candidato.
Musso è un politico scomodo, era contrario al processo breve, ad esempio, e l’ha detto pubblicamente.
Non sempre vota secondo le indicazioni di Gasparri e Quagliariello e questo depone già a suo favore.
Prende voti anche a sinistra e questo per qualcuno è grave.
Gira per la città con la bici elettrica e per chi si sposta solo con l’auto blu è già sospetto.
Ma è soprattutto un liberale di vecchio stampo che ama il confronto e non l’intolleranza e gli intrallazzi.
Per questo motivo, qualche minuto dopo le dichiarazioni del premier su Fini e il deferimento di Granata, Bocchino e Briguglio, ha preso carta e penna dichiarando ai media che “siamo alla goccia che fa traboccare il vaso: si tratta di un atto profondamente illiberale e di uno strafalcione istituzionale, condito da gravi errori costituzionali e statutari. Un fatto di questa gravità avrebbe dovuto imporre la convocazione della direzione nazionale e successivamente del Consiglio nazionale”.
Musso ce l’ha con il metodo e con lo spirito, non accetta un partito dove non sia ammesso il dissenso, in quanto ciò è in netto contrasto coi principi liberali cui dice di ispirarsi a parole il Pdl.
Per questo intende rassegnare le dimissioni e iscriversi per adesso al gruppo misto, decisione che formalizzerà a ore.
Forse si schiererà con Fini, certamente sarà un altro voto sicuro in meno al governo nei prossimi mesi.
A un giornalista che gli faceva presente che con questo atto si gioca il futuro di senatore e di candidato sindaco tra due anni, Enrico ha risposto semplicemente “Nella vita conta di più la dignità “.
Siamo d’accordo con te, Enrico.
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