UN CEFFONE PER TRUMP
LA SCONFITTA DI ROY MOORE IN ALABAMA E’ IL SEGNALE D’ALLARME PER IL PRESIDENTE E IL SUO FANATICO IDEOLOGO BANNON
L’incredibile sconfitta del “Candidato a Cavallo”, del Repubblicano Roy Moore che correva per un seggio al Senato contro il Democratico Doug Jones è il segnale di allarme più squillante per Trump e per il suo fanatico ideologo, Steve Bannon.
Per i Repubblicani perdere l’Alabama, da oltre vent’anni lo Stato più “rosso”, il colore del Gop, dove Trump aveva incassato il 70 per cento dei voti disintegrando Hillary Clinton è il segnale che quell’aura di invincibilità , del mantello di inevitabilità del quale il Presidente si ammanta dopo la sua vittoria, si è lacerato.
L’Imperatore Donald I da ieri sera è nudo.
Questo Moore, uno sgangherato personaggio che per due volte era stato deposto dalla sua cattedra di giudice per violazioni della Costituzione, che è seguito da accuse di molestie sessuali anche da parte di ragazzine di 14 anni, che ha osato sostenere che le famiglie erano più solide fra gli schiavi nelle piantagoni, era il peggior candidato possibile per qualsiasi elezione e, in un altro Stato meno reazinario dell’Alabama, non sarebbe stato neppure presentabile.
Ma proprio qui sta l’errore colossale di valutazione compiuto da Trump e dal suo “consigliore” ideologico, Bannon.
Avere appoggiato questo impresentabile, essersi gettato senza più esitazioni dalla sua parte per dimostrare il proprio carisma, scegliendo un terreno di gioco facile come l’Alabama, è stato il prezzo che il Presidente ha pagato al proprio narcisismo, alla vanità di chi si crede capace di trasformare qualsiasi somaro in un purosangue.
L’irruzione di Trump in questa contesta strettamente locale, in una duello politico che in altri anni avrebbe mobilitato non più del 25% degli elettori ha reso nazionale il risultato e creato una risonanza che ora mette in dubbio il futuro delle maggioranza repubblicana al Senato, ridotta a un solo voto su cento e getta la propria ombra sulle elezioni legislative del novembre 2017.
La sconfitta dell’impresentbile Moore è dunque la sconfitta di Trump. E se è molto presto per dire frasi fatidiche come “il vento è cambiato”, lo schiaffone che l’Alabama ha inflitto al Presidente è il segno che l’America razionale, giovane, meglio istruita, femminile, urbanizzata, etnicamente diversa non è morta nel novembre del 2016. Trump e il suo grottesco candidato hanno svegliato “l’altra America” dal sonno.
(da “La Repubblica”)
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