UN IMMIGRATO CHE MARONI NON E’ RIUSCITO AD AFFOGARE DIVENTA PRESIDENTE DEL BOLOGNA
E’ REZART TACI, 38 ENNE ALBANESE, FUGGITO DALL’ALBANIA NEGLI ANNI ’90… CAMERIERE IN UNA PIZZERIA A NOVI LIGURE, MAI PERSO UN GIORNO DI LAVORO, NEL FRATTEMPO SI E’ LAUREATO IN INGEGNERIA A TORINO… TORNATO IN PATRIA HA FATTO SUCCESSO NELLA DISTRIBUZIONE DEL PETROLIO E ORA INVESTE 60 MILIONI DI EURO NEL BOLOGNA… SE FOSSE PER MARONI SAREBBE FINITO IN UN CENTRO DI ESPULSIONE
Si chiama Rezart Taci, 38 anni, neo presidente del Bologna calcio: ha promesso che riporterà i rossoblù ai vertici del calcio italiano, garantendo ai tifosi felsinei investimenti per 60 milioni di euro, solo il primo anno.
Sono bastate poche parole perchè un’intera città si inchinasse ai suoi piedi.
Ma al suo arrivo in Italia, negli anni ’90, chiunque avesse pronosticato questo risultato sarebbe stato preso per matto.
Perchè Taci, fuggito dall’Albania per motivi politici ed entrato come clandestino in Italia, lasciando in patria ogni bene, nella sua fuga finì a Novi Ligure, dove un ex maresciallo dei carabinieri gli diede lavoro come cameriere nella pizzeria che gestisce ancora oggi.
Taci rigò sempre dritto e finì addirittura per laurearsi in ingegneria al Politecnico di Torino.
Aveva una passione, il calcio. C’è chi assicura fosse tifoso del Milan e oggi è pure amico dell’amministratore delegato rossonero, Adriano Galliani.
In ogni caso allora non si perdeva una partita della Novese, allo stadio Girardengo, specialmente quando nella squadra biancoceleste giocava il suo connazionale Andi Meta.
A Novi strinse tante amicizie, come quella con un funzionario di banca, cliente della pizzeria, che adesso dovrebbe entrare nel consiglio di amministrazione del Bologna.
Quando le condizioni politiche lo hanno reso possibile, Taci è tornato in Albania, dove si è arricchito nel settore petrolifero, curando la distribuzione di benzina e petrolio: non a caso lo chiamano il Moratti d’Albania.
Dalla Novese, come spettatore, al Bologna come presidente, dai fangosi campi dilettantistici al palcoscenico della serie A, il passo è stato enorme, ma la favola di Taci ha trovato il lieto fine.
Ha già avvertito i tifosi: “Non mi piace perdere”.
I soldi non lo hanno cambiato: “Non aspettatevi sparate da me” (tipo quelle di tanti suoi colleghi). In pizzeria ha imparato il valore del denaro e ha mantenuto l’umiltà di allora.
Il suo ex datore di lavoro certifica che “è stato sempre educato e inappuntabile, non ha mai perso neanche un giorno di lavoro”.
Se fossero in vigore le norme attuali, Taci sarebbe stato respinto e affondato, come nelle battaglie navali: Maroni non gli avrebbe chiesto se avesse per caso diritto a fare domanda di asilo politico, lo avrebbe respinto in mare col suo barcone di disperati.
Violando le norme del diritto internazionale, poichè Taci aveva diritto all’asilo politico.
Per fortuna erano tempi in cui si usava ancora il cervello e l’Italia ha guadagnato un ottimo cameriere che ha avuto anche la forza di volontà di laurearsi, lavorando senza un giorno di assenza. Per poi fare fortuna, ritornando al suo Paese.
Ora investe pure in Italia e corona il suo sogno: fare il presidente del Bologna.
Una piccola grande rivincita di un ragazzo in gamba che non si è fatto condizionare dai pregiudizi, ma ha saputo sconfiggerli sul campo, non come chi li viola in mare aperto e poi va in Tv a rivendicare l’abbordaggio di una povera zattera di disperati.
Leave a Reply