UN ITALIANO SU DUE VORREBBE CAMBIARE VITA, UNO SU DIECI LO FARA’ A BREVE: PESA L’INSODDISFAZIONE SUL LAVORO
PRINCIPALE OBIETTIVO: COLTIVARE LA PROPRIA FELICITA’… METE PREFERITE LE CITTA’ DI MARE
Quasi un italiano su dieci – l’8%, per la precisione –, mollerà tutto e cambierà vita «a breve, al massimo entro un anno». Uno su quattro confida di farlo «sicuramente più avanti», mentre addirittura uno su due lo vorrebbe ma al momento «è solo un’idea o un sogno nel cassetto». Di conseguenza, non stupisce come solo il 9% dei nostri connazionali ammetta di trovarsi bene nella propria situazione attuale. È uno scenario contraddistinto da grande insoddisfazione professionale quello emerso da un’analisi condotta nei mesi scorsi dalla società di recruiting Hays Italia in collaborazione con la piattaforma digitale per il benessere mentale Serenis, i cui risultati sono stati resi noti mercoledì. Quasi mille le persone intervistate, solo il 28% delle quali si è detto «molto o abbastanza» soddisfatto del proprio lavoro. Viceversa il 38% ha risposto «poco o per nulla», con il restante 34% a selezionare l’opzione «mediamente».
Obiettivo felicità
Principali ragioni addotte da chi vorrebbe voltare pagina, incrementare la propria felicità (60%), migliorare la qualità della vita (57%), avere più tempo e ritmi meno frenetici (54%) e ridurre lo stress (44%): come evidente, tutti fattori profondamente legati l’un l’altro. Sotto questo profilo, il 59% dei partecipanti alla rilevazione si trasferirebbe in una città marittima, il 31% in un’isola, il 29% in montagna, il 23% in campagna e il 21% in una città d’arte. Metropoli soltanto seste a quota 20%, segno di come sia desiderio di molti lasciarsi alle spalle caos, smog e cemento. Gli obiettivi più frequenti? Avviare un’attività in proprio in un settore totalmente nuovo (32%), aprire un B&B o un agriturismo (28%) e lavorare vivendo in campagna o montagna (26%). Molti comunque anche «quelli che vorrebbero viaggiare tutto l’anno svolgendo lavori saltuari, togliersi il vestito da “colletto bianco” e diventare artista / influencer o aprire il “classico” chiringuito», si apprende.
I profili più coinvolti
Quanto poi all’identikit del tipico lavoratore che non vede l’ora di dare le dimissioni, se da un lato non sussistono particolari differenze di genere, dall’altro costui «vive principalmente da solo, ha dai 50 ai 64 anni, è un profilo tendenzialmente alto (C-level) ma coinvolge anche i giovanissimi appena entrati nel mondo del lavoro, vive in comuni molto piccoli, al di sotto di 5 mila abitanti, o medio grandi, da 100 mila a 500 mila, lavora nelle grandi aziende». Da qui «la necessità per le aziende stesse di creare dei punti di ascolto con i propri dipendenti in modo da individuare le possibili cause di insoddisfazione che spesso non dipendono solo dal lavoro in senso stretto, ma anche da fattori personali o esterni», come analizzato a commento degli esiti del report dal People & Culture Director di Hays Italia Alessio Campi.
I consigli dell’esperta
«È importante che chi decide di intraprendere una nuova strada lo faccia con consapevolezza, preparazione e supporto adeguato, per trasformare un sogno nel cassetto in una realtà sostenibile e appagante», ha raccomandato la direttrice della Formazione e psicoterapeuta di Serenis Martina Migliore. In tale ottica – ha proseguito – «è fondamentale seguire alcuni consigli». Ecco i principali
Pianificare con cura ogni aspetto del cambiamento, dalla situazione finanziaria alle nuove opportunità professionali, per ridurre i rischi di insuccesso
Cercare il sostegno di amici e familiari per mantenere la motivazione e affrontare eventuali difficoltà
Essere consapevoli delle sfide emotive e psicologiche che un cambiamento radicale comporta e lavorare su sé stessi, con l’aiuto anche di uno psicoterapeuta, per sviluppare la necessaria resilienza
Acquisire nuove competenze e conoscenze nel settore in cui si desidera entrare per aumentare le probabilità di successo
«Se possibile, inoltre – ha concluso Migliore –, è bene adottare il nuovo stile di vita in modo graduale, ad esempio con periodi di prova o progetti part-time, per valutare la fattibilità e l’adattabilità». Ne può valere ampiamente la pena. Sempre secondo gli intervistati, infatti, «solo il 6% degli amici che ha fatto il grande passo nel nuovo progetto di vita si è poi pentito, e solo il 4% è tornato indietro. Quasi tre quarti si dicono invece soddisfatti o addirittura entusiasti».
(da agenzie)
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