UN NUOVO SCANDALO SCUOTE IL PARLAMENTO EUROPEO: EURODEPUTATI SONO STATI PAGATI DA MOSCA PER DIFFONDERE LA PROPAGANDA PRO-CREMLINO, SOPRATTUTTO IN VISTA DELLE ELEZIONI DI GIUGNO
NEL MIRINO POLITICI DI SEI PAESI (NON CI SAREBBERO ITALIANI). NON SONO STATI DIFFUSI I NOMI DEGLI EURODEPUTATI, DI CERTO SONO COINVOLTI I NAZISTELLI DELL’AFD
Una rete di eurodeputati pagati per diffondere i temi forti della propaganda pro-russa a anti-Kiev all’interno del Parlamento Ue, soprattutto in vista delle elezioni di giugno. A poco più di un anno dal Qatargate, un altro scandalo rischia di scuotere l’istituzione che rappresenta direttamente i cittadini europei.
I gruppi dei Verdi e di Renew Europe hanno subito chiesto un’indagine urgente e la presidente Roberta Metsola si è già attivata per approfondire le accuse. A denunciare l’esistenza di questa rete sono stati i premier di Repubblica Ceca e Belgio (Petr Fiala e Alexander de Croo) in seguito a un’indagine congiunta dei servizi di sicurezza cechi, belgi e polacchi.
Questi ultimi hanno parlato anche di vere e proprie attività di “spionaggio” e la vicenda si aggiunge a quella che vede coinvolto il generale polacco Jaroslaw Gromadzinski, richiamato a Varsavia nei giorni scorsi e rimosso dal comando della forza multinazionale Eurocorps perché oggetto di un’inchiesta del controspionaggio militare
Tutto ruota attorno all’attività di un canale informativo: “Voice of Europe”, vale a dire “la voce dell’Europa”, che in realtà aveva come obiettivo principale quello di diffondere la voce della Russia. Dietro l’operazione ci sarebbe Viktor Medvedchuk, un oligarca ucraino vicino a Putin, evaso dai domiciliari in concomitanza con l’invasione russa del febbraio 2022, poi arrestato dagli uomini di Zelensky e successivamente consegnato a Mosca in cambio della liberazione di alcuni prigionieri ucraini.
I nomi dei politici coinvolti non sono stati resi noti, ma secondo fonti di stampa si tratterebbe di eurodeputati di almeno sei Paesi: quelli citati sono Germania, Francia, Polonia, Paesi Bassi, Belgio e Ungheria.
L’unico partito menzionato esplicitamente dai media cechi è quello dei tedeschi di Afd. Il sito “Voice of Europe” – che è stato sanzionato dalle autorità di Praga – non è accessibile da due giorni, ma sui suoi canali social e su quello di YouTube sono ancora disponibili i servizi, le interviste e le tavole rotonde – trasmesse all’interno dello stesso Parlamento europeo di Strasburgo – alle quali partecipavano prevalentemente eurodeputati dei partiti euroscettici e di estrema destra, tra cui quelli che siedono nel gruppo dei Conservatori (lo stesso di Fratelli d’Italia) e di Identità e democrazia (quello della Lega).
Soltanto un mese fa il sito aveva pubblicato un’intervista all’eurodeputato italiano Matteo Gazzini, eletto nella Lega e da poco transitato tra le fila di Forza Italia, il quale negli stessi giorni aveva partecipato anche a una tavola rotonda di “Voice of Europe”. Gazzini sosteneva che la Russia non ha invaso l’Ucraina «per ragioni imperialiste, ma per altre ragioni e noi dovremmo parlare di più di questo».
Il suo ingresso nel Ppe, avvenuto pochi mesi fa, aveva provocato malumori e scatenato resistenze all’interno del gruppo dei popolari proprio a causa delle sue prese di posizione filo-russe o comunque anti-ucraine.
Stando a quanto è filtrato finora, non ci sono notizie sul coinvolgimento di Gazzini nella presunta rete di propaganda e il diretto interessato – dopo l’esplosione dello scandalo – ha pubblicato una serie di messaggi per dire che «la mia vicinanza al popolo ucraino non è seconda a nessuno».
A ottobre “Voice of Europe” aveva invece pubblicato un’intervista all’eurodeputata Francesca Donato, pure lei eletta con la Lega e ora nella Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, molto critica nei confronti della linea Nato nei confronti della Russia. Anche nel suo caso non sono emersi elementi relativi a un coinvolgimento nella presunta rete di eurodeputati a libro paga del Cremlino.
Interessante notare che da circa un anno il sito non perdeva occasione per pubblicare notizie con toni decisamente critici nei confronti di Giorgia Meloni, la «finta populista che manda i migranti in vacanza sul Lago di Como» e che «cerca di scaricare le colpe per non essere riuscita a fermare l’immigrazione di massa».
In quella che ha tutta l’aria di essere un’operazione di legittimazione mediatica, il sito criticava la premier per la gestione dei conti pubblici, la irrideva per lo scherzo telefonico con il finto premier africano, metteva il dito nella piaga della crisi familiare con il marito Andrea Giambruno, evidenziava i suoi tentativi di convincere Viktor Orban a sostenere l’Ucraina in cambio dell’ingresso di Fidesz nel gruppo dei Conservatori e dava grande risalto al bacio sulla testa di Joe Biden durante la visita alla Casa Bianca.
(da “La Stampa”)
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