UN ROMENO UBRIACO FALCIO’ I PASSANTI: PER LA CASSAZIONE, DATO CHE SI SENTIVA “ONNIPOTENTE”, E’ SOLO OMICIDIO COLPOSO
SCONCERTANTE SENTENZA DEI GIUDICI DELLA QUARTA SEZIONE CHE ANNULLA LA LINEA DURA … NIENTE OMICIDIO VOLONTARIO PERCHE’ LO STATO DI UBRIACHEZZA INGENERA UN SENSO DI ONNIPOTENZA E L’AUTO DI GROSSA CILINDRATA INDUCE A UNA CONDOTTA DI GUIDA IMPRUDENTE
Non basta essere ubriachi al volante e falciare i passanti sul marciapiede per meritare una condanna per omicidio volontario. La Cassazione si oppone, di fatto, alla “linea dura” delle procure contro i pirati della strada e conferma una sentenza dei giudici di Salerno.
I pm salernitani, nel luglio 2008, avevano arrestato per omicidio volontario un rumeno di 24 anni che, completamente ubriaco alla guida, in pieno centro di Salerno, era finito sul marciapiede uccidendo un passante e ferendone un altro.
Poi era ripartito a tutta velocità finendo nelle vetrine di un negozio.
Ma il giudice aveva derubricato l’accusa di omicidio volontario in quella, assai più lieve, di omicidio colposo, anche se aggravato.
La Procura, seguendo la linea che vede diversi uffici inquirenti contestare l’omicidio volontario nei casi in cui l’automobilista sia sotto l’effetto di alcol o droghe, ha presentato ricorso in Cassazione. Ma i giudici della quarta sezione penale, con la sentenza 13083, non hanno condiviso la linea dura e l’interpretazione data dalla procura.
La Corte ha evidenziato il fatto che “la giovane età del conducente e la disponibilità di un veicolo di grossa cilindrata rendono evidente il quadro di un giovane spericolato ed eccitato, indotto a una condotta di guida estremamente imprudente e negligente e intesa a rimarcare agli occhi degli amici passeggeri la propria sicurezza, il predominio, la padronanza dell’auto e della strada” .
La ricostruzione dei fatti sarebbe la prova che il ragazzo “non voleva l’evento” ( ci mancherebbe anche questo).
La Corte aggiunge che è proprio “lo stato di ubriachezza che ingenera il senso di onnipotenza” e la convinzione “di non correre rischi”.
Insomma, anche se ubriacarsi e mettersi alla guida ugualmente è una scelta, le conseguenze che ne derivano sono involontarie.
La sentenza, in punta di diritto, può anche avere una propria logica se dobbiamo rispondere al quesito: il soggetto in questione ha investito volontariamente i pedoni o no? Ovvio che no, se non altro per le conseguenze penali cui sarebbe andato incontro. Nessuno pensiamo investa volontariamente un pedone.
Altra cosa se ha tenuto un comportamento preventivo idoneo a evitare di investire qualcuno.
Perchè una cosa è l’incidente da fatalità che può capitare a chiunque, altra è guidare ubriachi o sotto l’effetto di droghe, ovvero essersi posti nella condizione di non avere più il controllo della guida. Allora si promulghi una legge che, superando il concetto di volontarietà o meno, stabilisca che chi, guidando in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti, provoca la morte di qualcuno, stia in galera per 30 anni senza sconti di pena.
Altrimenti in Italia stiamo a spaccare il capello giuridico per altri 20 anni, mentre la gente crepa per strada perchè qualche coglione continua a guidare in quelle condizioni.
Quanto all’analisi sociologica e psicologica alla base della sentenza, permetteteci di sorridere.
La teoria giustificazionista porta il giudice a ritenere quasi un’attenuante che il giovane guidasse un’auto di grossa cilindrata, quasi glielo avesse ordinato il medico di non preferire una 500.
Se uno ha un’auto grossa in pratica deve essere spericolato ed eccitato? Ma chi l’ha detto? Chi l’ha detto che automaticamente induce a una guida imprudente, intesa a rimarcare agli amici passeggeri il proprio predominio?
Certo se uno è uno sfigato sarà anche così, se gli funziona il cervello non è così.
Quanto al senso di ubriachezza che ingenera onnipotenza obiettiamo: ma lo aveva obbligato qualcuno a bere a quei livelli? O è stata una sua scelta?
E allora semmai è un’aggravante, non un’attenuante. Se uno si droga e poi si mette alla guida, è colpa di chi viene investito se quell’imbecille ha guidato in quelle condizioni?
Qua si sta completamente rovesciando il concetto di “responsabilità “, condotte lesive vengono giustificate invece che riconosciute dannose per la società civile e la comunità .
Si cambino presto le leggi, ma si muti anche il sistema di approccio culturale e sociale, altrimenti non se ne esce.
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