UNA MANOVRA IN MEZZO AL GUADO
SARA’ UNA MANOVRA DA 30 MILIARDI CON IL DEFICIT AL 2,2%
Quella che Roberto Gualtieri si trova a tirare su in queste ore è una manovra in mezzo al guado. Per un governo appena nato, il provvedimento simbolo della programmazione economica è occasione irripetibile per imprimere un marchio, una svolta. Non è così per quello giallorosso.
Alla prima apparizione in tv dopo la nomina, intervistato da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su Rai3, il ministro dell’Economia lo mette in chiaro da subito: “Dobbiamo pagare il conto del Papeete”.
Al luogo simbolo dell’arrembaggio estivo di Salvini vengono dati i connotati della zavorra che condiziona gli impegni odierni: l’Italia deve saldare il conto della perdita di credibilità e delle risorse bruciate sui mercati.
Però c’è anche la volontà di uno slancio in avanti, facendo sponda con la benevolenza dell’Europa. La vulnerabilità della manovra è frutto dell’incrocio di queste due dimensioni. Nel guado maturano disegni ambiziosi, come sul green, ma anche rotture di tabù, come quello sull’aumento dell’Iva.
Alla presentazione della Nota di aggiornamento al Def – la cornice della manovra – mancano poco più di 24 ore e per la prima volta Gualtieri dà volto e significato alle operazioni che si stanno conducendo nel gran cantiere del Tesoro.
La manovra si aggirerà intorno ai 30 miliardi. Considerando che servono 23,1 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva e un altro paio di miliardi per le spese indifferibili, si capisce già come il menù sia avaro di sogni di gloria. Il conto del Papeete va collocato proprio qui.
Dove trovare 30 miliardi? Risposta: il grande serbatoio è Bruxelles. E qui Gualtieri, senza citare direttamente il numero, dà un’indicazione precisa del valore su cui il governo intende collocare il deficit.
È questo numeretto che misura la flessibilità che sarà concessa all’Italia. “Forse – dice il ministro – è meglio non dichiarare il 2,4% e poi fare il 2,04% e nel frattempo avere un’impennata dello spread. È preferibile collocarsi meglio dall’inizio per non avere turbative, è una saggia via di mezzo che noi percorreremo”.
Eccolo Gualtieri il mediatore, uno degli uomini chiave che Bruxelles ha messo a blindatura dei nuovi rapporti con Roma. Il deficit si collocherà al 2,2%: sono 11 miliardi.
La caccia alle coperture del conto del Papeete si incrocia con quelle che servono per finanziare le nuove misure. Irrompe qui la rottura del tabù sull’Iva.
La viva voce di Gualtieri apre lo spazio all’ipotesi di un aumento dell’aliquota per i beni a più alta evasione e un contestuale abbassamento di quella che grava sui beni di maggior consumo.
Certo ci saranno meccanismi di compensazione, come la possibilità di pagare di meno se si usa il bancomat invece del contante, ma il dato è che l’Iva non è più intoccabile.
Il paradosso rischia di essere questo: un governo nato con la mission di scongiurare l’aumento dell’Iva rischia di essere costretto a fare rimodulazioni o aumenti selettivi della stessa imposta per trovare le risorse necessarie.
Se ne parlerà più avanti perchè il cantiere non è giunto al termine dei lavori, ma queste dinamiche caratterizzano appieno il guado in cui si trova la manovra.
Fin qui quello che questo governo è obbligato a fare per mettere una pezza a un vaso che gli è stato consegnato rotto. Contemporaneamente, però, si lavora al tentativo di dare una discontinuità .
Insomma, un segnale bisogna pur darlo. Di elementi di continuità , tra l’altro, ce ne sono parecchi: il reddito di cittadinanza e la quota 100, così come la mini flat tax per le partite Iva restano in piedi così come ideate da Lega e 5 stelle. “Non è un governo serio quello che cambia subito le carte in tavola”, spiega il ministro dell’Economia.
Non ci saranno tagli a scuola, università e sanità . L’abolizione del superticket, battaglia cara a Leu, ci sarà ma non subito.
Gualtieri punta tutto sul taglio del cuneo fiscale e, in un’ottica più lunga, sul green. Angela Merkel ha messo 100 miliardi per il clima fino al 2030. Gualtieri posiziona l’Italia sulla scia della Germania: “Istituiremo un grande fondo alla tedesca, nell’ottica della transizione ecologica dell’economia”.
In un arco temporale più ristretto si punta a incassare una partita che vale tanto e cioè fare scorporare le spese per l’ambiente dal deficit. Gualtieri si dice ottimista.
Da buon mediatore ha annusato il nuovo clima che si respira in Europa. Passa anche da qui quella benevolenza europea che si vuole sfruttare a vantaggio dell’economia italiana.
(da “Huffingtonpost”)
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