URSULA È SUL FILO DEL RASOIO: UN’OTTANTINA DI FRANCHI TIRATORI SONO PRONTI A IMPALLINARE VON DER LEYEN (I VERDI SI CHIAMANO FUORI E I SOCIALISTI HANNO IL DENTE AVVELENATO PER LA NOMINA DI FITTO)
URSULA È APPESA AI 24 EURODEPUTATI DI FRATELLI D’ITALIA E AGLI ALTRI CONSERVATORI. BASTERANNO?… PER NOMINARE IL DEMOCRISTIANO FITTO ALLA VICEPRESIDENZA UE, LA SORA GIORGIA HA POTUTO CONTARE SULL’ASSIST DEL “PARTITO DELLE ISTITUZIONI”: MATTARELLA, PRODI E MONTI HANNO INVOCATO L’UNITÀ NAZIONALE PER IL BENE DELL’ITALIA
Non si può dire che la Commissione Von der Leyen nasca sotto buoni auspici. È fragile, incrinata da una frattura a malapena ricomposta tra Popolari, da un lato, e Socialisti e Liberali, dall’altro. E ci sono pochi dubbi che l’asse politico si sia curvato verso destra. La nomina di Fitto è destinata a lasciare qualche traccia nei nostri equilibri intern
In ogni caso, all’origine della convergenza del Pd, che ha condiviso la nomina con la destra, c’è quello che possiamo definire il “partito delle istituzioni”. È stato il presidente della Repubblica a esercitare una discreta ma sensibile pressione a favore di Raffaele Fitto.
Giorgia Meloni non è mai stata così vicina al confine di tale maggioranza, a conclusione di un percorso politico volto a ritagliare uno spazio a Fratelli d’Italia (e a una parte dei Conservatori europei) accanto all’ala destra dei Popolari.
Il “partito delle istituzioni” non è interessato a questa evoluzione della premier, ma ha sostenuto la soluzione Fitto per la buona ragione che non sarebbe logico, anzi sarebbe un atto di autolesionismo, privare l’Italia di una posizione di rilievo nella Commissione, conforme al tradizionale status del nostro Paese in Europa.
Dunque Mattarella si è esposto. Prima e dopo di lui hanno fatto lo stesso alcune figure di rilievo (“consolari” si sarebbe detto un tempo) . Ecco allora gli interventi di Mario Monti e Romano Prodi. Il “partito delle istituzioni” appunto. E in sintonia con loro alcuni rappresentanti della politica: da Pier Ferdinando Casini a Matteo Renzi e pochi altri.
Il Pd di Elly Schlein non poteva non condividere il richiamo al realismo, nel momento in cui giungeva dal Quirinale. Il prezzo pagato è un’ulteriore frattura con i 5S di Conte, quasi alla vigilia della costituente che dovrà archiviare la stagione di Grillo e dar vita a un nuovo partito.
Abbiamo così una doppia simmetria. Da una parte Conte e Salvini, i due antichi sodali nel governo giallo-verde, entrambi contrari all’intesa Von der Leyen-Fitto-Ribera (la spagnola che è stata l’altro motivo del contendere). Dall’altra parte Meloni, Tajani e, non senza sofferenza e distinguo, il Pd.
(da agenzie)
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