“VACCINARE SUBITO MIGRANTI, POVERI E CLOCHARD: LA SALUTE DEGLI INVISIBILI E’ UN BENE DI TUTTI”
L’APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI PER I DIMENTICATI DELLA CAMPAGNA VACCINALE
Invisibili per la burocrazia. Invisibili per i vaccini.
Sono italiani e stranieri, cittadini comunitari e non, rom, clochard, minori non accompagnati, occupanti o abitanti dei ghetti, vittime di tratta o del caporalato. “Invisibili” perché irregolari, senza una casa, un permesso, un documento. Eppure “fragili” per antonomasia, per identità sociale, culturale, clinica e psichica, per ghettizzazione residenziale e abitativa. Ma esclusi al momento dalla campagna vaccinale anti-Covid.
Un censimento che dia conto dei numeri esatti non esiste. E anche in questo sta la difficoltà di inserirli nella scaletta del piano nazionale per la struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo.
Gli ultimi dati Istat disponibili risalgono al 2015 e ne contano 500mila.
Ma per Salvatore Geraci, responsabile sanitario della Caritas di Roma, andrebbero aggiunti i 200mila migranti che si trovano in un limbo amministrativo, in attesa di risposta alla loro richiesta di regolarizzazione, a cui una circolare del ministero della Salute del luglio del 2020 garantisce l’iscrizione al Sistema sanitario regionale senza l’assegnazione del medico di base. O i 78mila che si trovano nelle strutture e nei centri di accoglienza. L’Istituto nazionale salute migrazioni e povertà ne stima 700 mila di “invisibili”.
A sollevare la questione nel febbraio scorso in una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza, che non ha ancora avuto seguito, erano state anche le associazioni del Tavolo immigrazione, tra cui Asgi, Caritas, Emergency e Medici senza frontiere.
Emanuela Petrona Baviera della Società italiana di medicina delle migrazioni scriveva ancora due settimane fa: “La mancata vaccinazione di una sacca così sensibile di popolazione costituisce un rischio di inficiare la buona riuscita di tutto il piano vaccinale, in un momento in cui preservare la salute del singolo coincide con preservare la salute della comunità”.
Cosa dice la legge
La copertura normativa c’è. Non solo l’articolo 32 della Costituzione e l’articolo 35 del Testo unico sull’immigrazione. È l’Aifa a specificare che “per effettuare la vaccinazione alle persone (italiane e straniere) in condizioni di fragilità sociale può essere accettato un qualsiasi documento (non necessariamente in corso di validità)” come “la tessera sanitaria Team (Tessera europea assistenza malattia), il codice Stp (Straniero temporaneamente presente) o il codice Eni (Europeo non iscritto)”. Codici che spesso vengono respinti dalle piattaforme di prenotazione regionale che non li riconoscono. “In mancanza di documenti – prosegue comunque l’Aifa – verranno registrati i dati anagrafici e l’indicazione di una eventuale ente/struttura/associazione di riferimento”.
Al momento, solo la piattaforma informatica dell’Emilia-Romagna prevede l’inserimento di questi codici. In altre Regioni, ad esempio il Friuli Venezia Giulia, si chiede lo Spid, il codice di identità digitale o, altrove, il numero di telefono cellulare certificato. “Con tali livelli – spiega Gianfranco Costanzo, direttore sanitario dell’Inmp – i cittadini stranieri non possono dunque prenotare la vaccinazione, pur avendone diritto, e nemmeno altre persone possono farlo a loro nome”
Vaccinazione a macchia di leopardo
Ma la vaccinazione procede a macchia di leopardo. In Lombardia “le Ats contatteranno le organizzazioni che si occupano dei senzatetto per chiedere il numero di persone che assistono e capire la capacità che hanno di somministrare le dosi vaccinali. Ed entro un paio di settimane arriverà la soluzione per gli irregolari” ha spiegato Marco Salmoiraghi, dirigente dell’assessorato al Welfare di Regione Lombardia. A tutti loro verrà somministrato il vaccino Johnson&Johnson perché monodose: sarà più facile renderli immuni senza bisogno di rintracciare chi non ha nemmeno un indirizzo sicuro.
A Palermo la Caritas, racconta il vicedirettore don Sergio Ciresi, “ha somministrato le prime cento vaccinazioni ai senzatetto e ora siamo al lavoro per poter garantire i vaccini agli stranieri ‘invisibili'”. Metà giugno è la data sperata. Lo stesso ha fatto la Croce Rossa, sia a Palermo che a Catania. “La Sicilia è stata la prima Regione ad autorizzare, rispettando il target degli over 60, la vaccinazione dei marginali, difficili da intercettare, senza medico curante e che difficilmente si recano negli hub” ha sottolineato il commissario di Palermo all’emergenza Renato Costa.
Ha raccontato il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che quando il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è andato in visita all’hub del capoluogo si è complimentato con la Regione proprio per la vaccinazione ai senza fissa dimora, a coloro che nemmeno sapevano di avere diritto al vaccino”.
E ancora in Calabria, a Lamezia Terme, è sempre la Caritas diocesana a prendersi cura di loro: in fila ci sono italiani, stranieri, cittadini di origine rom. È la carità, la solidarietà, il volontariato cattolico o laico a colmare i buchi dello Stato, per ora.
Nel Lazio il primo impulso lo ha dato Papa Francesco che da mesi in Vaticano sta portando avanti le vaccinazioni dei poveri. Secondo Aldo Morrone, direttore scientifico del San Gallicano che nella prima fase dell’epidemia, con Comune di Roma e Regione Lazio, ha gestito tamponi, test sierologici e quarantene per le fasce più deboli, sono 2mila i già vaccinati con Pfizer. “Draghi ha detto che è necessario vaccinare tutto il mondo – dice – È una dichiarazione molto bella, cominciamo dalle persone invisibili che stanno nelle nostre città”.
(da agenzie)
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