“VANNACCI È PEGGIO DI CASAPOUND. HO PAURA DI UNA MAGGIORANZA REAZIONARIA CHE LA PENSI COME IL GENERALE PIUTTOSTO CHE DI 4 ESTREMISTI SGANGHERATI”
GIORDANO BRUNO GUERRI TROVA “TREMENDA” L’AGGRESSIONE AL GIORNALISTA ANDREA JOLY: “NON SCIOGLIEREI ‘CASAPOUND’ MA AVREI SGOMBERATO LA SEDE OCCUPATA DI ROMA GIÀ 20 ANNI FA. SI SENTONO PIÙ IMPUNITI COL GOVERNO MELONI? NON CREDO, MA L’ATTUALE ESECUTIVO STIMOLA CERTE IMPUDICIZIE, COME QUELLA DEI GIOVANI DI FDI CHE URLANO FRASI ANTISEMITE”
«Dirò le stesse cose che ha detto ieri Gianrico Carofiglio, perché contro la violenza siamo tutti d’accordo e non ci devono essere destra e sinistra, ammesso che io sia di destra».
Giordano Bruno Guerri, 73 anni, storico, saggista e presidente del Vittoriale, trova «tremendo quando un giornalista come Andrea Joly viene picchiato mentre fa il suo lavoro. Per di più è stato pestato solo perché raccoglieva immagini e informazioni, senza neanche sapere chi fosse, e questo è ancora più grave perché non si trattano così i cittadini curiosi. È segno di una violenza indiscriminata, quando i picchiatori non dovevano temere nulla».
Ora ha senso lasciare aperti circoli come quello di Torino?
«Ha senso fino a che non violano le leggi. Non entriamo nelle questioni sul braccio alzato o sulla ricostituzione del partito fascista, perché non credo siano il problema. Se certi posti ospitano regolarmente abusi, non pagano le bollette e sono occupati illegalmente vanno penalizzati. Anche perché la politica è l’arte della conciliazione e non della violenza».
Si riferisce anche alla sede di Casa Pound a Roma, occupata da vent’anni?
«Personalmente l’avrei sgomberata vent’anni fa e andrebbe fatto subito».
Anche il movimento politico andrebbe sciolto?
«Finché non manifesta atteggiamenti aggressivi o di ricostituzione del partito fascista direi di no. Fa anche, tra virgolette, delle cose buone come attività sociali o culturali.
Non credo che vada temuto dal punto di vista ideologico perché manifesta un pensiero debole. Povero Ezra Pound, così tirato per la camicia: non sarebbe contento di avere simili adepti».
Gli estremisti di destra avvertono un senso di impunità con questo governo?
«Non credo che Casa Pound si senta più impunita ora, perché è durata con qualsiasi governo. Certamente l’attuale esecutivo stimola certe impudicizie, come quella dei giovani di FdI che tranquillamente urlano frasi antisemite. CasaPound però è ben oltre il governo Meloni».
Forse la premier non convince veramente i suoi quando lancia certi appelli?
«No, credo che proceda per gradi come ogni buon politico: prende le distanze, fa qualche provvedimento disciplinare, senza mollare una base che la segue da vent’anni prima ancora che i ragazzi di oggi nascessero».
Com’è possibile che proprio i giovani, che dovrebbero essere conservatori europei più che neofascisti, la tradiscano?
«In questi giorni sto finendo un libro su Mussolini e neanche durante il ventennio c’erano tanti fascisti. Il fascismo è un’ideologia politica precisa che erano pronti ad applicare forse in cento persone tra cui Gentile e Bottai. L’individuo veniva considerato solo come funzionale allo Stato, guerra compresa. I ragazzi di oggi non credono a questi valori. E all’epoca neppure Mussolini era fascista, ma se mai mussoliniano.
Così pure i ragazzi di oggi: adorano la mascella quadrata, la frase clamorosa, l’apparenza e l’apparato, ma non sono pronti a pagare con gioia le imposte. Poi questi giovani estremisti a parole sono una minoranza come gli ultras allo stadio, per fortuna non rappresentano la maggioranza della destra».
Eppure leader come Salvini e Vannacci sembrano solleticare gli estremisti.
«Sì, ma mi sembra una rincorsa di pura strategia politica. Salvini ha deciso di occupare uno spazio lasciato libero da Meloni, proprio perché lei è andata verso il centro. Poteva andare lui verso Forza Italia, ma non l’ha fatto. Spero che la sua manovra non abbia successo, perché se i Vannacci sono tanti altroché CasaPound. Ho più paura di un’eventuale maggioranza reazionaria come lui che di quattro estremisti sgangherata, perché quella potrebbe pesare sul paese, sulle leggi, sulla vita quotidiana».
(da agenzie)
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