VANNACCI MANDA IN TILT LA LIGA VENETA: LA POSSIBILE NOMINA DEL GENERALE COME VICESEGRETARIO DELLA LEGA AL CONGRESSO DI APRILE NON VA GIÙ ALLA COSTOLA VENETA DEL CARROCCIO, CHE BOCCIA LO SPOSTAMENTO A DESTRA DEL PARTITO E VUOLE TORNARE AI TEMI CARI AL TERRITORIO
C’È CHI MINACCIA FUORIUSCITE O MINI-SCISSIONI… MA IN VISTA DELLE REGIONALI, SENZA I VOTI GARANTITI DA ZAIA, LA LEGA RISCHIA DI VEDERE DIMEZZATI I PROPRI CONSIGLIERI. E COSI’ AVANZANO LE CANDIDATURE VICINE A VANNACCI
Il «verde Lega» che per 15 anni ha ammantato il Veneto ormai scolora. E la «Liga» in fibrillazione, impegnata in un corpo a corpo con FdI per strappare un leghista come candidato alle Regionali d’autunno combatte una battaglia per la sopravvivenza, le ultime elezioni l’hanno vista ridotta al 14,5% contro il 34% di FdI.
L’alleato-avversario comune sta indubbiamente ricompattando il partito grazie alla regia del segretario regionale Alberto Stefani, autore, peraltro, della mozione «Identità è futuro» che, in vista del congresso federale del 5 e 6 aprile a Firenze ha avuto la benedizione di Matteo Salvini e dovrebbe garantire ai veneti mano libera alle prossime Regionali sulle liste.
I malumori legati all’ala capeggiata dall’assessore regionale Roberto Marcato, la meno salviniana, non sono sopiti del tutto. E a ridar fuoco alle polveri, ora, ci si potrebbe mettere anche il «fattore Vannacci». Il generale schierato alle Europee da Salvini è in predicato per diventare vice aggiunto del segretario federale proprio al congresso federale.
Vannacci in Veneto ci è venuto da poco organizzando una visita a Venezia con tanto di toccata e fuga a Torcello con sostenitori al seguito. E qualche movimento di riallineamento in Veneto già c’è. Cartina di tornasole di una «Liga» alla ricerca di un nuovo baricentro è il consiglio regionale.
Oggi i leghisti sono 30 su 51, ma c’è la consapevolezza che salvare una quindicina di scranni sarebbe già un buon risultato alle Regionali se Luca Zaia, come pare, non potrà ricandidarsi una quarta volta. E senza le percentuali bulgare garantite dal governatore uscente non ci sarà posto per tutti nel parlamentino veneto: uno su due tornerà a casa.
E allora spuntano i primi nomi in avvicinamento al campo oltranzista del generale: Fabiano Barbisan (vicino al Vannacci-pensiero) e Stefano Valdegamberi, noto come filorusso e allergico alla cultura woke. Entrambi potrebbero essere candidati in «quota Vannacci», si dice in Laguna. Casi isolati?
Forse.
La storia dice che alla Lega veneta l’ultradestra non piace e allora su Vannacci vice federale c’è chi paventa fuoriuscite, mini scissioni: finora non è accaduto. È pur vero che in Veneto si sta imponendo una linea pragmatista incarnata da Stefani, giovane vice di Salvini in grado di risvegliare la base disillusa in «patria» e di mantenersi in equilibrio sull’ortodossia salviniana a Roma.
(da agenzie)
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