VENTI ANNI DI MILITANZA NEL MSI E NON HO NULLA DI CUI VERGOGNARMI
MA DESIDERO NON AVERE NULLA A CHE FARE CON COLORO CHE OGGI, DOPO AVERNE TRADITO L’IDENTITA’ SOCIALE PER ATTOVAGLIARSI ALLA GREPPIA DEL POTERE, LO RICORDANO SENZA VERGOGNA
Venti anni di militanza politica, di giornate a macchiarsi con l’inchiostro del ciclostile, di serate ad attaccare manifesti, di interventi alle assemblee scolastiche in contrapposizione agli esponenti di Lotta Continua, di pomeriggi passati in volantinaggi o in sede a discutere di politica, di presenza ai comizi dove sulle nostre teste volavano pietre “democratiche”.
Fino a rappresentare il Msi, a soli 29 anni, come capogruppo in consiglio provinciale a Genova, portando avanti istanze sociali, ambientaliste, culturali, rispettando le altrui opinioni e ricevendo altrettanto rispetto. Passando per la creazione di un circolo di cultura politica, un centro librario, rassegne editoriali, pulizia delle spiagge, organizzazione di concerti, confronti con altre forze politiche anche di sinistra, cene sociali con presentazioni di libri, creando comunità.
In una città egemonizzata allora dalla sinistra ufficiale del Pci e da quella extraparlamentare di Lotta Continua, poi teatro delle azioni “militari” delle Brigate Rosse.
Con corollario di molotov contro la sede del circolo e un paio di tentativi di aggressione armata che ricordo come mero dato statistico. Mai lamentato e mai chiamato in soccorso “i tutori dell’ordine” o denunciato qualcuno. Chi fa una scelta di campo ne conosce le conseguenze, rinunce comprese.
La premessa finisce qui, con una considerazione: non ho nulla di cui vergognarmi.
Come chi legittimamente ha militato nel Pci o nei gruppi extraparlamentari, ognuno seguiva i propri ideali di società, giusti o sbagliati che fossero. Chi oggi dipinge il Msi come un mero partito di nostalgici non sa di cosa parla, bisogna averlo vissuto dall’interno, conoscerne le varie anime e le pulsioni. Lo stesso errore di chi a destra, ha dipinto per anni il Pci come emanazione perenne del Cremlino.
Ma proprio perchè si chiamava Movimento “sociale” non desidero essere accomunato a coloro che in questi giorni hanno ricordato il 76° anniversario della sua nascita, ovvero a soggetti che ne hanno tradito l’identità sociale per un posto in parlamento o in qualche greppia di potere.
Il Msi non era un partito di destra conservatore, non ha mai difeso gli evasori fiscali e i poteri forti, non ha mai fatto favori al neocapitalismo d’assalto e alle lobby, non ha mai condotto guerre contro i deboli e i poveri.
Questo andrebbe ricordato, altro che “le radici profonde non gelano mai”, qualcuno si è scongelato da tempo grazie a un posto vicino a un caldo caminetto borghese.
Se qualcuno ha usato il Msi come rampa di lancio per planare su una poltrona, abbia il buon gusto di non parlare a nome di una comunità dissolta in mille rivoli.
Tanti non entrarono in una sede del Msi per affogare dei disperati o per condonare chi danneggia lo Stato non pagando le tasse.
Eravamo “un’alternativa al sistema”, non un “sistema per garantirsi una poltrona”, non dovevamo “conservare” privilegi, li combattevamo, non dovevamo accreditarci con il “vestito buono” nei salotti che contano, venivamo dai quartieri popolari e ci siamo rimasti.
Non ci interessano le nostalgie, guardiamo avanti, oggi come allora.
Leave a Reply